L'Italia, ovvero un Paese in declino inarrestabile?

L'Italia, ovvero un Paese in declino inarrestabile?
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Viviamo in un Paese in declino. Forse il declino è inarrestabile. Forse l’unica cosa da fare sarebbe partire, emigrare, salutare definitivamente questo Paese: questo Paese che ormai dà poche opportunità di realizzarsi ai giovani. Naturalmente come tutti anche io spero che la ripresa economica sia dietro l’angolo. Resto, così in attesa, come molti, a sperare in un cambiamento, in una svolta. Siamo in piena crisi. Scarseggiano i capitali. Le stesse banche non hanno grande liquidità. Il debito pubblico dai primi anni '80 ad oggi è cresciuto vertiginosamente. Altrettanto non si può dire del nostro prodotto interno lordo. La situazione non è allettante nemmeno se si considerano tutti gli altri indicatori economici. L’industria è in crisi. Gran parte dell’economia nostrana è in mano ai banchieri e alle società straniere. Ci vorrebbe un nuovo miracolo italiano. E’ un paese anomalo l’Italia. I lavoratori italiani sono tra i meno pagati di tutta Europa. C'è tanta disoccupazione, soprattutto giovanile. Ciò nonostante i nostri politici sono tra i più pagati d’Europa. Ogni tanto qualche intellettuale o qualche giornalista denuncia i privilegi della casta. Un poco di rumore e poi nulla. Siamo un Paese a crescita zero e con un tasso di povertà tra i più elevati in Occidente. I giovani sono precari e non si sposano. Allo stesso tempo siamo anche il Paese più vecchio d’Europa. Ed allora sorge spontanea una domanda: chi pagherà le pensioni? I giovani precari? Gli immigrati ? Hanno fatto per bene i conti? Ma non è tutto. Siamo noti in tutto il mondo per la nostra dipendenza energetica. Ma siamo anche uno dei paesi più motorizzati del mondo. L’esempio degli olandesi, che si muovono in bicicletta, sembra essere improponibile. Le fonti di energia rinnovabili e il nucleare? Manco a parlarne. Siamo ancora indietro.  Tutto ciò causa un immobilismo permanente. La stessa cosa dicasi per nuove infrastrutture, che potrebbero renderci più competitivi. Non parliamo dei servizi pubblici. L’Italia è il Paese in cui paghi biglietto, supplemento rapido e prenotazione per Eurostar, che poi arrivano sempre in ritardo. E’ il Paese dell’Alitalia. E’ il Paese dei lacci e lacciuoli burocratici e di leggi talvolta arzigogolate, frutto del garantismo e sovente garanzia di impunità. E’ un Paese in cui i cittadini vogliono vivere sempre al di sopra delle proprie possibilità economiche, inseguendo gli status symbols della fascia di reddito più elevato. Molti bambini hanno il telefonino. Molti adulti comprano solo le griffe. Per le strade girano molti Suv. Ora tutto ad un tratto siamo diventati più poveri. Gli esperti ci dicono che i figli saranno più poveri dei padri. Ci dicono che la crisi economica è mondiale e che inoltre stiamo pagando i danni della prima Repubblica, in cui avvenne la moltiplicazione degli enti inutili e in cui grandi opere pubbliche divennero cattedrali dell’incompiuto. Non parliamo poi di istituzioni. Gli italiani non hanno fiducia nelle istituzioni e qualche motivo valido ce l’hanno. Stendiamo poi un velo pietoso sull’università italiana: un’istituzione, in cui alcuni baroni tramite concorsi truccati elargiscono posti ad amanti e parenti. Le chiamano Parentopoli. Eppure l’università italiana dovrebbe essere il fiore all’occhiello delle istituzioni. L’Italia è il Paese in cui i politici investono malissimo le risorse economiche del paese. Non investono nella ricerca scientifica, nella conservazione del patrimonio artistico, nella cultura. Gli operai continuano a morire nelle fabbriche. Ma vengono sempre assunti pochi ispettori del lavoro. Lo stesso dicasi per quanto concerne la sicurezza stradale. E’ da anni che ci sono le stragi del Sabato sera. Recentemente hanno inasprito le sanzioni e le pene. Però è inutile inasprire le pene, se poi scarseggia la polizia stradale. Non parliamo poi dei femminicidi. Ma chi critica più questo stato di cose? Nessuno. Infatti l’opinione pubblica non esiste più. Punto e basta. Almeno un tempo si poteva dire che gli italiani erano dei voltagabbana e cambiavano spesso opinione. Oggi a nessuno gliene frega niente di niente: più prosaicamente “Francia o Spagna purchè se magna”. Il problema è che qui non si magna più. Nel frattempo le ragazze sognano di diventare veline, i ragazzi di diventare calciatori. I giovani italiani aspirano anche a diventare dei tronisti o dei naufraghi. E’ un paese folle l’Italia, perché per essere rispettato e per guadagnare cifre da capogiro devi andare a fare il buffone o il personaggio in televisione. Se non appari non esisti. Una parte consistente dei giovani aspetta il sabato sera per ectasiarsi o per sniffare in discoteca. Cosa può fare il singolo individuo per cambiare questo stato di cose, visto e considerato che la società civile sta scomparendo? Nonostante tutto siamo in paese a vocazione turistica. Questa è la nostra risorsa ed anche la nostra speranza. Ci salverà il turismo? Basterà da solo? Oppure siamo un paese ormai allo sbando e senza futuro? Non ci resta che sperare nel Ricovery Plan. Ma saremo in grado di sfruttarlo adeguatamente?

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