Vivo da alcuni anni a Schonhauser Allee, quartiere considerato medio-alto, situato nella parte ex comunista di Berlino oggi meta di turismo e di shopping. Palazzi di stile Ottocentesco sono visibili in diversi punti del quartiere, spesso decorati sia internamente che esternamente conferiscono un fascino senza tempo all’intera zona. Alberi alti dal tronco robusto tipici dei Paesi del nord Europa e alcuni parchi nelle vicinanze donano serenità e verde in abbondanza anche nel periodo invernale.
Negozi, ristoranti, caffè, cinema, librerie oltre alle loro normali attività, ospitano spesso eventi culturali di notevole interesse con una certa partecipazione da parte del pubblico…tutto questo fino all’anno scorso. E’ da un anno che stiamo combattendo contro un virus che, oltre ai morti, sta causando notevoli problemi sia da un punto di vista sociale che economico. Tra un lockdown ed un altro, molte tra queste attività hanno chiuso i battenti, i proprietari si sono trovati improvvisamente a non riuscire più a vendere i loro prodotti con la conseguente perdita di profitto e di tutto ciò che ne consegue. La stessa vendita online ha funzionato poco o niente per cui alcuni locali sono stati messi in affitto con scarsi risultati oppure sono stati chiusi definitivamente. Negli stessi centri commerciali sono rimasti aperti solo i supermercati e le farmacie, tutte le altre attività non considerate necessarie sono state chiuse. Una situazione, a mio avviso, molto pesante che sta avendo delle ripercussioni anche nei rapporti familiari e non solo. La chiusura delle scuole, degli asili e di gran parte degli uffici ha avuto un impatto negativo sia sui bambini che sui loro genitori, costretti a studiare e a lavorare in case spesso piccole senza potersi relazionare con i loro coetanei o colleghi di lavoro. I più piccoli ma anche gli adolescenti non possono invitare i loro compagni di scuola e gli unici mezzi che hanno a disposizione per comunicare o “vedersi” sono il computer e il cellulare che, comunque, non sostituiscono la presenza dei loro amici. Nei più piccoli lo sconforto sta assumendo aspetti drammatici alcuni passano ore davanti alla finestra guardando fuori.
Mi chiedo spesso a cosa pensino e a quando riusciranno finalmente a correre e a giocare nei parchi con gli altri bambini. Tra i coniugi le cose non vanno meglio, secondo un recente studio sono aumentati i litigi e le violenze domestiche causati soprattutto dalla perdita del lavoro e dalla mancanza di soldi, dalla depressione crescente fino all’abuso di alcool. Fattori, questi che minano uno dei pilastri della società come la famiglia e che portano a disgregazione e a disagio sociale. Chi non riesce più a sopportare la propria situazione familiare ed ha problemi di dipendenze si rannicchia su una panchina a bere o va in giro a chiedere soldi, quando ne ha la forza, per poter acquistare birra o quant’altro.
Nell’ultimo anno l’alcolismo è aumentato in modo spaventoso non soltanto tra gli adulti ma anche tra i giovani. Vedo queste anime completamente smarrite dormire sotto i ponti delle metropolitane, al freddo e senza mangiare, persone che hanno perso la voglia di vivere e di combattere. Spesso la notte sento i loro discorsi privi di senso urlati al vento, gente che fino a poco tempo prima aveva un lavoro, una famiglia e che ha perso tutto senza capirne il perché. Coloro che non bevono chiedono qualcosa da mangiare soprattutto per i loro figli, o rovistano nei cassonetti dell’immondizia nella speranza di trovare qualcosa.
Gli aiuti da parte degli enti non mancano ma la criticità della situazione è notevole e nessuno sa quando finirà. C’è paura tra le persone che camminano per strada, incertezza riguardo al futuro, senso di impotenza perché non si sa bene cosa fare. Strade quasi vuote e buie, saracinesche abbassate e mascherine sparse per terra, questa è ora la nostra vita a Schonhauser Allee.
Michela Buono