Sull'omologazione, sulla civiltà e su un minimo sindacale di cultura...

Sull'omologazione, sulla civiltà e su un minimo sindacale di cultura...
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Per contrastare l'omologazione,  il conformismo,  la standardizzazione,  il livellamento l'unico rimedio/antidoto efficace è la cultura: non importa essere addottorati alla Normale o alla Sorbona, ma avere un minimo di cultura, cioè essere almeno persone dalle buone letture private. Una volta un mio amico mi disse: “io la mancanza di educazione e di civiltà la scuso perché dipende dalle differenze individuali. C'è gente che capisce poco”. A mio avviso tutto dipende dall'acculturazione e le differenze individuali non sono così grandi come la classe dirigente vorrebbe far credere per giustificare il suo potere e la sua ricchezza. Quindi essendo più democratico, mi incazzo di più con la gente. Prendiamo la mia cittadina,  ovvero Pontedera.  A mio avviso c'è molto consumismo, molta omologazione. Le persone seguono modelli, schemi, miti, stili di vita, comportamenti imposti dall'alto. Ma le volte che metto piede nelle librerie sono sempre vuote e le volte che vado a comprare libri usati alla Biblioteca Comunale sono l'unico ad acquistarli, sia che ci vada di mattina sia che ci vada di pomeriggio. Qualcuno potrebbe obiettare: Pontedera è di centrosinistra, immagina come sarebbe messa se fosse di destra!  Io non lo so e personalmente sono apartitico. Però registro e osservo la realtà della mia cittadina. È vero che la maggioranza dei laureati è di centrosinistra, secondo i sondaggi. È vero che gli insegnanti e le persone che lavorano all'università sono di centrosinistra e sono le categorie socioecomiche che acquistano più libri. È vero che la cultura è a grandi linee di sinistra, ma non dipende esclusivamente dell'orientamento politico. Per mia personale esperienza se dovessi valutare le persone meno omologate, metterei le mani sul fuoco che sono gli anarchici (che sono in maggioranza apartitici e trasversali) per modo di pensare alternativo, per la ricerca di fare controinformazione,  per modo di intendere e vivere la vita. Questo lo scrivo perché a mio avviso tra comunisti e progressisti è molto diffuso il  conformismo dell'anticonformismo. E non dipende neanche dalle classi sociali. Quando mi lamentavo con qualche amico/a degli episodi di inciviltà a Pontedera qualcuno/a mi diceva che nella mia cittadina sono tutti dipendenti e girano pochi soldi. Questa concezione classista non l'ammetto. È datata, sbagliata, fuori luogo!  Tra l'altro vorrei averlo io un contratto a tempo indeterminato come operaio alla Piaggio! Le classi sociali non esistono più. Da cosa dipende allora il livello di civiltà? Se le persone impiegassero una piccola parte del loro tempo libero a leggere qualche buon libro, questo sarebbe il primo passo di un progresso civile. La civiltà e la cultura per alcuni sociologi sono sinonimi, per altri no. A mio avviso la civiltà passa proprio dall'acculturazione. Un mio nuovo amico (almeno così suppongo, forse erroneamente) mi diceva di non generalizzare riguardo all'omologazione, perché in giro c'è tanta varietà,  tanti stili di vita e cognitivi alternativi al sistema. Io gli ho ricordato che lui viveva a Pisa, dove c'erano il turismo internazionale e un'ottima università.  Quindi Pisa non faceva testo, perché era intrisa di cultura. Bisogna comunque valutare non interi gruppi di persone ma singoli individui: ci sono molte persone omologate e ignoranti di sinistra, che aspettano il primo pretesto per menare le mani, e ci sono persone di centrodestra o di destra che sono originali liberi pensatori o addirittura intellettuali. È soltanto leggendo buoni libri che si sviluppa senso critico. Inoltre c'è una fruizione culturale impensabile rispetto solo a trent'anni fa. È vero che la cultura è frammentata; è sempre più settoriale, più specialistica. È vero che non ci sono solo le due culture di Snow ma mille culture e che neanche i ricercatori dello stesso dipartimento neanche capiscono gli studi dei loro colleghi. È vero che si parla tanto di interconnessione e di interdisciplinarietà, che riestano difficilissime da realizzare. Ma oggi l'ignoranza intesa come analfabetismo di ritorno è una colpa propria, indipendentemente dal livello di istruzione e dal lavoro svolto. Non ci sono scusanti, visti tutti i mezzi e le opportunità a disposizione. Molti si giustificano con il fatto che non hanno tempo. Eppure il tempo per cazzeggiare sui social e sui siti porno lo trovano sempre! Certamente resta una grande domanda da un milione di euro: è meglio leggere pessimi o non leggere? Questo non lo so. Per tagliare la testa al toro consiglio di leggere buoni libri. Comunque il miglior antidoto contro l'omologazione è un minimo sindadale di cultura.

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