Sul (mio) niente, Piero Ciampi e Gianluca Grignani...

Sul (mio) niente, Piero Ciampi e Gianluca Grignani...
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Il cantautore Piero Ciampi scriveva: “Esisto anche io, malgrado le apparenze”. Gianluca Grignani si definiva in una sua bella canzone “il re del niente”. Io mi chiedo, tra questi due fuochi, se esisto oppure no. Potrei affermare, parafrasando Piero Ciampi, che esisto anche io, malgrado le apparenze e le essenze. Già, anche malgrado le essenze e non solo le apparenze. Quindi non esisto.  A volte cammino chilometri in mezzo alla gente e nessuno mi nota, nessuno si degna di me. Le ragazze, le donne non mi considerano minimamente,  anzi cambiano lato della strada. Se non sei minimamente piacente per loro, non esisti. Per i datori di lavoro a 51 anni suonati uno come me ormai non esiste.   Sono un estraneo nella mia città, per l'appunto la quintessenza del niente. E di cos'è fatto il niente? Solo di altro niente. Tutti dicono di voler essere presi per quello che sono realmente,  nel loro profondo. In realtà alcuni  uomini ricchi vengono considerati solo in base ai loro soldi e loro ingenuamente si illudono di essere presi per quello che sono. La stessa identica cosa accade per le persone potenti o belle. Il mondo va avanti grazie a questo tipo di equivoci e di illusioni. Se tutti guardassimo veramente in faccia la realtà,  il mondo andrebbe addirittura peggio di quello che va. Scriveva Leopardi che le illusioni sono necessarie.  Ma cosa siamo veramente? Nessuno lo sa con certezza. Cosa c'è davvero nel nostro profondo? Forse un inconscio banale e comune, fatto di piccolezze e meschinità. Oppure forse siamo tutto e niente. Siamo tutto nel niente e niente nel tutto. Siamo niente e tutto che si compenetrano. Anche la fisica ci dice che l'universo è fatto di vuoto, soprattutto di vuoto. Io sono fatto di niente. Oramai la mia vita lavorativa, sociale, sessuale è quasi inesistente,  prossima allo zero. Io sono il niente. Io sono nel niente. I miei pensieri, le mie parole, le nozioni apprese, la mia esperienza,  gli amici persi, gli amori non ricambiati, i miei sogni svaniti, i miei desideri inappagati sono niente. Sono un uomo da niente. Non valgo niente.  Io sono il niente in persona. Sono un nonnulla che alberga nel mondo.  Non essendo qualcosa, non avendo qualcuna o qualcosa io sono niente. Forse è la classica crisi esistenziale di mezza età. Forse è il classico vuoto esistenziale. Avessi qualcosa o qualcuno in cui credere! Avessi la forza e la speranza di credere in qualcosa o in qualcuno!  Chi è qualcosa e ha qualcosa però alla fine dei suoi giorni dovrà spogliarsene, restituire indietro, incontrare nudo la morte. Mi viene in mente una frase de “La ciociara” di Moravia: “Nella vita si è quello che si fa”. Io non faccio niente, anche perché nessuno mi dà da fare: non ho un ruolo. Vorrei poter ribaltare la frase di Moravia: “nella vita si fa quel che si è”. Alcuni pensano di essere. Pensano di essere dei grandi uomini e snocciolano quello che hanno fatto. Essere oggi è fare, avere, sembrare.  Ma perché cercare sempre una correlazione, addirittura un'equivalenza tra essere e avere, sembrare e  fare quando non siamo neanche certi di essere, come ci ricordava lo stesso Montale? E poi cosa bisogna fare, apparire, avere, pensare, desiderare per essere realmente? Alla fine credo che chi si pensa arrivato, chi crede di essere qualcuno è un imbecille. Dio o chi per lui lo spazzerà via con una risata... Ma io sono niente. Non penso niente. Non credo niente. Non amo quasi niente. Non ho niente. Non vivo niente.  Non è autocommiserazione. È un dato di fatto. È semplice presa di coscienza della realtà.  È puro e semplice esame di realtà.  Io sono del niente. Appartengo al niente e l'unica cosa che mi appartiene è il niente.  Eppure non sono solo perché è alla fine la condizione esistenziale di ogni occidentale.  Io non sono perché in questa società bisogna apparire, far parte, avere. Il niente è anche il vuoto che provo. È allo stesso tempo senso di vuoto e vuoto di senso. Per cosa vivo? Quali progetti ho per il mio futuro? Che cosa ho da dire? Che senso ha la mia vita? Che direzione devo dare alla mia vita? È possibile dare una svolta alla mia vita senza farmi male e fare male ai miei cari? In senso generale chi può darmi un'opportunità? Come posso crearmi un'opportunità? Come si può riempire il vuoto? Ci penso e ci ripenso. Non trovo una soluzione.  Rifletto, medito, ripercorro mentalmente la mia vita. Tutti sono pronti a dare consigli. Tutti sono maestri di vita. Tutti si improvvisano professori: devi fare e pensare questo o quello, non devi fare e non devi pensare questo o quello. Scrivo le mie cose sul web, come se fossero un messaggio in bottiglia, ma nessuno si accorgerà e aprirà quella bottiglia. E poi il mio messaggio è solo scontato, banale, quotidiano, comune. La mia è una storia di provincia qualsiasi, di ordinaria noia, alienazione, solitudine. Io non sono speciale e non ho niente di speciale. Aspetto da tempo la risposta per una collaborazione importante,  ma passa il tempo e non ne so ancora niente: un'altra occasione persa da annoverare nella mia lunga fila di fallimenti. Non so se invecchierò. Forse impazzirò. Forse scriverò lettere senza spedirle come Herzog di Bellow o scriverò biglietti della follia come Nietzsche,  senza avere però minimamente mai avuto un briciolo del genio di Nietzsche.  Sono troppo giovane per rassegnarmi completamente e troppo vecchio per fare la rivoluzione. Gli anziani mi guardano con senso di superiorità e paternalismo perché io non mi sono realizzato professionalmente e non ho messo su famiglia. I giovani mi vedono come un boomer e sembrano accusarmi. Leggo nei loro sguardi sempre la stessa domanda: “perché non parliamo del mondo di merda che voi ci avete lasciato?”

E hanno ragione. Mille volte ragione. Non abbiamo giustificazioni, né scuse. Il mondo, questo crazy world, sta andando in rovina e noi ne siamo responsabili per non aver protestato, per non esserci messi contro, per non aver dato il nostro contributo infinitesimale, per non aver fatto la nostra parte. Sì. Ma mi chiedo io: cosa si poteva davvero fare concretamente? Come si poteva cambiare il corso delle cose e degli eventi? Chi si oppone viene triturato,  schiacciato, distrutto, annichilito. Oppure, se ritenuto innocuo, compatito,  deriso, sbeffeggiato. Basta che qualcuno critichi le semplici inefficienze della cittadina in cui vivi, tra l'altro civilmente e privatamente,  per attirarsi odio e nemici e minacce di future ritorsioni  a iosa! Come costruire qualcosa insieme se nessuno vuole più far parte di niente e se i pochi ma buoni non incidono più nella realtà  all'atto pratico? Lo stesso Piero Ciampi in un suo racconto scriveva: “Nessuno conosce il nichilismo meglio di me”. Non ho naturalmente voglia di trattare del nichilismo, anche perché io lo vivo di fatto in prima persona. Una certezza ce l'ho in tutto questo bailamme che mi passa per la testa: se Dio è morto, come scriveva Nietzsche, è perché l'uomo ha voluto prendere il suo posto e alla fine è stato spodestato dal trono divino proprio dal niente.  Il nichilismo ha portato al materialismo che a sua volta ha portato il consumismo. Chi non si adegua ai dettami della società finisce fuori gioco, fuori campo: è out! La mia stessa voce vi arriva dall'oltre, da un altrove. Il nostro mondo è senz'anima e senza Dio e anche noi li abbiamo persi per strada. Anche per Giobbe i nostri giorni sulla Terra sono solo un'ombra. Anche per l'Ecclesiaste le nostre vite sono vanità di vanità. Eppure in ogni vita c'è sempre qualcosa o qualcuno che si salva. Penso alla mia famiglia, al mio carissimo amico, all'affetto del mio lagotto, alla barista cinese,  gentile e cortese  che ogni mattina mi fa il cappuccino,  alla bellezza della natura, alla stessa imprevedibilità della vita. Forse non tutto è perduto. Forse niente è perduto. L'unico modo per superare il nichilismo, sia quello filosofico che quello esistenziale, è la speranza in un futuro migliore, in un Dio che non si vede ma forse esiste. Un'esile speranza come un cespuglio spoglio e abbarbicato sull'orlo dell'abisso. Come cantava Grignani:

“Io che non esisto ma che non voglio morire

Sono il re del niente statemi a sentire”

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