OMOFOBIA NEL 2021: NON C’È FINE AL PEGGIO!

OMOFOBIA NEL 2021: NON C’È FINE AL PEGGIO!
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Il video dell’uomo che, il 26 febbraio, ha preso a calci e pugni – addirittura attraversando di corsa i binari di una metropolitana – una coppia gay intenta a scambiarsi effusioni, si è diffuso sui social in un tempo brevissimo. L’uomo, successivamente identificato dalla polizia, sembra essere già conosciuto dalle forze dell’ordine, che in precedenza sarebbero intervenute a causa di alcuni suoi comportamenti violenti.

Il video, in cui si evidenzia benissimo l’ira dell’uomo e l’incredulità delle due vittime, ha destato l’indignazione di migliaia di persone che, sui social, si stanno impegnando in una battaglia contro l’omofobia, ritenendo assurdo e vergognoso che, nel 2021, ancora si debba assistere a scempi del genere.

Christopher Jean Pierre Moreno, tra l’altro, una delle due vittime, è un attivista per i diritti degli omosessuali che si è rifugiato in Italia dopo che, in Nicaragua, ha subìto diverse minacce e vessazioni proprio per il suo essere gay. L’accoglienza che ha trovato in Italia, purtroppo, non è stata poi tanto diversa.

L’avvenimento è stato discusso da diversi politici, proprio nel periodo in cui la legge Zan, che deve tutelare i diritti di omosessuali, donne e disabili, sta cercando di farsi strada fino ad ottenere un’entrata in vigore ufficiale.

Secondo quanto scritto sul sito Ansa, tra le novità che la legge introdurrebbe, c’è anche il carcere con diversi periodi di detenzione a seconda della gravità degli attacchi – fisici e morali – ai danni di donne, omosessuali e disabili. Lo scorso novembre, la legge ha ottenuto il sì della Camera, ma ad oggi, a quanto pare, è ancora bloccata al Senato, a causa dei due partiti di centrodestra che tengono la situazione in stallo: Lega e Fdi.

Alessandro Zan, deputato del Pd e promotore di questa legge che prende proprio il suo nome, in seguito a quest’ultimo evento scandaloso, muove un appello, incitando i due partiti a rendersi partecipi di questa battaglia e a dimostrarsi quali partiti moderni. Quasi in risposta, arriva il tweet di Giorgia Meloni:

“Rimango scioccata davanti a questa assurda e brutale violenza a Roma a danno di un ragazzo che, dalle ricostruzioni della stampa, sarebbe stato aggredito solo perché baciava il suo compagno. Spero che il responsabile di questa vigliacca violenza la paghi: queste immagini sono indegne per un paese civile. La mia piena solidarietà al ragazzo aggredito.”

Eppure, proprio questa reazione da parte della Meloni, sembrerebbe aver infervorato ancora di più gli animi già turbolenti: molti, infatti, sui social hanno commentato questa reazione come ipocrita e vergognosa. A ben vedere, effettivamente, la Meloni era tra i manifestanti che, lo scorso luglio, si opponevano all’emanazione di una legge contro l’omofobia, affermando e sostenendo con vigore che i gay in Italia non sono affatto discriminati. Il 16 luglio, infatti, la leader di Fdi, scrive ancora su Twitter:

“In piazza Montecitorio per dire no alla proposta di legge Zan. Una legge liberticida che punta solo ad introdurre un nuovo reato d’opinione e a silenziare chi non si piega al pensiero unico. Se dico che l’utero in affitto è una barbarie, sto odiando qualcuno? No, è una battaglia che faccio per amore per difendere il diritto di un bambino ad avere un padre e una madre.”

Era chiara, quindi, la sua totale e netta avversione nei confronti di una legge che tutelasse i diritti degli omosessuali, tra cui quello sacrosanto di avere una famiglia.

Che abbia forse cambiato idea?

La speranza di Zan – e, insieme a lui, di molti altri politici che pongono l’accento sull’urgenza di avere una tale legge il prima possibile – è proprio questa, che i due partiti più ostili su questo argomento facciano finalmente un passo indietro, mostrandosi coinvolti civilmente in questa battaglia che vuole riconoscere gli omosessuali, le donne e i disabili come cittadini uguali agli altri e, di conseguenza, col diritto indiscusso di vedersi tutelati. Sui social, intanto, la battaglia continua ancora e non si fermerà fino a quando la legge Zan non vedrà ufficialmente la luce.

Anna Illiano

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