R. I. P. plastica

R. I. P. plastica
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In quest'ultimo periodo spesso sento parlare dell'eventualità di abbandonare la plastica o, almeno, quella non riciclata. In molti si chiedono se, effettivamente, le future azioni del governo andranno a gestire questa situazione e come si procederà. La cosa certa è che ci sembra impossibile un mondo senza questo materiale, il quale compone anche gli oggetti più inaspettati. Se ci pensiamo forse mai diremmo che elementi in plastica compongono le salviette umidificate, lo smalto,alcune bustine di the, tessuti sintetici, scontrini o chewing gum, ancora meno ipotizziamo che microplastiche si annidano nel sale da cucina che usiamo abitualmente, eppure, una ricerca di Greenpeace e dell'università sudcoreana di Incheon dimostrerebbe quest'ultimo fatto. Non solo, ulteriori ricerche condotte dal sito di informazione no profit Orb Media, testando 159 campioni d'acqua potabile di diverse città ha confermato che microplastiche sono contenute addirittura in ciò che beviamo, per non parlare del cibo introdotto.

D'altronde, se ci fermiamo a pensare, la plastica è ovunque, rappresentando il 94% dei rifiuti urbani italiani. Sul sito del WWF è inoltre evidenziato come la produzione mondiale sia passata dai 15 milioni del 1964 agli oltre 310 milioni attuali.

La plastica si trova pertanto negli oceani, nei ghiacciai e nei luoghi più inaspettati. È, inoltre, il terzo materiale più diffuso al mondo dopo l'acciaio e il cemento, con la differenza che è molto più dannosa e dispersiva.

La plastica è un materiale essenziale in certe misure ma quello che preoccupa è quando quest'ultima viene utilizzata in eccesso e soprattutto disperdendola nell'ambiente. Essa è composta da carbonio e idrogeno derivati dal petrolio e dal metano e perciò risulta dannosa agli esseri viventi.

L'Europa ha deciso di muoversi verso alcuni cambiamenti. Il parlamento ha da poco approvato una nuova legge che vieta l'uso di articoli in plastica monouso come piatti, posate o cannucce con 560 voti favorevoli, 35 contrari e 28 astenuti. Inoltre maggiori controlli sul reciclaggio e sulla produzione, introducendo multe verso chi non rispetta l'ambiente o il recupero.  Gli stati si impegnano inoltre a raggiungere la raccolta delle bottiglie di plastica del 90% entro il 2029, le quali dovranno essere costituite per il 25% di materiale di recupero entro il 2025. Un passo in avanti verso un'economia circolare.

Nel nostro piccolo alcune azioni possono aiutare a limitare il consumo di plastica. Ad esempio  riutilizzando bottiglie di vetro riempiendo con acqua proveniente dagli appositi erogatori, di recente messi a disposizione in molti paesi, a basso costo, oppure riducendo l'acquisto e l'utilizzo di prodotti in plastica, in particolar modo non riciclata. Evitare di usare buste in plastica e comprare alimenti sfusi sono altre idee.

Anche se ci sbra impossibile vivere senza basta pensare a quando questa era quasi assente nella quotidianità e riflettere su ciò che significherebbe davvero vivere in un mondo soggetto alla plastica.

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