L’ex ministro dell'economia Giulio Tremonti propone un ragionamento politico ed economico, discutendolo con il pubblico di Palazzo Erbisti.
L’idea alla base di Li.ve, come viene ricordato all’inizio di questo quarto incontro, è quella di dare lo stesso spazio ad autori che concepiscono una fruizione diversa di un libro. La narrativa di Mario Desiati ha delle caratteristiche e un’idea alla base che la differenziano da quella di Eshkol Nevo, e sono entrambe totalmente distanti dal genere che Cecilia Randall propone. In questo penultimo appuntamento l’attenzione si sposta sulla saggistica, sulla politica e sull’economia.
Originario di Sondrio, Giulio Tremonti è un noto politico italiano che ha svolto il ruolo di ministro dell'economia durante i governi Berlusconi I, II, III, IV. La sua decennale esperienza politica, che ha inizio nel 1983 nel Partito Socialista Italiano e che procede ancora oggi con il partito di Giorgia Meloni, lo ha portato a pubblicare “Globalizzazione. Le piaghe e la cura possibile” edito da Solferino. L’autore critica il modello economico globalista elencando una serie di problemi degli ultimi trent’anni e proponendo le sue soluzioni. L’origine di tutto viene fatta risalire al 1989.
“Lo stato, controllando il territorio, aveva il monopolio della politica e della ricchezza e ciò è andato perso con la distruzione del muro di Berlino e con il conseguente indebolimento dei confini. Su questo modello,” come sostiene Tremonti, “ha avuto origine una realtà di tipo economico-ideologico che ha portato alla creazione del nuovo ordine mondiale da parte di alcuni illuminati.”
Con quest’ultimo termine facilmente fraintendibile si intende un complesso insieme di affaristi, intellettuali e uomini di potere che avrebbero avuto interesse nella creazione di un mondo globalizzato. “Tutto questo è stato possibile anche grazie alla rete, e reso formale dal WTO di Marrakesh del 1994.”
Da qui in poi, seguendo il ragionamento dell’ex ministro, il modello si sviluppa fino ad entrare in crisi nel 2008, per poi riprendersi grazie alla massima espressione di uomo globale, ovvero l’ex presidente americano Barack Obama.
Nella seconda parte dell’intervento vengono portati alla luce i principali danni provocati dal fenomeno economico finora descritto. Tra essi si ricordano facilmente il riscaldamento globale, lo svuotamento della democrazia in favore della repubblica internazionale del denaro, la pandemia e la guerra alle porte dell’Europa.
“Tutto questo porta anche allo sviluppo di alcune concezioni allineate con la globalizzazione, una di queste è l’ideologia gender” aggiunge Tremonti. Riguardo quest’ultima affermazione resta discutibile l’accostamento di due fenomeni estranei tra loro. Affiancare la globalizzazione alla libertà sessuale, vedendo il tutto unicamente come rottura con il passato, appare insufficiente anche solo per non aver considerato le lotte contro le discriminazioni e l’aver ridotto tutto a “ideologia”.
Il disegno complessivo che si trae da tutto questo riesce però a sollevare perplessità sulla situazione economica e politica globale. Per risolvere questi problemi l’autore propone nel libro “alcune idee” per curare il fenomeno della globalizzazione, facendo riferimento anche all’”arsenale della democrazia”.
Sul finale una di queste cure possibili appare proprio il tema alla base della rassegna: “Un libro, o più in generale la cultura, attualizzandosi e facendo ben vedere le proprie radici può essere una cura?”.
Di Alessandro Bellamoli