Il governo del Sudan tiene in ostaggio un imprenditore veneto, ecco cosa fa lo Stato Italiano

Il governo del Sudan tiene in ostaggio un imprenditore veneto, ecco cosa fa lo Stato Italiano
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19 Agosto, è stata rinviata l'udienza per Marco Zennaro, imprenditore veneto, 46enne bloccato in Sudan dal 1 Aprile.

Nei giorni scorsi il 46enne, si era presentato in aula per discutere dei procedimenti civili a suo carico, in cui viene accusato di aver venduto, tramite un intermediario, una partita di trasformatori giudicati non conformi, sulla base di alcuni test effettuati in Sudan, da una ditta concorrente.

La strana procedura sembrerebbe messa in atto a causa dell'emergenza pandemica, che ha fatto saltare i normali meccanismi di certificazione.

Zennaro si era presentato in aula anche il 9 Agosto, ma per l'ennesima volta è stato tuto inconcludente, a causa del rinvio della causa, ora il 46enne riproverà a recuperare l'udienza mancata nei giorni scorsi, il 5 Settembre.

Per il momento è stato trasferito nell'ambasciata Italiana, anche se questo strano meccanismo che punta ai rinvii, sembra essere un pretesto per fare ripiombare Zennaro nelle infernali carceri sudanesi, in cui era già stato recluso, per due mesi.

Delle carceri con delle condizioni di vita disumane, alla quale il 46enne era stato sottoposto, costretto a vivere con una quarantina di altri fermati, in una stanza con un unico bagno, alla bellezza di 50 gradi centigradi, di temperatura.

Se si pensa che le accuse per truffa sono tutte cadute, e che i giudici hanno già accertato che i suoi accusatori, non avevano mai avuto nulla a che fare, con l'imprenditore veneto.

Resta il fatto che il padre dell'imprenditore, Cristiano Zennaro, che è rimasto a Khartum per due mesi, per stare vicino al figlio, riferisce di aver ricevuto continue minacce da un miliziano, imparentato con il più potente generale, facente parte del governo di transizione sudanese, che gli intimava di pagare per evitare al figlio di vivere in quelle condizioni disumane, durante la reclusione in carcere.

La famiglia ha già versato garanzie legale oltre un milione di euro, ma il tribunale ne vorrebbe altrettanti, e gli Zennaro, non hanno più liquidi da poter versare.

Vista la disperata situazione, stanno pensando alla possibilità d'ipotecare il capannone della ditta sito a Marghera, ma i tempi sarebbero comunque lunghi, pertanto ora è stato chiesto un anticipo allo Stato Italiano, che invece preferisce insistere sui canali diplomatici, con prudenza per non indispettire il governo Africano.

A Venezia gli amici della famiglia, e non solo, si sono mobilitati, con l'intenzione di sfruttare la Mostra del Cinema di Venezia, e l'imminente regata storica, indetta per il Settembre, insieme alla mostre che si terrà sempre nella stessa settimana, per sensibilizzare l'attenzione pubblica italiana e del Mondo, sulla disperata faccenda.

Intanto il Sudan insiste ad impedire il rientro in patria di Marco Zennaro, che sta subendo forti ripercussioni psicologiche a causa di questi malcapitati eventi.

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