Sulla solitudine e sull'amicizia...

Sulla solitudine e sull'amicizia...
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Si potrebbe discutere per ore della solitudine di una persona (cause, ragioni, giustificazioni. È "colpevole" o vittima?) senza venirne a capo di niente e senza essere sicuri di niente. C'è un limite alla sopportazione della solitudine con il conseguente bisogno di romperla. Accade però che anche le persone più sole possono finire nauseate dalle cattive compagnie di una sera e finiscono per ritornare con rassegnazione e pace alla solitudine. Da una parte come scrisse Kavafis "se non hai la vita che desideri cerca di non sprecarla nel troppo commercio con la gente fino a farne una stucchevole estranea", ma dall'altra come scrisse Kenneth Patchen "la solitudine è uno sporco coltello puntato alla gola". Esistono anche per le persone più estroverse dei momenti o periodi in cui hanno bisogno di solitudine e per le persone più introverse momenti o periodi in cui hanno bisogno di socializzare. Da una parte bisogna sapersi voler bene e non buttarsi via. Non si può rompere la solitudine con chiunque.  Dall'altra quando un fardello inizia a essere troppo pesante perché non portarlo almeno in due?





Lo sfigato del quartiere al bar della stazione, qui ritratto nella foto,  con l'amico di sempre tra un latte caldo e un caffè, tra uno sguardo alle bariste e un occhio all'ingresso per vedere chi viene e chi va,  tra una risata e uno sguardo alle passanti che si incamminano verso la stazione, tra due chiacchiere e una telefonata, tra un colpo di tosse e il rovistarsi nelle tasche per trovare gli spiccioli per pagare, ad assaporare a piccoli sorsi  la vita che scorre a rilento oltre i vetri  lucidi e a percepirne in sottofondo il brulichio, sospeso tra realtà e immaginario. Tutta la conversazione, fatta di mezze frasi, si alterna tra i mille impegni dell'amico e le sue mille solitudini di periferia di provincia.  I due oggi sono per una felicità a bassissimo dosaggio e prêt-à-porter. La novità più lieta è che non c'è nessuna novità e per oggi va bene così; loro non chiedono di più.  Poi si mettono d'accordo che si vedranno anche oggi a fare due chiacchiere, a parlare del niente e di altre amenità perché la vita è anche cazzeggio ozioso (come se si fosse eterni e il tempo a disposizione fosse infinito), anche se è si è già al crepuscolo.





Nonostante la pioggia battente, il vento sferzante, l'allerta meteo, il non aver concluso nulla con nessuna (ma se avessimo approcciato quelle due tipe ci sarebbero state e sarebbero salite in macchina con noi? A ogni modo  noi siamo andati oltre; non era quello lo scopo della nostra uscita e come cantava Enrico Ruggeri non è più la sera tra tutti i tentativi di prendersi una donna tutta intera...), i ricordi che riaffiorano e ti fanno male, oggetti e luoghi che evocano l'assenza (troppe persone a te troppo care mancano all'appello) e  la  città deserta...nonostante tutto ciò,  una bella serata. In fondo questa cittadina è parte di noi e noi siamo un'infinitesima parte di lei. Le sue strade, le sue piazze, i suoi locali, le sue atmosfere sono ormai impresse nei nostri animi. Ce ne siamo accorti durante la passeggiata nella zona industriale e parlando sotto i loggiati davanti a un bar chiuso. I poeti seri le chiamano corrispondenze (tra noi e Pontedera). Mi hai parlato del tuo viaggio a Istanbul e poi ci siamo raccontati i nostri problemi (tu sempre indaffarato e di corsa, io che lotto con la solitudine) e siamo ritornati indietro negli anni, trattando di antiche nostre conoscenze tra battute e discorsi seri perché l'amicizia consolidata è anche starsene tranquilli in un angolo senza essere disturbati a parlare del più e del meno, mischiando profondità e leggerezza. Le nostre parole erano veramente in libertà e noi siamo evasi per qualche ora dalle nostre gabbie dorate, dai nostri schemi, dalle nostre imposizioni e convenzioni. Chiamala zona franca o rifugio mentale, insomma uno spazio interiore tutto nostro dove sparare stronzate e confessarsi reciprocamente.   Ci siamo promessi di non pensare troppo, dato che secondo un proverbio ebraico "Quando l'uomo pensa, Dio ride". E ti ho regalato un mio libro autopubblicato con tutti i miei racconti brevi (due solo copie stampate, una per me e una per te). Siamo acrobati di malinconie, goliardie,  etc etc. Da rifare senza se e senza ma, vecchissimo e carissimo amico mio!

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