Pur essendo ancora difficile determinare con certezza che forma prenderà il nuovo Emirato islamico dell' Afghanistan, la Sharia sarà sicuramente la legge fondamentale dello Stato dell'Asia centrale, conosciuto anche come "la tomba degli imperi".
La Sharia, in arabo "la retta via" è un insieme di principi etico-morali non codificati , estrapolati dal Corano e dalla sunna del Profeta (discorsi e azioni compiuti da Maometto). Essa è atta a regolare i rapporti fra uomo e Dio e include regole che riguardano la giustizia criminale, il matrimonio e il divorzio, i riti e rituali religiosi e altri aspetti della vita privata e sociale. La mancata codificazione della Sharia ha fatto in modo che i Paesi arabi interpretassero e diversificassero l’applicazione dei suoi dettami in base al contesto sociale, culturale e politico della propria nazione.
Nel caso dell'Afghanistan, i Talebani si rifanno ad una versione più arcaica e tradizionalista della sharia, rifacendosi a dettami e pratiche risalenti all'Islam del VII secolo e quindi al periodo in cui visse Maometto . Tale interpretazione giustifica e sostiene, per i Talebani, l’esistenza e l’operato dell’Emirato islamico perché voluta da Dio; interpretazione intrisa anche (e non è da sottovalutare) degli usi delle tribù pashtun, l'etnia di appartenenza dei talebani.
E riguardo i diritti delle donne? Il portavoce del movimento talebano, Zabihullah Mujahid, ha risposto che esse avrebbero goduto di diritti "concessi dalla sharia". Una risposta evasiva e che determina una grande incertezza sul futuro delle afghane. Sotto il primo Emirato dei talebani (1996-2001) le donne afghane sono state sottoposte ad ogni sorta di restrizione. Costrette a de facto arresti domiciliari, bloccate dentro le mura di casa se non accompagnate da un uomo, precluse dall’accesso a istruzione e lavoro e forzate ad indossare il burqa, le donne afgane hanno subito per anni le conseguenze di una narrativa che giustificava tali soprusi in nome della sharia. Le interpretazioni più radicali – come quella talebana – si rifanno al verso 4:34 del Corano per giustificare la minore considerazione dei diritti delle donne nelle società islamiste. Il passo afferma che Gli uomini sono responsabili delle donne, perché Allah ha fatto sì che l’uno prevalga sull’altro e perché spendono i loro beni. Le buone donne sono quelle che obbediscono e custodiscono in segreto quello che Allah ha custodito. Quanto a quelle di cui temete la ribellione, ammonitele, banditele in letti separati e flagellatele. Una traduzione però controversa, che diversi studiosi ritengono poco conforme all’essenza e alla considerazione della dottrina islamica nei confronti delle donne.
Dopo la presa di Kabul e l'evacuazione dei corpi diplomatici stranieri insieme a migliaia di afghani, i Talebani si sono affrettati a tranquillizzare la comunità internazionale adottando – a parole – una politica più moderata rispetto al passato. Dichiarazioni di esponenti del comando talebano hanno annunciato che le donne potranno avere accesso all’università separata per sesso, che non saranno obbligate ad utilizzare il burqa, che non ci sarà repressione contro i dissidenti politici, accennando alla possibilità di una reinterpretazione della sharia in chiave più tollerante. Sul campo, però, le violenze continuano e il futuro dell’Afghanistan rimane ancora spaventosamente incerto. Senza contare gli interessi economici, dal petrolio alla produzione di oppio, che fanno gola a molti Stati ed organizzazioni criminali.