Maria Pia Ercolini, presidente dell'associazione Toponomastica Femminile, ha dichiarato che secondo le statistiche in Italia solo 7 vie e piazze su 100 sono intitolate a donne e la metà di esse è dedicata a madonne, sante e martiri. Ma diciamocelo francamente la toponomastica italiana è in rapporto spesso ambiguo con l'effettiva memorabilità dei personaggi. Questo vale in tutte le parti del mondo, chiaramente. Il grande poeta Auden nei suoi Shorts scrisse: "Un uomo morto/ che non ha mai causato morte ad altri/ raramente si merita una statua": questo è vero naturalmente anche per le vie e le piazze. Il fatto è che non tutti sono ferrati in storia o almeno non tutti prendiamo la briga di documentarci. Se ci documentassimo tutti a riguardo scopriremo che molte vie e piazze sono intitolate a autentici farabutti e canaglie. Quante vie e piazze ad esempio sono state intitolate al generale Cadorna, che da molti fu nominato "un macellaio d'Italia"? Succede che assassini e carnefici hanno strade dedicate, mentre ad esempio su altri personaggi esiste una damnatio memoriae, pur non avendo mai ucciso o fatto uccidere nessuno. Poi la memorabilità è alquanto opinabile. Bisognerebbe mettere dei paletti. Bisognerebbe stabilire dei requisiti di memorabilità. Invece oggi tutto è lasciato a discrezione del consiglio comunale di quel paese, di quella città. Succede così che ad alcune supposte "glorie locali", sull'onda dell'emotività per la loro scomparsa, vengano dedicate vie e piazze sulla base di criteri "meritocratici" molto discutibili, mentre ad altri personaggi molto più importanti non venga dedicata alcuna via o piazza. È il caso ad esempio di Oriana Fallaci a cui non è mai stata dedicata alcuna via in Toscana. È una sorta di cancel culture applicata alla toponomastica. Per quanto personalmente ritenga troppo emotivo e fuori luogo il pamphlet "La rabbia e l'orgoglio" della Fallaci, considero che sia stata una grande giornalista molto coraggiosa e da ricordare universalmente. Altrettanto discutibili sono le scelte in alcune città di togliere il nome di una via a uno statista come Moro, assassinato dalle Brigate Rosse, per sostituirlo con il nome di un cantautore, prematuramente scomparso. Sempre ritornando alle glorie locali può accadere che in una cittadina venga dedicata una scuola a un poeta minore locale, che ha pubblicato solo libri a pagamento o comunque in piccole case editrici e non è mai stato inserito in un'antologia scolastica dignitosa oppure che si dedichi una via a un "critico d'arte" che si è occupato solo di aspiranti e sedicenti pittori locali. Oppure può accadere che si dedichi una via a un insegnante delle scuole superiori, che non si era distinto particolarmente in nessun ambito (civile, politico, culturale, scientifico, industriale, medico). Oppure può accadere che si voglia togliere in una cittadina il nome di una piazza del centro intitolata ai caduti di Curtatone e Montanara per intitolarla a un celebre pugile, campione alcuni decenni fa. A parte il fatto che dei consiglieri comunali dovrebbero saper distinguere tra popolarità e memorabilità, il paragone è impari: che si dedichi a quel pugile una via di periferia in quel paese, ma non si faccia un simile affronto alla memoria di quei caduti, alla storia della Repubblica intera. Se andassimo a sviscerare l'argomento ci accorgeremmo che la toponomastica dipende molto dal colore politico dei consigli comunali e ciò dipende a sua volta soprattutto dalla faziosità politica. Invece dovrebbero essere stabiliti dei criteri oggettivi di memorabilità validi in tutta Italia. Tutti dovrebbero essere richiamati a esercitare un minimo di obiettività: sia i consiglieri comunali di maggioranza che quelli di opposizione. Purtroppo esiste una disparità di trattamento: alcuni personaggi vengono celebrati, glorificati in vita e anche da morti, mentre altri vivono anonimi, in ristrettezze economiche, nonostante dei meriti, per poi morire due volte ed essere dimenticati per sempre. Insomma molto spesso a gloria si aggiunge la gloria, a ingiustizia si somma altra ingiustizia. Aveva ragione Montale quando scriveva che molto spesso in fatto di memorabilità piove sul bagnato. Dovrebbero esserci dei requisiti validi universalmente per valutare la memorabilità di un defunto. Altrimenti si rischia che se vince la destra qualcuno abbia la malaugurata idea di intitolare una via a Mussolini e se vince la sinistra qualcuno voglia intitolare una piazza a Stalin. Ci vorrebbe chiarezza, onestà intellettuale e, non meno importante, un pizzico di buon senso, che non guasta mai.