Sulla comunione dei vivi e dei morti...

Sulla comunione dei vivi e dei morti...
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I morti ne sanno più di noi? I morti ne sanno più dei vivi? I morti sanno cos'è la morte e com'è l'aldilà,  ammesso e non concesso che esista l'aldilà: questo crediamo in genere. Come diciamo in Toscana, i morti hanno già fatto il grande passo.  Abbiamo la sensazione, quando muore una persona che conosciamo, che in quel momento sappia tutto di noi: i nostri peccati, i nostri limiti, i nostri vizi, le nostre tare, le nostre debolezze, i nostri segreti inconfessabili.  Alcuni dicono di sentire un soffio sul viso, appena percettibile, magari in una stanza chiusa senza spifferi, e pensano che sia la presenza della persona cara passata a miglior vita. Nell'Ecclesiaste c'è scritto che i morti non sanno nulla. Dante nell'incontro con Farinata degli Uberti ci fa sapere che  i dannati vedono nel futuro, ma non sanno nulla del presente. Dialogando con Cacciaguida Dante riesce a sapere che i beati sanno tutto, sono onniscienti, quindi conoscono anche passato, presente e futuro tramite la grazia divina. I beati per Dante possono leggere anche i pensieri dei vivi. I medium che dicono di parlare con i morti ci fanno credere che costoro sappiano tutto di noi e del mondo terreno.  Ma su 1000 medium ce n'è soltanto uno veramente sensitivo, ammesso e non concesso che esista il sesto senso, e poi non confondiamo la religiosità autentica con la superstizione e l'esoterismo… La psicologia tratta il tema dell'elaborazione del lutto, di come superare una perdita e non si avventura oltre. Molti anni fa ho letto un libro di testimonianze di persone che avevano vissuto un'esperienza pre-morte. Alcuni dicevano di aver visto l'inferno, altri Cristo, altri una luce in fondo a un tunnel. Alcuni dichiaravano di aver visto in pochi istanti tutti i momenti salienti della loro vita. Alcuni dicevano che prima di staccarsi dal corpo avevano visto e sentito in quegli istanti quello che facevano e dicevano le persone che erano loro accanto. Chi prova un'esperienza pre-morte, che sia positiva o negativa, diventa una persona nuova, si considera più consapevole, di solito cambia in meglio la propria vita.  Ma rimane il mistero, oltre al fatto che queste testimonianze possano essere veritiere e attendibili o meno;  resta la domanda: i morti ne sanno più di noi?  A ogni modo noi  preghiamo per i nostri defunti, chiediamo nei momenti difficili anche una loro intercessione. Molti pregano i santi; si pensi agli ex voto, ma si pensi anche agli angeli custodi, secondo alcuni nostri cari defunti. I morti quindi secondo il cattolicesimo odierno ci possono aiutare e noi possiamo aiutare loro, pregando per loro. “In Cristo c’è una misteriosa solidarietà tra quanti sono passati all’altra vita e noi pellegrini in questa: i nostri cari defunti, dal cielo continuano a prendersi cura di noi”. A dichiararlo  è stato Papa Francesco, durante un’udienza del 2021. I morti ne sanno più di noi? E se I morti ne sapessero quanto noi?  Questa ipotesi viene scartata a priori,  perché supponiamo che, essendo nell'aldilà,  accrescano la loro conoscenza. Ma potrebbero anche essere nel nulla e quindi non sapere nulla. Potrebbero anche non saperne più nulla di noi e del nostro mondo, essendo in un altro metaverso o in una dimensione parallela. Noi supponiamo però che esistano ancora nel regno dell'invisibile, in un aldilà immateriale. Supponiamo anche che ci vedano e che ci ascoltino. È una sensazione arcaica e universale oppure dipende dal  nostro cristianesimo, di cui siamo tutti intrisi qui in Italia, che ce lo fa supporre? Il grande poeta Raboni scrive: “Così c'è chi ignora e chi ha nel cuore la comunione dei vivi e dei morti”. Grazie allo sviluppo della corteccia prefrontale il genere umano è giunto all'opponibilità del pollice e al culto dei morti, requisiti primari e indispensabili per il progresso e la civilizzazione. Ma cosa ci dice il cattolicesimo in merito al rapporto tra vivi e morti? Per la religione cattolica esiste la comunione dei santi, ovvero i vivi e i morti sono uniti nella fede in Cristo e in Dio. La comunione dei santi è intercessione reciproca: noi possiamo pregare per i morti, i defunti possono aiutarci a superare malattia e avversità: la comunione dei santi è un concetto cardine del cristianesimo, a cui molti cattolici credono senza saperne il nome. Si fanno messe in memoria dei defunti. Si va sulle tombe dei cari a dialogare con loro, a chiedere aiuto, a ricordarli, a piangere la loro assenza:  Foscolo la chiamò “corrispondenza d'amorosi sensi”. Allora i  morti ne sanno più di noi? Da un punto di vista esistenziale, ontologico, metafisico non abbiamo certezze assolute a riguardo: solo convinzioni religiose, più o meno radicate e profonde.  Anzi per dirla alla Montale: “ed io non so più chi va e chi resta”. Questo verso potremmo interpretarlo non solo riprendendo i temi montaliani del varco e della memoria ma come ignoranza, e quindi completa apertura al dubbio, nei confronti della vera vita. Insomma viene da chiedersi: qual è la vera vita? L'aldiqua o l'aldilà? In definitiva chi sono i morti e chi i vivi?

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