Siamo davvero evoluti?

Siamo davvero evoluti?
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Per Pasolini bisognava fare una netta distinzione tra sviluppo e progresso. Per il poeta la civiltà dei consumi produceva beni superflui (sviluppo) e non beni necessari (vero progresso per Pasolini). Quindi l'unica forma di progresso avvenuta sarebbe quella scientifica e non quella socio-economica. I poveri non hanno ancora beni necessari. Si pensi ai morti di fame in Africa. La stessa nostra società occidentale, apparentemente così evoluta, deve tutelare quel poco che rimane della civiltà contadina, se non vuole autodistruggersi. Deve tutelare per quanto possibile la biodiversità: deve tutelare le razze autoctone animali, i prodotti enogastronomici dimenticati, gli antichi vitigni, gli ortaggi e le piante di un tempo. Deve anche saper preservare il paesaggio. Altrimenti le generazioni future saranno sempre più polli di allevamento. Non vorrei dilungarmi troppo sul fatto che l'inquinamento sta distruggendo il pianeta. L'impatto ambientale è devastante in questa epoca geologica, chiamata Antropocene. Inoltre  forse siamo meno umani perché siamo meno umanisti. Nel recente novecento nazionalismi, ideologie scellerate, scienza (ci si ricordi ad esempio della bomba atomica) e tecnica (penso alla industria bellica) hanno fatto milioni di morti. Centinaia di anni fa non c'era tutto questo spargimento di sangue. È forse una generalizzazione indebita dire che secoli fa eravamo più umani? Attualmente non ci sono più guerre mondiali, ma ci sono sempre molte guerre nel mondo e anche il terrorismo. L'uomo è sempre stato intrinsecamente crudele. La biologia della violenza è rimasta uguale: l'encefalo, gli ormoni,  i geni umani  sono rimasti gli stessi . Ma oggi forse l'uomo si contraddistingue per una maggiore distruttività e per una maggior capacità autodistruttiva: sottolineo il forse. Fromm in “Anatomia della distruttività umana” scrive che l’ “aggressività benigna” è quella necessaria per la sopravvivenza ed è quindi biofila. Invece l’ “aggressività maligna” è quella ad esempio del sadico, finalizzata al piacere di opprimere l’altro, ed è necrofila. Secondo Fromm la competizione esasperata, la ricerca ossessiva di produttività, le frustrazioni della società hanno aumentato la distruttività umana. L’uomo in fondo è l’unico primate che non uccide i propri simili per sopravvivenza ma per altri motivi.  Questo non solo perché oggi ci sono la bomba atomica e armi più sofisticate, ma anche perché l'unico modo per risolvere i problemi sembra essere quello scientifico-tecnologico. In fondo viene da chiedersi se era necessario sganciare le bombe atomiche da parte degli americani. Secondo molti storici e molti generali dell'esercito americano del tempo non era necessario per vincere la seconda guerra mondiale. Nel 1945 la marina, l'aeronautica e l'esercito giapponesi erano già deboli. Gli Stati Uniti, l'Inghilterra, la Russia erano più forti delle potenze nemiche. Scrive  il fisico  Vincenzo Barone in "Albert Einstein, il costruttore di universi" che la Germania non possedeva la bomba atomica, quando fu sganciata la bomba. L'oncologo Umberto Veronesi in "Fede, scienza e futuro dell'uomo" dichiarò che "la bomba poteva essere fatta esplodere in un luogo disabitato o su una struttura militare per far capire quale era la forza distruttrice che era stata liberata" (pagina 61). Quei duecentomila morti potevano essere evitati. Questo secondo gli esperti. Talvolta la tecnologia e la scienza non portano buoni consigli. Molto probabilmente anche secoli fa monarchi sanguinari e necrofili avrebbero usato la bomba atomica, se ce l'avessero avuta. Il problema della civiltà odierna è che la bomba atomica l'hanno sganciata dei governanti democratici e non folli: delle persone "normali". Come porre rimedio a questo stato di cose? Difficile dirlo. Come giungere a una palingenesi? C'è bisogno di un nuovo umanesimo o di una nuova religiosità? Il premio Nobel Renato Dulbecco in "Scienza e società di oggi" denunciava l'oscurità del linguaggio scientifico per i non addetti, la difficoltà di stabilire limiti etici alla scienza, la distanza tra opinione pubblica e comunità scientifica.

La cultura per come la si intendeva un tempo non fa più notizia. Forse l'umanesimo, anche quello più moderno, è considerato noioso, soporifero, inutile. Di sicuro almeno in Italia non è incisivo, non fa presa sulla realtà. Probabilmente, almeno qui in Italia, i programmi scolastici non funzionano adeguatamente per plasmare una coscienza critica e una nuova formazione culturale. Ognuno dovrebbe riflettere di più su come va il mondo, dovrebbe pensare di più.  Forse l'unica speranza sta nei giovani di Friday for Future per risolvere problemi, ad esempio come l'emergenza climatica. Come ha scritto Luca Mercalli la crescita infinita è impossibile. Questo pianeta ha delle risorse limitate e bisognerebbe abbracciare tutti l'ecologia per salvaguardare il nostro ambiente. Ci vorrebbe comunque una maggiore etica della responsabilità da parte dei governanti di tutto il mondo, che invece si rivelano spesso miopi.

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