Quando attraverso sulle strisce sono poche le macchine che si fermano. Soprattutto quelli con i Suv (che hanno sostituito le berline di un tempo) aumentano la velocità. Hanno voglia di fare le pubblicità progresso! Cammino all'alba o poco dopo. Quindi molti automobilisti sanno che non ci sarebbero testimoni. Non ci sono telecamere e a quell'ora neanche vigili o carabinieri. Quando qualche automobilista ferma la sua vettura per farmi passare - evento raro- lo ringrazio, facendogli un cenno con la mano. Sarebbe un suo dovere fermarsi. Dovrebbe essere la regola, ma visto che è una mosca bianca lo ringrazio perché ha dimostrato senso civico per quella volta. Forse si tratta anche di mostrare una certa risolutezza ed attraversare la strada con piglio deciso. Ma io non voglio rischiare. Ogni volta che si cerca di attraversare la strada il pedone e l'automobilista iniziano una negoziazione in cui è quasi sempre questo ultimo ad avere il coltello dalla parte del manico.
È tutto uno scambio di sguardi. L'automobilista guarda se il pedone si avventura o meno sulle strisce. Nel giro di un secondo deve calcolare se fa in tempo a passare prima con la macchina oppure decidere di far passare il pedone. Ci sono due attori in gioco, in cui uno è avvantaggiato. La decisione non può essere unilaterale. Spesso prevale il buonsenso.
Non sempre le strisce si vedono. In alcuni punti sono molto sbiadite, talvolta quasi scomparse, ma questo accade in tutte le città. In caso di incidente vorrei essere risarcito e ho paura che diversi sarebbero i pirati della strada. Preferisco non rischiare. È anche l'occasione che fa l'automobilista incivile. Ogni anno è una strage di ciclisti e pedoni sulla strada. Dovrebbe essere affare di stato la sicurezza sulle strade. Le cifre non sono degne di un paese civile, anche se l'incidente può capitare a chiunque. Basta una distrazione.
Una volta o l'altra mi mettono sotto quando vado a camminare. Oggi ho attraversato sulle strisce ed uno con una macchina di lusso ha accelerato invece di rallentare. Ci sono anche alcuni che si credono padroni del mondo o della strada. Si potrebbe scrivere sulla macchina come status symbol o addirittura come "carta di identità", cantava anni fa Max Pezzali. Comunque ho mandato a quel paese quell'automobilista. Oggi mi è scappato. Ho sbagliato perché non si sa mai in chi possiamo imbatterci. I violenti sono sempre dietro l'angolo.
Quando stavo ritornando a casa, la stessa macchina ha sgommato, voleva venirmi dietro forse, io me ne sono accorto e forse ci ha ripensato. Se venissi aggredito potrei documentare tutto con il telefonino, ma qualcuno potrebbe anche spaccarmi il telefonino. Se poi un energumeno ti aggredisce e ti manda all'obitorio si prende pure una pena esigua! Tutto questo potrebbe accadere per un futile motivo. Il problema qui non è affatto la mia cittadina. Nord, Centro o Sud sono uguali in questo senso. Il guaio è che viviamo in una società tecno-tribale, in cui ci si scanna per dei motivi futili. Può succedere a chiunque di essere vittima, a molti di essere carnefice.
Tre giorni fa ho attraversato in un altro punto e mi sono accorto all'ultimo che stava arrivando a velocità sostenuta una macchina in contromano. Questa volta era una utilitaria. A bordo c'erano una donna sulla sessantina e al suo fianco molto probabilmente la sua nipotina. Il bello è che anche in questo caso la donna mi ha visto ma non ha rallentato. Il pedone ma anche il ciclista non vengono tutelati. Il guaio è che tutti vanno sempre di fretta.
La colpa è del mondo che va di fretta? No. È questione di avere un minimo di civiltà e di rispetto verso il prossimo. In entrambi i casi era questione di rallentare un poco, cioè di perdere al massimo tre secondi del proprio tempo. Si vede che tre secondi del proprio tempo valgono di più della vita altrui o comunque dell'incolumità altrui.