Su Lucarelli, Giovanna Pedretti, Fedez...

Su Lucarelli, Giovanna Pedretti, Fedez...
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La ristoratrice Giovanna Pedretti è morta. La procura indaga per istigazione al suicidio. Ora alcuni sostengono che sia stata vittima di una gogna mediatica e che non abbia retto alla crisi reputazionale.  Selvaggia Lucarelli e il suo compagno Lorenzo Biagiarelli ora vengono accusati di aver distrutto mediaticamente la donna. Loro si difendono, dicendo di aver fatto solo un'azione di debunking.  Al momento l'unica cosa certa è che la donna è morta. Nel giro di poco tempo è passata da eroina (presunta) a truffatrice (presunta; per Lucarelli e Biagiarelli la recensione contro gay e disabili di un cliente era falsa. Ma il riscontro oggettivo ancora non c'è. Su questo indagheranno gli inquirenti). La signora Pedretti era anche stata sentita dai carabinieri riguardo alla recensione come persona informata sui fatti. Fedez inoltre ha denunciato chi minacciava suo figlio e ha anche mostrato la foto di uno di essi, ma ha sbagliato persona: ha fatto passare per  hater ignobile un noto tifoso dell'Inter, completamente estraneo alla vicenda, che ora ha paura di uscire di casa. Prima osservazione: Giovanna Pedretti non meritava di salire agli onori della cronaca per aver risposto a un presunto cliente ignobile, così come non meritava di essere sommersa da insulti da migliaia di hater. Il problema non sono Lucarelli,  Biagiarelli,  Fedez.  Il problema è il sistema, anche se poi le responsabilità sono individuali. Lo so benissimo che dando le colpe al sistema si dà la colpa a tutti e nessuno, ma bisogna fare una critica radicale di esso e tenere presente che Lucarelli e Fedez, per quanto abbiano molto potere mediatico, sono semplici attori del sistema (non nel senso che recitano ma nel senso che agiscono in quell'ambito).  Analizziamo molto semplicemente cos'è successo:

una recensione e la risposta della ristoratrice diventano virali;  giornalisti, blogger, opinionisti ne scrivono, rilanciando il fatto e amplificando esponenzialmente la visibilità; sul fatto specifico non viene fatto alcun controllo, non si cerca minimamente di verificarne l'autenticità; poi due vip avanzano dei sospetti sulla veridicità della vicenda e la protagonista della vicenda, prima eroina, esaltata dai ministri, diventa un mostro.

Nel giro di pochi giorni i laudatores si tramutarono in hater. A questo punto mi chiedo: perché mai una cosa insignificante che diventa virale sul web deve salire alla cronaca nazionale? Il giornalismo d'inchiesta è in crisi, ma ora il giornalismo  viene sempre più fatto basandosi su Google trends,  ossia su quello che fa più tendenza in rete, e su post e video che hanno migliaia di visualizzazioni, like, commenti. È forse questo un modo decente di fare giornalismo oppure ci vorrebbero più rigore, più serietà, più selettività nel dare le notizie? Perché non fanno una scrematura ponderata? Insomma dov'è finita la decenza? E queste domande me le pongo senza puntare l'indice contro nessuno! La signora Pedretti è rimasta stritolata dagli ingranaggi di questo sistema, fatto da social, giornalismo, star del web, radio, televisione,  strettamente connessi tra di loro in un perenne circolo quasi sempre vizioso e rarissimamente virtuoso. Oggi la Lucarelli ha ricevuto minacce di morte: ogni giorno c'è una gogna mediatica.  Venti, trent'anni fa si parlava di circo mediatico-giudiziario, che riguardava solo pochi fatti di cronaca nera e i più eclatanti scandali politici, e qualcuno saggiamente diceva che i tribunali erano ormai diventati i programmi televisivi e i giornali. Oggi il sistema è onnipervasivo, può riguardare tutto e tutti, ha ramificazioni ovunque.  Il sistema è basato su un feedback continuo, incessante tra social, influencer, giornalisti, televisione, radio. Talvolta può diventare un vero tritacarne mediatico.  Ci vorrebbero più regole e più buon senso da parte di tutti, sia da parte di chi usa i social come sfogatoio che da parte di vip, influencer, politici, giornalisti, che si sentono in dovere di stare sempre sul pezzo, commentando senza riserve qualsiasi cosa senza accertarne la veridicità, anche quella più insignificante.

Seconda osservazione: chiunque può essere vittima del sistema, indipendentemente dal fatto che sia volente o nolente, sprovveduto o meno,  colpevole o meno. Un tempo uno poteva essere sputtanato in un paesello e risolvere tutto andando a vivere in una città lontana. Oggi dal cyberbullismo, al revenge porn, a crisi reputazionali come quelle di Giovanna Pedretti lo sputtanamento diventa almeno nazionale. Talvolta uno deve cambiare nazione. In questi casi ci vogliono solo forza d'animo e pazienza per far passare la tempesta, perché è anche vero che ogni giorno la gente fagocita una grande quantità di notizie e dopo poco tempo si dimentica di tutto. Inoltre bisogna sempre ricordarsi se si ha una crisi reputazionale che la reputazione uno non se la porta nella tomba, proprio come la roba, parafrasando il Verga. Tutto ciò spinge a un'ulteriore riflessione: aveva intuito tutto McLuhan quando scriveva che il medium è il messaggio, ovvero che nella comunicazione di massa contano molto di più gli strumenti e la struttura del sistema mediatico che il contenuto in senso stretto. Oggi comunicazione e immagine sono correlati in modo quasi perfetto e il sistema può celebrarti o distruggerti totalmente. Le persone più fragili, soggette a questi meccanismi, talvolta soccombono.   Infine queste vicende dimostrano che oggi siamo nell'epoca della post-verità e che anche una bugia ripetuta continuamente dai media diventa verità, fino alla prossima bugia, notizia, verità. In questo sistema ogni verità/bugia diffusa è sempre vera o presunta, fino alla sua smentita e al suo oblio. Tra un rincorrersi vorticoso di fake news non sappiamo più cos'è vero e cosa no, ricordando che per un opinionista è sempre più facile fare disinformazione e che per un utente è sempre più probabile credere in una notizia falsa e tendenziosa.


Concludo riportando alcuni versi della poesia “If” di Kipling”:


“...Se riuscirai ad aspettare senza stancarti di aspettare,

O essendo calunniato, a non rispondere con la calunnia,

O essendo odiato a non lasciarti prendere dall'odio,

Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio…”

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