Poeti, Wikipedia, Google Trends, gloria postuma, posteri, etc etc...

Poeti, Wikipedia, Google Trends, gloria postuma,  posteri, etc etc...
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Il problema per molti autori è come apparire su Wikipedia per avere presunti benefici editoriali, per avere più visibilità mediatica, per avere gloria postuma, una volta morti. Ma il problema per i collaboratori di Wikipedia è come frenare l'invasione di scrittori e poeti, spesso presunti tali. La questione è che ci sono troppi autori non enciclopedici, che però attualmente sono "enciclopedizzati".  Gli enciclopedisti dovrebbero essere autorevoli, competenti, neutrali e sempre secondo Wikipedia non dovrebbero scrivere "voci promozionali ". Il fatto è che questi requisiti spesso non vengono soddisfatti. Su Wikipedia può scrivere chiunque e naturalmente ci sono pro e contro.  Come ha scritto la valente giornalista Guia Soncini spesso, se si è vip o un poco autorevoli, si può scrivere la propria voce enciclopedica indisturbati. Se ciò non accade spesso la voce la scrivono persone care, parenti o amici dell'autore. Alla faccia della neutralità! Insomma a differenza di ciò che dicono altri il problema maggiore di Wikipedia non è il fatto che sia troppo esclusiva ma al contrario troppo inclusiva e questo rovinerebbe l'attendibilità dell'enciclopedia libera, oltre al fatto che oggi è sempre più un miraggio il sapere enciclopedico, l'enciclopedismo. Stando così le cose, ci sono anche autori memorabili che non considerano credibile Wikipedia e non ci tengono ad apparire tra le voci. Insomma ne fanno volentieri a meno di essere ricordati in quel modo oppure ritengono di non averne bisogno. La stessa Wikipedia comprende autori non memorabili e rivela l'assenza di altrettanti memorabili. Queste non sono pecche di poco conto.  Ma veniamo in teoria alle regole di Wikipedia per quanto riguarda ogni  autore:

  1. "ha pubblicato almeno tre libri con case editrici che non producano prevalentemente scritti di esordienti o pagati dagli autori stessi;
  2. è presente con i suoi scritti sui principali circuiti distributivi[1] e in almeno una catena di librerie[2], oppure la casa editrice con cui ha pubblicato, anche se non massicciamente presente nei circuiti commerciali, è tuttavia una casa editrice di grande rilevanza storica o di riconosciuta autorevolezza nel proprio settore;
  3. un suo testo ha vinto premi di rilievo nazionale o internazionale, oppure ha ricevuto autorevoli recensioni da parte di critici su periodici a diffusione nazionale".



Di solito a ben vedere molti dei poeti del ventesimo secolo e del ventunesimo secolo enciclopedizzati da Wikipedia non sono memorabili. Ma il fatto è che neanche soddisfano spesso i requisiti richiesti (che sarebbero già in sé opinabili e discutibili). Spesso chi deve verificare lascia fare, molto probabilmente perché si tratta di autori vecchi o deceduti. In effetti riconosco che è un poco antipatico depennare, cancellare un autore scomparso. Poi se consideriamo i tanti personaggi televisivi che scrivono libri di pessima qualità ebbene molti di essi secondo questi criteri di enciclopedicità sarebbero da considerare a tutti gli effetti scrittori. Ora tutti hanno bisogno di un editor. Ma molti vip si avvalgono anche dell'uso massiccio di ghost writer.  Insomma oggi molti si improvvisano scrittori con il risultato che i vip vendono i loro libri a differenza dei veri scrittori. Non parliamo poi della poesia, che versa in uno stato comatoso. Essere su Wikipedia non è assolutamente garanzia di appartenere alla crema della crema né di essere memorabili. Spesso gli autori si rincuorano facendo egosurfing e traggono giovamento dai risultati di Google. Ma basta fare una piccola verifica con Google Trends. Basta digitare i nomi dei più grandi poeti italiani viventi per scoprire che nessuno o pochissimi li cercano su Google; semplicemente non sono di moda, non fanno tendenza, non destano interesse nella popolazione. Se  facciamo ricerche su Google Trends anche  su autori minori, che però sono "prezzemolini" su blog e riviste letterarie online ci accorgiamo che per la popolazione sono dei carneadi assoluti e che si possono godere perfettamente l'anonimato. Insomma non solo carmina dan't panem, ma oggi non danno neanche un minimo di notorietà, se non nella comunità letteraria, in cui tutti aspiranti, sedicenti, effettivi autori si conoscono almeno virtualmente, di vista o per sentito dire. Resterebbe la gloria postuma data dagli italianisti, che antologizzano. Ma anche qui che cosa resterà? Se tutto va bene ed è già difficile, a meno che uno sia un genio immenso, uno può diventare un minore. Vuol dire che qualche laureando, qualche dottorando, qualche studioso lo citerà in qualche tesi o in qualche saggio, che dopo qualche mese o dopo qualche anno finirà al macero. Sarà ricordato solo da una esigua minoranza di studiosi e/o di appassionati. Qualcuno diventerà una gloria locale per il suo paesello e gli verrà intitolata una via, una piazza, un edificio per il giubilo dei parenti. Ma la stragrande maggioranza dei suoi concittadini non leggerà mai non dico un suo libro ma neanche una sua poesia. E allora che cosa resterà? Resterà la nomea di poeta o scrittore nel ristretto ambito del paesello. In fondo riflettiamoci un poco: che cosa resta di grandi personaggi televisivi scomparsi? Prendiamo uno dei più recenti, ovvero Alberto Castagna. Ma prendiamo anche Corrado o Gigi Sabani.  Le quindicenni e neanche le ventenni italiane non ne sanno niente. Eppure le loro madri veneravano un tempo questi personaggi! Questi vip ormai scomparsi li rivediamo ogni tanto grazie alle Teche della RAI e di Mediaset. Ma sono piccoli passaggi televisivi che non lasciano traccia. Oggi ormai non si conserva più memoria di niente. Tutto passa in fretta. Tutto passa. Niente resta. Non parliamo poi della poesia contemporanea che non dà successo, non dà fama nazionalpopolare. Non esiste nemmeno un gossip poetico. Nessuno si cura di poeti o poetesse. Nessuno scandalo può travolgerli perché non interessano il grande pubblico. Nel 1968 venne condannato per aver plagiato un minorenne Braibanti. Quindi ci fu Massimo Carlotto che venne accusato ingiustamente di omicidio e poi ottenne la grazia. Più recentemente lo scrittore di gialli Marco Eletti è stato arrestato con l'accusa di aver ucciso il padre. Oggi non sono di solito gli scrittori che diventano assassini, ma al contrario sono gli assassini che diventano scrittori, come Pietro Maso e altri. Ma di solito poeti e scrittori sono persone tranquille, non assurgono mai agli onori della cronaca. Insomma per quel che riguarda la gloria come scriveva il poeta Roversi in una sua famosa canzone: "Voi che li avete girati nei giradischi e gridati/ Voi che li avete ascoltati e aspettati, bruciati e poi scordati/ Voi dovete insegnarci con tutte le cose non solo a parole/ Chi erano mai questi Beatles, ma chi erano mai questi Beatles? ". Se non si è professori universitari o autori Einaudi, Mondadori, etc molto meglio allora invocare il sacrosanto diritto all'oblio. I più furbi, diciamocelo chiaramente,  sono quegli autori che usano quel poco di arte, vera o presunta che hanno, per scoparsi aspiranti poetesse, presunte scrittrici, autrici in cerca di altrettanta gloria, con cui condividere gioie,  dolori, illusioni e delusioni  della loro passione comune per non sentirsi soli, incompresi. Il poeta Lorenzo Mullon ricordava sempre ciò che gli disse la grande Alda Merini, ovvero che il sottobosco della poesia è terribile. Aggiungo io che l'intero mondo della poesia italiana non è da meno: una mia amica poetessa emiliana un tempo mi diceva che ci sono poeti, critici che fanno mani morte senza problemi e aspiranti autrici che si offrono senza difficoltà per emergere. Insomma anche nel piccolo mondo squattrinato della poesia, che io peraltro non ho mai frequentato di persona, esisterebbero i favori sessuali. In definitiva il richiamo irresistibile dell'orgasmo avrebbe la meglio sulla paura della morte e su come vincerla.  Ma andiamo oltre.  Ci sono autori che invece di fare tesoro delle critiche negative si autoconvincono di essere i migliori per qualche commento benevolo. Insomma come nella canzone di Ron "raccontare dei successi e dei fischi non parlarne mai". Ma a onor del vero le stroncature sono rare, a meno che non sia una faccenda personale o non si abbia un orientamento politico diverso da quello della maggioranza dei letterati, ovvero sinistrorso. So di autori illeggibili e di altrettante autrici tali che non sono mai stati stroncati perché sono conformisti, di sinistra, scimmiottano  le mode letterarie del momento e magari hanno una laurea in lettere. Ma i poeti e le poetesse soprattutto spiccano per quello che Dario Bellezza chiamava "l'orgoglio luciferino". Anzi spesso spiccano per la presunzione. Molti non si fanno mai un minimo di autocritica. Le loro frustrazioni e i loro complessi si tramutano secondo la legge di Adler in smania di grandezza. Tutti ricordano del premio vinto, anche se di scarsa o nulla importanza. Oppure delle lodi sperticate che hanno fatto loro in via del tutto privata questo o quel critico famoso più per quieto vivere e per cordialità che per altro. Ma io mi chiedo: perché affannarsi tanto per lasciare una traccia, per lasciare memoria di sé? Come recita un proverbio thailandese: "Non importa quanto tu possa essere grande, sei sempre più piccolo della tua bara". Per quel che mi riguarda preferisco di gran lunga i postumi di una sbornia alla gloria postuma. La questione non è se uno sia degno di essere ricordato o meno. Il problema è che questo mondo attuale e molto probabilmente neanche quello futuro dei posteri saranno più capaci di ricordare. E poi i posteri leggeranno ancora poesia? E ancora i posteri saranno degni dei nostri lasciti? E poi sorge spontaneo un interrogativo: da chi essere ricordati? Meglio da pochi e buoni oppure invece cercare di arrivare a tutti? A mio avviso sono due imprese altrettanto ardue: difficile trovare i buoni in futuro probabilmente visto il declino dell'umanesimo moderno e quasi impossibile arrivare a tutti.  Non sappiamo come saranno i nostri posteri e non vedo perché bisogna lasciare loro il nostro messaggio in bottiglia o il nostro testamento spirituale, dato che molto probabilmente non se ne faranno di niente. Il problema spinoso di chi si sente incompreso dai contemporanei è di affidarsi ai posteri, che probabilmente potrebbero essere peggiori (perché nutrire speranze nei confronti dell'umanità futura?). Questo mondo non è nemmeno che soffra di amnesia, ma non ha più in alcun modo come valore la memoria. Essere poeti o scrittori per l'illusione di essere ricordati è uno sforzo vano. Bisogna infine vedere se tra qualche decennio ci sarà ancora l'umanità o il mondo. Insomma i posteri saranno dormienti per dirla alla Eraclito, ammesso e non concesso che domani ci siano sempre.

Come scriveva in una sua bellissima poesia Vivian Lamarque: "Siamo poeti/ vogliateci bene da vivi di più/ da morti di meno/ che tanto non lo sapremo". Il modo migliore per volere bene a un poeta è considerarlo da vivo. Inutile ricordarlo da morto, che tanto lui sarà morto e forse anche l'intera umanità! In fondo a cosa serve un ricordo? È solo vanagloria per chi scrive. È solo retorica per chi finge di ricordare.

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