Sex roulette, consumismo sessuale, consumismo totale...

Sex roulette,  consumismo sessuale, consumismo totale...
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Nei giornali da decenni si legge a proposito di prostitute e clienti oppure riguardo ad atti osceni in luogo pubblico "consumato l'amplesso" oppure riguardo a uno stupro anni fa ho anche letto "ragazza usata, abusata". Il sesso viene considerato dai mass media  semplice "uso e consumo". Questo è emblematico ma anche sintomatico del consumismo sessuale odierno. Anche comprare dà piacere, attiva il nucleo accumbens. Perché compriamo? Perché abbiamo bisogno ma anche perché godiamo ad avere certe cose e poi alcune cose come una casa, una macchina, del cibo, dei bei vestiti sono basilari per conquistare una donna, che a sua volta procura orgasmi. Anche il consumismo sessuale fa parte del sistema. Oggi se non hai una scopamica, sei ritenuto uno sfigato di merda, un perdente, un fallito. Le donne devono avere un amante. Bisogna avere sempre qualcosa di piccante da raccontare ad amici o ad amiche. Altrimenti si rimane a corto di argomenti, si sfigura, non si ha più niente da dire! Mai dire di essere rimasti soli. Bisogna divertirsi sempre e avere sempre l'aria di divertirsi sempre. Tutto deve essere usato e consumato. Anche l'amore. Bisogna acquistare, consumare, di nuovo acquistare. Questo vale per le cose ma anche per le persone. Come per le cose, anche per le persone c'è l'obsolescenza: alcuni incontri durano un quarto d'ora, mentre altri legami anni o addirittura decenni. Ma il bello o il brutto delle relazioni umane è che spesso non sappiamo quando finisce un rapporto, cioè l'obsolescenza raramente è programmata.  Sono talvolta gli altri, il corso degli eventi  o le circostanze a decidere una fine. Come scrisse Alessandro Morandotti: "Tutto sarebbe tanto più semplice se nascessimo con le istruzioni per l'uso e la data di scadenza".  Il desiderio, il possesso, la gelosia, la ricerca di felicità e stabilità spesso hanno leggi arcane. Il sessuologo Willy Pasini per valutare i suoi pazienti domandava sempre: "Preferiresti che il tuo o la tua partner ti tradisca pensando a te o che faccia l'amore pensando a un altro o a un'altra?"

La domanda è cruciale.  Le risposte non sono identiche per tutti e molti ci pensano molto prima di rispondere,  rimanendo interdetti, come minimo incerti, spiazzati. La morale occidentale permette il tradimento col pensiero, perché accetta che tutti abbiamo delle fantasie sessuali. Ma mai come oggi le fantasie sessuali vengono realizzate, perché anche queste devono essere consumate, grazie anche alla disinibizione, all'emancipazione. Tutti e tutte devono consumare da bravi cittadini. Ma da bravi cittadini devono usare, consumare, essere usati/e e consumati/e sul lavoro, nel tempo libero e quindi anche in amore. Da noi a Pontedera quando una persona è separata, divorziata o vedova si usa dirle: "rimettiti in piazza". Anche questa espressione rimanda alla piazza del mercato: il mercato ancora una volta, croce e delizia. Tutto in questa società rimanda al consumo, al divertimento, al godimento immediato. L'altro diventa oggetto di piacere e di consumo. È tutto un do ut des, ovvero io uso te e tu usi me, io consumo e e tu consumi me, io do piacere a te e tu lo dai a me. Oppure io consumo la tua bellezza e ti do del denaro in cambio.  Un tempo il piacere e il consumo erano dei mezzi. Oggi sono dei fini. Oggi il quadro si è invertito: è il mercato la figura e gli esseri umani sono sfumati sullo sfondo. Si potrebbe riassumere tutta la nostra vita in questo modo, ovvero "consumare il godimento, godere il consumo".  Quando si è merce bisogna trovare il miglior offerente. Quando si acquista bisogna trovare il miglior prodotto, tenendo presente il rapporto qualità/prezzo. Si gioca su questo discrimine la compravendita di sesso, emozioni, sentimenti.  Lo stesso matrimonio è anche un contratto. Però tutto questo consumismo totalizzante e totale si poggia su roccia friabile, ovvero sul neuromarketing,  che si basa a sua volta sulle scarse conoscenze scientifiche che l'umanità ha del cervello. L'apice del consumismo sessuale è la "sex roulette", gioco molto pericoloso diffuso tra i giovanissimi di tutta Europa, ovvero un party tra sconosciuti, dove fanno sesso senza  preservativo e in cui perde la gara la ragazza che rimane incinta e che poi abortisce. Essere soli è come essere merce invenduta, rimasta lì tra gli scaffali del grande, immenso supermarket del sesso. La solitudine va scacciata, eliminata, rimossa. Dire di stare bene da soli significa rifiutare i piaceri del sesso; significa non mettersi in vendita, non considerarsi merce, non acquistare merce e ciò é intollerabile in questa civiltà dei consumi in cui tutto è in vendita e in cui tutto è merce. Dire di stare bene da soli significa rifiutare la società, i suoi imperativi, i suoi dettami. Essere soli significa essere dei rifiuti umani, dei rifiuti della società.  Essere soli è ammissibile solo se si è davvero dei single che vivono avventure, che si danno da fare. Se si è single bisogna andare ai single party per cuccare o come si dice oggi per broccolare.  Tutti poi sono single per loro scelta e non per scelta altrui. Mai ammettere di sentirsi soli o si ammette la sconfitta più grande: non siamo usati, non siamo consumabili, nessuna persona ci ha acquistato e gli altri penseranno che siamo difettosi, che siamo scarti di lavorazione, che sembriamo merce scaduta, avariata. Questo accade anche per chi non ha un lavoro.   Insomma siamo out. Ma chi è out può accorgersi dell'immensa vanità, stupidità e assurdità del tutto. Come scrisse Pasolini: "Per essere poeti c'è bisogno di molto tempo, ore e ore di solitudine. Sono il solo modo perché si formi qualcosa che è forza, abbandono, vizio e libertà per dare stile al caos". Insomma non tutto viene per nuocere, perché la solitudine crea anche santi, intellettuali,  pensatori, creativi, poeti. Io a volte mi chiedo: per cosa vi date tanto da fare in fondo? Per un orgasmo? Ma quanto dura un orgasmo? Quanti secondi? E c'è gente che si rovina la vita per un orgasmo! Per cosa lavorate come dei matti? Per una pensione che tra trent'anni non avrete, visto com'è messo il sistema previdenziale in Italia? Per cosa vi arricchite? La roba, come scriveva il Verga, non ve la porterete nella tomba e i vostri figli sperpereranno tutto e/o saranno irriconoscenti, ingrati…avranno così tanto da fare da non portarvi i fiori sulla tomba, da non pregare per voi, per la vostra anima. Già l'anima, questa sconosciuta,  come si suol dire. Se, quando e dove l'avete persa? Bisogna godere tutto della vita, nella vita. Bisogna consumarsi tutti e consumare tutto e tutti. Ma forse alla fine un piccolo nucleo inalterabile resta. E se fosse questa l'anima?

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