Quel Qualcosa o Qualcuno che forse ci trascende...

Quel Qualcosa o Qualcuno che forse ci trascende...
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Tutti vorremmo essere presi e amati per quello che siamo. La massima aspirazione di ognuno sarebbe quella di essere amato per quello che è. In realtà oggi se si è amati, si è amati per quello che si ha o per come si appare. Oh certo molti uomini arrivati pensano di essere amati per quello che sono. Ma se avessero tutte le sventure di Giobbe, si ritroverebbero soli, senza nessuno. La storia di Amore e Psiche è lontanissima dalla realtà di oggi. E d'altra parte cosa siamo? E poi siamo? Siamo il nostro Sé sfuggente e inattingibile nel profondo? Siamo i nostri pensieri frammentari? Siamo le nostre associazioni mentali casuali? Siamo le nostre fantasie più segrete? Siamo i nostri complessi, le nostre frustrazioni, i nostri sogni non realizzati? Siamo il nostro combattimento interiore e incessante? E poi quello che siamo, quello che pensiamo, quello che desideriamo è veramente nostro o esclusivamente frutto dei condizionamenti esterni di ogni sorta che subiamo fin dalla tenera età? Come cantava Gaber ne “Il comportamento” poi alla fine se cercassimo veramente chi siamo, forse non troveremmo niente. Bisognerebbe allora scegliere la via buddista, secondo cui la realtà non esiste e il mondo è illusione? Bisognerebbe scommettere in Dio e nell'aldilà, come fece Pascal? Bisognerebbe fare esercizi spirituali in attesa di una teofania, che molto probabilmente non arriverà? Ma lo spirito, Dio, l'aldilà non è detto che esistano. Oggi ciò che è vero, lo dice la scienza. Per la scienza non c'è prova, non c'è riscontro oggettivo dell'anima, dell'aldilà, di Dio. E poi per le grandi religioni la carnalità è peccato, bisogna rinunciare ai piaceri fisici in nome di un aldilà, di un Dio, di una ricompensa eterna, di cui non c'è alcuna certezza che esistano. I preti hanno un bel dire con “è la parola di Dio, esiste la Bibbia”. Ma qualsiasi religione è un credere perché è assurdo, è un immenso atto di fede, è una resa della ragione, è un atto di umiltà, ma in questi tempi di razionalismo e di scientismo chi è disposto a fare ciò? Oggi tutti vogliono prove e certezze, ma Dio non dà prove e certezze ma solo dubbi.  E poi quale fede? Quella scelta liberamente o quella inculcata forzatamente da bambini? Quella del perbenismo interessato, fatta di abitudine e paura di cui cantava Guccini? Quella di chi considera i valori delle semplici regolette,  non andando oltre il carattere normativo e prescrittivo? Quella della bigotta ottusa di chi giudica gli altri, sentendo Dio dalla sua parte? Che esempio danno gli stessi fedeli e gli stessi religiosi talvolta al prossimo? Intendiamoci: in tutte le epoche gli uomini sono stati anche realisti e materialisti perché questo fa parte della natura umana, ma oggi il realismo e il materialismo hanno raggiunto vette ineguagliabili. Le cause delle nostre stesse azioni dipendono dal sesso, dalla neurochimica oppure c'è dietro un movente economico: tutto è determismo sessuale, biologico o economico. Tutto oggi deve avere una spiegazione logica e scientifica,  tutto deve avere una causa. L'interpretazione soggettiva è considerata poca cosa. La comprensione, ovvero la ricerca di un senso ultimo o almeno più profondo, non è ammessa scientificamente. E ancora una volta l'anima, Dio? Per molti oggi si deve ricercare il piacere ed evitare il dolore. La spiritualità,  l'aldilà, Dio sono anticapitalisti e anticonsumisti perché il capitalismo e il consumismo si fondano sul piacere immediato, sull'edonismo.  Il dolore aumenta la conoscenza interiore, iniziando da Eschilo e passando da Leopardi. Il dolore e la solitudine sublimati creano la grande arte. E poi come scriveva Plotino neanche Dio conosce i confini dell'anima umana e tutto oggi secondo la scienza deve essere misurabile. E l'animo umano, se non volete chiamarlo anima, è incommensurabile,  insondabile.  Le stesse passioni, come scrive Remo Bodei, sono sempre state condannate in nome della ragione. Nel Novecento inoltre è avvenuta anche la crisi non solo delle passioni ma della ragione: questa è l'epoca del pensiero debole, della società liquida, della post-verità,  degli infiniti maestri del sospetto.  Per molti oggi quindi  non ne vale minimamente la pena di riflettere,  pregare, cercare di essere. Ecco allora che molti si aggrappano unicamente al realismo e al materialismo. Il nichilismo occidentale ha inghiottito, fagocitato Dio e con esso la spiritualità. Dio è morto, già prima che lo scrivesse Nietzsche. È rimasto un grande vuoto nella cultura occidentale,  che cerchiamo di riempire con falsi idoli, con i vitelli d'oro. E che si sia materialisti o spirituali, in un modo o nell'altro questo mondo è comunque diventato favola, come scriveva ancora Nietzsche.  E poi parte dello spiritualismo è confluito nell'esoterismo, gran parte dell'idealismo ha trovato modo di esistere nelle ideologie, ma oggi quest'epoca è diventata post-ideologica. A tutto questo pochi ci pensano, molti si sforzano di non pensarci. Le persone producono e consumano. Cercano di non pensare ai problemi,  distraendosi con i divertimentifici. Come scrive Guia Soncini si invecchia, restando eterni Peter Pan, senza mai diventare adulti. Tutto ciò che resta concretamente è il materialismo. Gli stessi nostri pensieri sono dovuti solo al nostro cervello, che è materia. Parafrasando Lorenzo il magnifico, di Dio non c'è certezza, mentre invece della carne, della materia, del piacere c'è certezza. Ma Platone nel Convivio avverte che gli amanti, dopo una vita passata insieme,  non riescono a esprimere ciò che sentono l'uno per l'altra né con l'atto sessuale né con le parole. Non è forse questo bene inesprimibile la prova che Qualcosa o Qualcuno ci trascende?

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