La democrazia dell'alternanza...

La democrazia dell'alternanza...
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Se non c'è alternanza politica, è un serio problema per i cittadini! Se non c'è alternanza politica, avviene in pratica la sclerotizzazione della democrazia, il potere legittimo si trasforma in abuso e in esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Se non c'è alternanza politica, la narrazione è unica. La democrazia dell'alternanza è il sale della politica oggi. L'alternanza è un prerequisito fondamentale del pluralismo. La vera democrazia è democrazia dell'alternanza. Se non c'è alternanza, non c'è democrazia di fatto. La democrazia non dovrebbe essere solo di facciata. È vero che teoricamente la democrazia è potere del popolo. È altrettanto vero che in democrazia vince chi ottiene la maggioranza dei voti. Ma senza una reale alternanza in pratica manca una reale democraticità. Non sempre il consenso collettivo porta al benessere collettivo. Inoltre se per esempio in una nazione vince per settant'anni la stessa coalizione, anche con elezioni democratiche, ci sono senz'altro alcuni elementi di dittatorialità o pseudo-dittatorialità.  L'alternanza non significa stare tutti a turno in collo a mamma come  bambini ma un concreto alternarsi, un avvicendamento salutare degli uomini, delle competenze, delle idee, dei valori. Oggi molti politologi sostengono che per una democrazia efficiente e sana sia imprescindibile l'alternanza. Coloro che professano la teoria dell'alternanza, tra cui anche il grande politologo Gianfranco Pasquino, ritengono che senza alternanza la democrazia è “bloccata”. Prendete i casi di grandi città come Roma e Milano: l'alternanza non è mai mancata. Qualcuno potrà obiettare che con l'alternanza non solo si possono aggiungere cose ben fatte a cose ben fatte ma anche errori a errori. Ebbene l'opposizione, una volta al governo, potrà rimediare più efficacemente agli errori della stessa identica parte politica, che manterrebbe lo status quo per corporativismo e preserverebbe i propri interessi. Insomma l'alternanza è sempre valore aggiunto, se non si trasforma in consociativismo, logica di spartizione, instabilità politica, ingovernabilità. Un minimo sindacale di alternanza è indispensabile. Un pericolo insito nell'alternanza possono  essere il trasformismo e il girellismo (l'andare in soccorso dei vincitori, come scritto in un celebre aforisma) di certi politici, che per mantenere il potere cambiano casacca. Se è vero come pensava Liszt che “la politica è la scienza dell'opportunismo e l'arte del compromesso”, è altrettanto vero che  questi due mali sono fisiologici e ineliminabili anche in una vera democrazia e l'unico modo altrettanto democratico per ridurli è  una sana ed equilibrata alternanza politica, che permetta il ricambio della classe dirigente. Un'altra cosa: l'alternanza determina maggiore onestà e trasparenza,  perché le malefatte vengono scoperte dall'altra parte politica quando andrà al governo. È però vero che in Italia noi semplici cittadini sappiamo difficilmente chi ha ragione, dato che i governanti sostengono sempre che il governo precedente ha lasciato una pesante eredità e gli ex governanti smentiscono categoricamente. Seconda cosa: la concorrenza stimola e migliora la qualità della vita democratica. Alberto Ronchey parlò di Fattore K, ovvero della impossibilità di andare al governo del partito comunista nella prima Repubblica.  Se ci fosse stata più alternanza, i democristiani non sarebbero stati coinvolti in Tangentopoli e la Dc non sarebbe scomparsa! Della democrazia dell'alternanza beneficiano tutti.  Potremmo anche parlare di Fattore K invertito per i partiti del centrodestra nelle regioni cosiddette rosse… La vera democrazia è democrazia dell'alternanza. Se non c'è alternanza politica, l'opposizione è più debole e il governo politico di fatto è un regime apparentemente democratico. Se non c'è alternanza politica, la partecipazione politica è più scarsa. Se non c'è alternanza politica, non c'è polis. Se non c'è alternanza politica, i cittadini che votano l'opposizione sono discriminati, isolati, emarginati. Se non c'è alternanza politica,  la minoranza non solo non ha voce in capitolo ma la sua voce difficilmente è ascoltata. Se non c'è alternanza politica, c’è una crisi di rappresentanza nell'opposizione e la società civile, che è con l'opposizione, non si mette in politica per paura di ritorsioni. Se non c'è alternanza politica, i politici dell'opposizione non hanno mai modo di farsi esperienza, perché ad esempio anche in un piccolo comune l'esperienza si fa entrando dentro la macchina amministrativa e non facendo solo il consigliere comunale di minoranza.  Se non c'è alternanza, c’è una rete clientelare inamovibile, indissolubile, troppo consolidata e ancora una volta ci sono degli esclusi, dei ghettizzati, non per demerito ma semplicemente per appartenenza partitica. Se non c'è alternanza politica, i politici di opposizione hanno meno spazio, meno visibilità e possono essere messi facilmente in cattiva luce. Se non c'è alternanza politica è perché i cittadini votano per fede, tradizione,  clientelismo, opportunismo. Se non c'è alternanza politica è anche perché l'opposizione non si è saputa dimostrare una forza veramente alternativa o non ha saputo comunicare efficacemente la sua diversità. Se non c'è alternanza politica è anche perché la maggioranza dei cittadini ha resistenza psicologica e ideologica al cambiamento. Se non c'è alternanza politica è anche perché la gente ha paura di cambiare in peggio e l'opposizione non riesce a convincerla che le cose possono cambiare in meglio. Se non c'è alternanza politica è anche perché molti ritengono la loro città gattopardesca, in cui anche se cambia tutto non cambia niente. Se non c'è alternanza politica, l'unica speranza è che cambino gli uomini del partito vincente. Se non c'è alternanza politica, i governanti non hanno mai paura di perdere il potere e agiscono con protervia, presunzione, inefficienza, perché sapranno di essere tutelati, coperti, legittimati sempre in ogni caso. Non dimenticatevi inoltre che il potere, grande o piccolo, inebria sempre e molti perdono il senso della misura. Se non c'è alternanza politica, i governanti mettono sempre e solo i loro uomini. Se non c'è alternanza politica, la maggioranza continua a fare come vuole senza rendere conto a nessuno. Se non c'è alternanza politica, ci sono piccoli o grandi despoti a comandare, magari apparentemente democratici. Se non c'è alternanza politica i governanti si dimenticano di dover rappresentare tutti i cittadini, finendo per rappresentare e tutelare solo quelli della loro parte.

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