Sulla legge del Murri o dei più fessi, ovvero su maestri e allievi...

Sulla legge del Murri o dei più fessi, ovvero su maestri e allievi...
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Augusto Muri è stato un grande luminare di medicina. Così scriveva: “Lo scopo dell’insegnamento clinico è di fare dei buoni medici pratici: conoscere è ben diverso dal riconoscere. L’”occhio medico” del clinico … […] La mira di un insegnante dovrebbe tendere sopra tutto a diffondere il retto uso del noto. La scoperta dell’ignoto è senza dubbio una mira altissima, ma costituisce in grado molto minore lo scopo dell’insegnamento. […]. Io non annetto una grande importanza alla esposizione delle dottrine, né al numero delle cognizioni, che si possono racchiudere in una lezione. C’è oggi una tale quantità di ottimi libri, che rendono facile a chi che sia l’acquisto di tale sapere […]. Ma il segreto per riuscire […] non sta tutto né nell’acquisto di un gran sapere, né nell’aver veduto un gran numero di malati. Queste sono due condizioni certamente utilissime, ma il più essenziale sta nel loro intermedio […], nella facoltà di applicare le nozioni acquisite a ogni caso singolo […]. Conoscere è ben diverso dal riconoscere; […] le scienze analizzano, cercano di ridurre i fatti ai fenomeni più semplici […], ma quel che fa la natura non può essere riprodotto sufficientemente da nessuna descrizione […]. Critici non si nasce […]. Tutte le nostre verità sono concetti relativi allo stato delle nostre cognizioni di fatto: e se la più universale legge della materia è la sua costante instabilità, si potrebbe anche dire che la miglior dote dello spirito scientifico è la sua permanente mutabilità. Si godano pure i metafisici i loro veri eterni […], noi preferiamo i nostri errori d’oggi, a noi basta sapere che questi contengono un po’ più di vero degli errori di ieri […]. Io affermo che il bisogno di acume clinico è maggiore in Clinica medica che altrove.  Le altre discipline mediche han più modo di scindere i fatti, d’osservarli più direttamente, di semplificarli, di acuire l’analisi empirica. Qui, il più delle volte, avete dinanzi fatti complessi. L’analisi sperimentale qui è concessa di rado […]. Dinanzi a un malato voi potete verificare dieci o venti fenomeni morbosi […], allora o voi rinunciate a capire e dovete abdicare […], o volete capire e dovere trovare le relazioni che corrono tra quei fenomeni”.

Parole illuminanti. Nessuno vuole mettere in dubbio la professionalità e la grande bravura del Murri qui, che furono universalmente riconosciute e acclarate. Però il cattedratico Murri era solito scegliersi dei medici molto meno validi di lui come assistenti e collaboratori. Non so per certo se questa cosa fosse deliberata o meno, se fosse involontaria o meno. Alcuni chiamarono tutto ciò legge del Murri, nota anche come legge del più fesso.  Le cose sono due: 1) il grande maestro si sceglieva assistenti e collaboratori incapaci, non alla sua altezza perché non gli facessero ombra, come si suol dire, e tutti lo rimpiangessero al momento della pensione o della dipartita 2) il professore non era un buon selezionatore del personale, non riusciva a selezionare i migliori.

È difficile sapersi scegliere un maestro, ma è anche altrettanto difficile sapersi scegliere un allievo ottimo. La selezione, il processo di scrematura in entrambi i casi è impegnativo e non è esente da errori. È molto impegnativo e altrettanto ingannevole valutare competenze, capacità,  personalità, onestà altrui. C’è chi metterebbe la mano sul fuoco su questa o quella persona stimata da anni e invece ecco la smentita clamorosa. Si può essere traditi, ingannati. Ci si può sbagliare nella valutazione. Non si conoscono mai abbastanza le persone. Mai dare niente per scontato e per sicuro! Ciò significa che non dovete fidarvi di nessuno. Il fatto che un sapiente sostenga che  tizio o caio siano validi può voler dire tutto oppure niente, può essere attendibile ma anche no. Nel giudizio formulato su questa o quella persona possono entrare in ballo pregiudizi positivi, aspettative mal riposte, distorsioni appunto di giudizio (note in psicologia come bias), inganni, fiducia, ottimismo, simpatia personale, malinteso senso della solidarietà,  empatia. Un maestro può avere un debole per l’allieva,  può avere con lei una relazione segreta. Anche il giudizio apparentemente più ponderato e riflessivo, più competente ed esperto è pur sempre un’opinione. Nessuno inoltre può sapere cosa c’è dietro un giudizio espresso, se questo sia formulato con obiettività o in modo fazioso. Spesso alcuni professori ripongono troppa fiducia negli allievi. Li considerano belli, bravi, buoni. Poi la realtà è un’altra. Alcuni sostengono che bisogna scegliersi un maestro, osservarlo in silenzio, imparare da lui giorno dopo giorno, lavorare con lui gomito a gomito. Spesso però non è per la conoscenza tacita cara ai piennellisti che le persone si scelgono un maestro, ma per trovare qualcuno che li stradi,  che li faciliti, che li aiuti, che li avvantaggi, che li metta nelle giuste condizioni di lavorare, che li metta sotto la sua ala protettrice. È ambigua e polivalente la figura del mentore in Italia, luogo per antonomasia delle pubbliche relazioni, dove per arrivare in alto ci vuole una tessera di partito oppure l’appartenenza a qualche associazione o organizzazione. C’è anche chi cerca un maestro di vita. E qui la ricerca è più ardua, è più facile cadere in inganno, uno può vagare senza meta e senza santi in paradiso per tutta la vita. Che poi a ben vedere le cose della vita sono sempre quelle, trite e ritrite. Personalmente non vedo grandi verità che non devono essere trasmesse al popolo perché troppo scomode e pericolose, ma solo a un ristretto gruppo di iniziati, illuminati: questa è l’obiezione maggiore che faccio nei confronti dell’esoterismo. Una dottrina filosofica, un libro, un intellettuale possono illuminarti a venti anni, ma a cinquanta possono al massimo rafforzare certe tue convinzioni, di solito non c’è niente da aggiungere al tuo bagaglio culturale e spirituale, al massimo possono darti qualche input, non però in grado di farti cambiare vita o convinzioni profonde sulla vita. Non è questione di non essere irriconoscenti o meno: è questione di guardare in faccia la realtà per quella che è! Al massimo alcuni personaggi possono dire in modo nuovo cose che già sapevi oppure essere dei bravi maieuti che risvegliano un poco alcune tue piccole parti sopite o alcune tue conoscenze obsolete. Ma in piena maturità è difficile trovare maestri, che ti indichino la via. Di solito gli incontri determinanti avvengono in gioventù o prima dei quarant’anni. Difficile trovare persone eccezionali e se esistono non è detto che incontrandole di persona rivelino carisma e trasmettano sapere e cultura. Chi incontrò Mozart ad esempio sostenne che era molto infantile e non lasciava intravedere alcuna genialità nella vita ordinaria. Si può anche rimanere profondamente delusi da un grande personaggio, così come noi possiamo profondamente deludere una grande personalità.  Ogni incontro è una scommessa e poi c’è davvero bisogno di incontrare? Ammessa e non concessa l’utilità pratica c’è davvero bisogno di scegliersi un maestro, di conoscerlo di persona? Spesso la conoscenza di persona implica troppa indulgenza da entrambe le parti, troppa vicinanza, talvolta porta a risonanza interiore e partecipazione emotiva. Viene quindi meno la serenità di giudizio, la stessa equanimità nell’esprimere un parere su un’opera o una persona. Però è anche bello incontrarsi con persone con cui si ha un’affinità o qualcosa in comune. In fondo è bello anche considerare una persona o essere tenuti in considerazione. Trovo comunque che abbia ragione Vittorio Sgarbi a riguardo: spesso nella vita impariamo qualcosa di utile e/o di vero da chi non vuole insegnarci proprio  nulla. Diffidate perciò da chi vuole formarvi, illuminarvi, risvegliarvi, insegnarvi, mettervi sulla retta via, farvi ritornare all’ovile. Questi personaggi d’infima specie vogliono limitare la vostra autonomia, la vostra capacità di discernimento. Spesso c’è una truffa, come minimo un secondo fine. Spesso vogliono i vostri soldi oppure vogliono ridurre in schiavitù o in uno stato di  sudditanza psicologica. Vogliono plasmarvi, modellarvi, rendervi delle marionette, dei burattini nelle loro mani. Mantenete invece la vostra libertà, che non ha prezzo ed è impagabile. Spesso questi presunti insegnanti e i loro presunti insegnamenti sono quasi totalmente inutili, anche se si può imparare qualcosa da tutti se si ha la giusta disposizione d’animo. Però occhio ai demagoghi, ai falsi maestri spirituali, alle guide di fantomatiche religioni fai da te,  ai falsi guru, ai massoni, agli adepti di sette sataniche, ai santoni,  ai sensitivi presunti, ai populisti, agli ideologi che vogliono farvi compiere azioni violente, a chi fa promesse da marinaio, ai motivatori, ai coach che vi promettono il successo facile.

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