Perché è giusto e sacrosanto il vitalizio al poeta Aldo Nove...

Perché è giusto e sacrosanto il vitalizio al poeta Aldo Nove...
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Il 6 giugno 2022 il governo italiano ha concesso il vitalizio della legge Bacchelli al poeta, scrittore, sceneggiatore Aldo Nove (pseudonimo), che ha una grave malattia e naturalmente si trova in uno stato di povertà.  Addirittura Aldo Nove ha chiuso temporaneamente il suo profilo social, probabilmente per non ricevere  insulti e offese. Dirò subito che l'invidia è una brutta bestia, che determina odio e talvolta sfocia nella violenza verbale. Questi odiatori molto probabilmente non hanno mai letto Aldo Nove. Questi odiatori si scordano che Nove è una persona fragile in quanto malata e povera. Dimostrano perciò di esseri dei lestofanti o delle persone malate di protagonismo, nel migliore dei casi.  Ogni tanto andavo a visitare il profilo Facebook e mi stupivo di quanto odio attirasse e mi ritenevo fortunato, io che non attraggo amore, ammirazione ma nemmeno quell'antipatia viscerale. Per quanto mi riguarda Nove ha il sacrosanto diritto di ricevere il vitalizio, ricordando, senza stare a scartabellare tutto il curriculum artistico,  che ha scritto la raccolta di racconti Superwoobinda (che ha fatto epoca), che ha pubblicato con le migliori case editrici italiane, che è stato inserito in un'antologia poetica nientemeno che da Sanguineti. Nove è una realtà,  è un nome della letteratura italiana. Di questo bisogna prenderne atto e lo scrive uno che non ha alcun interesse a riguardo in quanto lo trova antipatico, spesso non è d'accordo con lui, non ha alcuna intenzione di inviare un manoscritto a una grande casa editrice, non vuole nessun favore da lui. Ma al di là di come la si pensi bisogna riconoscere i meriti letterari e culturali di Nove. Potrà non piacere il suo personaggio, ma bisogna constatare la sua validità intellettuale,  di alto profilo, e il suo apporto culturale significativo. Quando si valuta un artista un minimo di obiettività è richiesta. E se uno qualsiasi non ha alcun strumento intellettuale per valutare che allora si affidi al responso degli addetti ai lavori. Lo so che leggere alcuni libri  di Nove è più impegnativo che leggere i suoi post sui social, ma è doveroso farlo.  Potranno ad alcuni moralisti non piacere alcuni suoi eccessi giovanili, ma questi si dimenticano di essere stati giovani oppure non è colpa di Nove se non sono mai stati giovani. Altri odiatori potranno dire che se li è sperperati i soldi, che non è stato avveduto. In realtà le royalties sono ben poca cosa, gli scrittori e i poeti vivono in ristrettezze economiche, come testimonia a ragione la grande scrittrice Veronica Tomassini. Ad alcuni, compreso me, non sono piaciute alcune uscite di Nove sui social, che per esempio criticava il pensionato di Civitavecchia,  suicida perché aveva perso tutti i risparmi per colpa della banca. Purtroppo i soldi servono per vivere, sono importanti e Nove sbagliava a scrivere che "il culto dei soldi è il cianuro dei popoli". La questione è che si può anche vivere sotto un ponte, fino a quando si è in salute. Ma chiunque commette errori e questo non è assolutamente un errore imperdonabile. Qualsiasi utente di Facebook scrive ogni tanto delle panzanate,  solo che in caso di un personaggio pubblico la cosa salta subito all'occhio. Riguardo ai soldi, si pensi che anni fa un altro nome delle patria lettere come Giuseppe Genna dichiarava che non aveva i soldi per andare dal dentista. Conobbi tempo fa una poetessa molto valida che non riusciva a pagare anche lei il dentista. I problemi quotidiani di chi scrive sono questi. Sono queste le contrarietà in cui si imbattono gli artisti ed è anche per questo che non voglio fare né voglio essere considerato un artista (forse mi porterebbe sfiga). Anni fa pensavo che un Paese raggiungesse un minimo di civiltà se eliminava la leva obbligatoria e dava un reddito di cittadinanza a tutti.   La prima cosa è stata ottenuta. La seconda forse non avverrà mai per il nostro debito pubblico oltre che per le resistenze degli industriali, che avrebbero molta più difficoltà a sfruttare le persone. Ben venga quindi il vitalizio a Nove, che almeno ripara una grave ingiustizia. E poi mi dico io quali erano i veri motivi se non ideologici o di invidia da addurre per non dare il vitalizio a Nove? Il fatto che sia relativamente giovane non significa niente. Il suo grande talento letterario è già stato ampiamente riconosciuto. Non sono solo io a scriverlo. Ha iniziato a far parlare di sé come "cannibale", ma si è evoluto, è andato oltre, ha scritto molto, ha sperimentato. E allora perché tanto odio da parte del web? Tutto ciò è fuori luogo, è incomprensibile oltre che francamente disumano. Certi appassionati di letteratura si rivelano in tutta la loro pochezza e in tutta la loro miseria umana. Certo Nove a volte poteva essere divisivo,  però dov'è il rispetto della dignità umana, l'empatia, la comprensione o almeno il rispetto di chi la pensa diversamente da parte di certi appassionati di letteratura, veri o sedicenti tali? Non è la letteratura disciplina umanistica e che riguarda perciò l'umano? Dov'è l'umano in certi hater? Si sono forse dimenticati di essere umani in nome di una polemica sterile, che non ha modo di esistere. Lo so bene che ad alcuni non vanno bene i letterati che diventano protagonisti delle patrie lettere e che alcuni scrittori pensavano che Nove gli rubasse la scena o che a lui non spettasse tutta quella fama. Di tutto ciò si potrebbe discutere per ore. Personalmente non ricordo o non ho mai saputo che Nove abbia ostracizzato artisticamente qualcuno. Forse sarà per mia ignoranza o una mia lacuna, ma non sono a conoscenza che abbia fatto certe bassezze. Poi ricordiamoci che la legge Bacchelli spesso viene utilizzata per aiutare economicamente artisti di spessore intellettuale molto inferiore rispetto a Nove. Non dimentichiamoci che a volte alcuni presidenti della Repubblica hanno fatto cavalieri alcuni piccoli industriali che poi venivano indagati, sversavano materiali tossici o fallivano. In questo caso il vitalizio è un atto dovuto al talento di Nove e alla condizione umana in cui versa. Non è assolutamente assistenzialismo. Chi lo pensa è in malafede. Sono ben altri gli sprechi dello Stato e sono ben altri i mangiapane a tradimento. Uno dei primi intellettuali a cui Nove inviò una sua opera fu l'ex brigatista rosso Renato Curcio, che giustamente rispose di essere un sociologo e che nel caso di Nove si trattava di letteratura, per cui lui non poteva giudicare. Ebbene molti scritti di molti autori hanno un carattere sociologico o umano, ma francamente in Nove c'è molto di più: obiettivamente c'è letteratura. E si badi bene, ci tengo a sottolinearlo, che io non sono in alcun modo amico di Nove e che non voglio niente da lui. Voglio solo testimoniare e confermare che a mio modesto avviso lo Stato ha preso una decisione saggia e umana.

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