Oggi l'uomo contemporaneo deve evitare il dolore e ricercare il piacere. È anche un principio della psicologia. Ti dicono che si può evitare il dolore anche non ricercando il piacere. Apparentemente pura utopia, perché tutti sono alla ricerca del piacere in questo mondo, perché il desiderio è "mimetico" (cioè imitiamo gli altri, desideriamo ciò che desiderano gli altri), perché fisiologicamente il piacere scaccia il dolore. Il piacere è terapeutico. L'orgasmo è valvola di sfogo, liberazione momentanea. Non ricercare il piacere è una grave rinuncia che comporta dolore interiore oggi. Si va incontro alla disapprovazione sociale di ogni tipo e a ogni livello. Oggi un uomo deve avere una scopamica per non essere considerato un fallito. È molto difficile astrarsi da questa mentalità sempre più diffusa. Ricercare il piacere talvolta, anzi spesso è l'unico rimedio al dolore (fisico ed esistenziale). Un problema è che al mondo per trovare piacere bisogna piacere almeno a un'altra persona e se non succede ecco il dispiacere, ecco altro dolore. Piacere e dolore si richiamano a vicenda; talvolta uno è l'anticamera dell'altro, ma solo talvolta. Dolore e piacere sono fatalmente intrecciati nelle nostre vite. Si pensi al rilascio di endorfine, scientificamente provato, che danno certe pratiche sadomaso. Lo stesso vale per piacere, dolore e potere: il potere dispensa dolore e piacere in qualsiasi modo e in qualsiasi grado. C'è anche il piacere del potere, ovvero comandare è meglio che fottere, e chi ha il potere piace a molti. Ma per alcuni evitare il piacere è solo un altro piacere, quello di essere liberi interiormente e spiritualmente.
Oggi assistiamo a una riduzione della spiritualità. È il sesso che occupa la mente dei giovani e dei maturi. La maggioranza degli adolescenti, dei giovani, degli adulti sessualmente attivi rimugina continuamente le sue fantasie erotiche.
Assunto di base di diverse religioni: il piacere del corpo è peccato e allontana dalla spiritualità e da Dio. Quindi bisogna contenersi e disprezzare il sesso, a meno che non abbia fine procreativo.
Assunto di base del materialismo e dell'edonismo odierni: il piacere è il bene del corpo, l'anima non esiste o comunque non c'è certezza assoluta che esista. Quindi bisogna godere con il proprio corpo. Per il neocapitalismo anche il sesso è diventato consumismo.
Molti nelle loro vite cercano un compromesso tra questi due assunti, provando talvolta dolore esistenziale dopo il piacere, cioè facendosi attanagliare dai sensi di colpa e dai rimorsi per aver trasgredito le regole. Alcuni cercano invano un giusto mezzo, seppur oscillino spesso in modo schizoide tra il materialismo totale e il moralismo giudicante e perbenista di primo Novecento. C'è in alcuni quella che Battiato definiva la "lotta tra sesso e castità".
Oggi coloro che non provano piacere, ovvero coloro che soffrono di anorgasmia e di anedonia, vivono intimamente un dramma, perché se un tempo si doveva distinguere tra dovere e piacere, oggi il piacere, il godere sono diventati un dovere assoluto.
Il piacere dell'animo e della mente è potenzialmente pericoloso per il potere perché potrebbe portare a un'elevazione spirituale, intellettuale, culturale degli individui, che, uniti insieme, potrebbero causare una trasformazione socioculturale, intellettuale, spirituale, che potrebbe a sua volta far inceppare il sistema. Il potere teme i liberi pensatori, gli esseri spirituali, gli intellettuali, gli artisti e per questo motivo li copta o li isola; non ci sono vie di mezzo: integrazione o esclusione dal sistema.
Pasolini scriveva in una lettera a Silvana Mangano: "Sono gli I' M., per citare Elsa Morante, gli Infelici Molti, ossia la maggioranza, o la media, fondata sulla razionalità e il buon senso, che non comprendono la grazia di Dioniso, la sua libertà, e perciò finiscono atrocemente nella strage: di cui peraltro la irrazionalità stessa è patrona". Questo poteva valere decenni fa. Oggi a mio avviso non è più così. Il sesso oggi ha perso la sua forza dionisiaca. Oggi la sessualità libera è diventata prassi comune, è diventata stereotipata, un vero e proprio imperativo sociale. Il potere ha dato via libera al piacere del corpo, perché è il più facile, il più intenso, il più naturale, il più popolare. Il sesso è diventato un'arma di distrazione di massa, una piccola libertà per non riflettere, per non pensare ai grandi problemi economici, sociali, culturali, religiosi del proprio Paese e del mondo intero. È un contentino che il potere elargisce. Ma Lord Chesterfield ne "L'Educazione di un gentiluomo" già ammoniva: "La fatica è tanta, il piacere è effimero e la posizione è ridicola."
Un essere umano invece per provare piacere intellettuale e spirituale deve essere educato, formato, guidato. Sono avvenuti sia il depontenziamento quasi totale del dionisiaco che dell'apollineo. Il sesso ha perso qualsiasi valore (si fa perché lo fanno tutti, si fa tanto per fare. Ha perso anche un senso trasgressivo, emancipatorio, politico, come ad esempio nel'68), ma lo stesso dicasi anche per la riflessione, per la spiritualità, per l'umanesimo, che sono considerati dei passatempi, delle attività inutili, delle cose superflue. Il potere ha grande paura che gli individui riescano a vivere integralmente sia il loro lato dionisiaco che apollineo. Nessun sociologo, psicologo, psichiatra, antropologo, medico, filosofo sa davvero che cosa succederebbe se un popolo fosse sia dionisiaco che apollineo. Forse nessun uomo può essere veramente entrambe le cose: al massimo chi è dionisiaco da giovane può essere apollineo da maturo.
Il vero piacere, per Epicuro, è dato dall’assenza di dolore nel corpo (aponía) e dalla serenità interiore, ovvero da un animo non turbato (atarassía). Ma lo stesso Epicuro sosteneva erroneamente che il piacere è facilmente conseguibile e il dolore facilmente sopportabile. No. Caro Epicuro, mi dispiace. Non è assolutamente così. Ma qualcosa da Epicuro c'è da riprendere e imparare: bisognerebbe godere dei nostri periodi di tranquillità, in cui non proviamo dolore fisico e non soffriamo interiormente. Già questo sarebbe molto e ci faciliterebbe la vita quotidiana.