L’IMPERATRICE PROIBITA

L’IMPERATRICE PROIBITA
}}

Uno sguardo sulla reggente Cíxi e sulla rivolta dei Boxer in Cina.

L’imperatrice Cíxi in portantina.

PREAMBOLO:

Quando, all’inizio del 1900, il colonnello montebellunese Vincenzo Garioni si apprestava a partire alla volta di Pechino, per domare la rivolta della setta degli “Yehequan”, poi divenuta “Yehetuan”, ossia “Società della Giustizia e della Concordia”, detti anche “Boxer”, non pensava che forse, dietro e dopo tutto, il suo più grande avversario sarebbe stata una donna; l’imperatrice madre Cíxǐ. E non pensava che avrebbe combattuto nell’evento più importante della storia del moderno Oriente, evento spesso derubricato a semplice, misconosciuto incidente.

IL CONTESTO STORICO:

Era stata proprio l’Italia a pretendere e non ottenere la cessione dello scalo navale della Contea di Sanmen, provincia del Zhejiang. Gli italiani non lo pretesero per reali necessità navali, quanto perché dopo la Guerra dell’Oppio, la terrificante rivolta dei Taiping e la guerra sino-giapponese del biennio 1894-1895, le potenze occidentali si erano abituate a suddividere il Paese di Mezzo (così si definiva la Cina, per rimandare ad una idea di centralità, cui si opponeva la barbarie del mondo, fuori) in zone d’influenza.

La tensione fra l’Occidente e la Corte di Pechino si era fatta più forte ed ambigua. Una serie di eventi quali siccità e carestie scatenarono nei contadini l’impressione che il Cielo, ed il mandato che esso aveva rimesso nelle mani del suo Figlio prediletto (l'imperatore)  stesse vacillando, anche a causa degli occidentali. Se poi consideriamo che la dinastia Qing che governava il paese dal 1644, non era propriamente cinese ma proveniva da nord, dalla Manciuria in particolare, ed era vista da molti come usurpatrice; possiamo capire quale fosse la psicologia con la quale il cinese medio, cioè il contadino, si approcciava all’Occidente da un lato, ed alla propria realtà interna dall’altro.

Fu dalla provincia dello Shandong, allora sotto il controllo dei tedeschi, che prese vita la setta dei Boxer, xenofobi, che usavano solo armi tradizionali e credevano di essere invincibili alle “diavolerie” occidentali. Ma i Boxer non erano semplicemente xenofobi; erano anche fortemente anti-cristiani, forse reduci di quell’evento che fu la variante “cristiana” della terrificante rivolta dei Taiping.

Quei Boxer che poco timidamente si affacciavano sulla scena storica del Paese di Mezzo, avrebbero determinato ben più di una crisi dinastica, ma una crisi di un’intera civiltà, che sarebbe completamente sfuggita di mano alla reggente Cíxǐ.

L’IMPERATRICE MADRE CIXI:

L’imperatrice madre Cíxǐ nei primi anni del ‘900.

In un paese nel quale l’assolutismo aveva quasi il volto di una teocrazia, non fu difficile per la figura politicamente preminente delle tarda dinastia Qing, associarsi al bodhisattva Guanyin; la Luna. Pare che il fatto di essere stata una donna abbia giocato un ruolo fondamentale nella successiva damnatio memoriae che la colpì.

L’imperatrice madre Cíxǐ fu una figura straordinaria, certamente una delle donne più potenti e controverse mai vissute.

Nata ufficialmente il 29 novembre 1835 in un quartiere di Pechino, da un mandarino manciù, o forse adottata ed affrancata da una poverissima famiglia di contadini di Xipo - come affermato da LiuQi, il direttore dell'Ufficio di cronache locali della città di Changzhi, nel suo “Decifrando il mistero della giovinezza di Cíxǐ” - crebbe in bellezza ed intelligenza tanto da riuscire ad entrare a Corte come concubina dell’imperatore Xianfeng, e dando a quest’ultimo un erede maschio, il futuro imperatore Tongzhi. Il marito morì nel 1861 ed a Cíxǐ venne conferito il titolo di 聖母皇太后, ovverosia “Santa Madre Imperatrice Vedova”, co-reggendo l’Impero con la prima consorte di Xianfeng, ossia l’imperatrice Ci’an. Il giovane imperatore Tongzhi morì nel 1875; fu allora che Cíxǐ e Ci’an fecero nominare sovrano il nipote della prima, il giovanissimo Guangxu.

L’imperatrice vedova Ci’an morì durante un’udienza di palazzo nel 1881; i sospetti di un avvelenamento da parte di Cíxǐ emersero solo dopo molti decenni.

Cíxǐ allora proseguì la reggenza da sola.

Il contributo della donna alla politica del paese fu alquanto contraddittorio; rafforzò i commerci con le potenze straniere, mantenne ottimi rapporti col personale diplomatico, sollecitò la costruzione di ferrovie, favorì l’introduzione del telegrafo, ma represse duramente il tentativo della “Riforma dei Cento Giorni” del giovane nipote Guangxu nel 1898, ponendolo agli arresti domiciliari e giustiziando i suoi collaboratori.

Fu una femminista ante-litteram, abolì l’odiosa fasciatura dei piedi, cui lei non era stata sottoposta in quanto manciù e non cinese, abolì la terribile “morte dei mille tagli”, etc.

Fu dunque una figura ambigua, anche e soprattutto durante la ribellione dei Boxer, che in seguito analizzeremo.

Morì il 15 novembre 1908, un giorno dopo il nipote Guangxu, e dopo aver messo sul trono Puyi, il bambino reso famoso dal film di Bernardo Bertolucci.

La dinastia Qing, ed il Celeste Impero le sopravvissero di soli 3 anni.

LA RIVOLTA DEI BOXER:

Ma quale fu il ruolo dell’imperatrice in questione nella rivolta dei Boxer?

L’imperatrice Cíxǐ, giunta ormai a 65 anni di età, dovette da un lato condannare i Boxer rivoltosi e la loro dilagante violenza, dall’altro dovette e volle arginare lo strapotere dei paesi occidentali, che stavano mettendo in crisi l’integrità del Paese di Mezzo, paese che non ebbe mai grandi mire espansionistiche. Da parte sua Ella garantì spesso buoni rapporti col personale diplomatico occidentale, ma il 20 giugno 1900, venne assassinato a Pechino l’ambasciatore tedesco von Ketteler, proprio mentre la situazione, degenerando, aveva costretto l’imperatrice a far evacuare i diplomatici occidentali da Pechino sotto apposita scorta; ma questi rifiutarono.

A quel punto, anche in assenza di parte del suo staff, confuso ed incerto, in assenza dei suoi maggiori consiglieri, ma persuasa dal principe Duan (grandissimo sostenitore dei Boxer), la sovrana fece la mossa peggiore che avrebbe potuto fare, un errore, comprensibile per un umano, intollerabile per un’imperatrice con potere di vita e di morte su centinaia di milioni di persone: appoggiò i rivoltosi.

La sua idea era che questi ultimi avrebbero potuto contrastare, almeno in parte, la crescente violenza degli occidentali. Dobbiamo precisare che mentre nelle guerre fra europei, ad esempio, vigeva un codice d’onore molto rigido, nelle guerre contro “l’altro”, il diverso relativo o assoluto (come era accaduto con i nativi americani), nessun codice poteva tenere; la spietatezza diventava l’unica regola.

Poco dopo arrivarono i distaccamenti dell’Alleanza delle Otto Nazioni (Russia, Inghilterra, Francia, Stati Uniti, Germania, Italia, Giappone e Austria).

Il 21 giugno 1900 Cíxǐ arrivò perfino a dichiarare guerra alle potenze succitate, le quali ebbero rapidamente la meglio, come avevano previsto, peraltro, i vecchi consiglieri della sovrana. L’evento più preclaro di tutto ciò fu quando i diplomatici asserragliati nei quartieri delle Legazioni, riuscirono a resistere in pochi contro un numero enorme di Boxer per ben 55 giorni! Fino cioè al 15 agosto, data di arrivo a Pechino delle truppe occidentali. Era evidente che i rivoltosi erano male armati, fanatici, illusi convinti di essere invincibili. Le perdite fra di essi furono enormi, e le atrocità compiute dai novelli “conquistadores” furono, come prevedibile, assolutamente spaventose.

Cíxǐ dovette fuggire si dice travestita da contadina, o indossando un abito celeste, caricata su un carro trainato da un mulo, eppure, nonostante fosse apparentemente priva di sostegno, moltissimi governatori, generali e parte della popolazioni le mandarono aiuti ingenti, e le rimasero fedeli; donandole cibo, nascondendola e conducendola incolume fino a sud, a Xi’an. Anzi, Ella sfruttò la crisi per crearsi una nuova opportunità di affermare il proprio potere.

Al suo rientro a Pechino, nel 1901, l’imperatrice Cíxǐ dovette comunque sottoscrivere il Protocollo dei Boxer, accettando condizioni pesantissime per la Cina, soprattutto in termini risarcitori verso l’Occidente. La sovrana “concesse” a molti degli esponenti del suo governo di “suicidarsi con onore” ed ammise con rammarico la sua responsabilità negli accaduti.

Incredibilmente, Cíxǐ continuò a governare, seppure con poteri più flebili, fino alla morte.

CONCLUSIONI:

Cíxǐ venne incolpata di aver fatto solo i suoi interessi e non quelli della dinastia, una sorta di “calcolo personale”; è pur vero che Cíxǐ era immedesimata nella dinastia, quindi tale affermazione non era del tutto errata. Pensò ai suoi interessi, che erano in parte quelli dei Qing.

Dobbiamo forse prendere in considerazione “l’alterità” nonché le responsabilità di una donna che teneva le redini di uno degli imperi più vasti ed antichi al mondo, nella sua fase di maggior crisi. Cíxǐ non mangiava occidentale, ma non disdegnava di stringere la mano alla moglie di un ambasciatore; era una fervente buddhista, ma teneva in considerazione il Cristianesimo; fece installare telegrafi in alcune città cinesi, ma proibì il telefono all’interno della Città Proibita; deprecava le scollature delle donne occidentali ma pare (pare) leggesse con interesse la riviste di moda europee. Era una donna caparbia, intelligente che viveva in una Cina antichissima e tentava, con tutti i suoi limiti di entrare nella mente e nel cuore dell’Occidente. Pronunciava qualche parola di inglese e si scambiava regali con la regina Vittoria. E questo forse spaventò la Corte e spaventò anche lei.

La rivolta dei Boxer impedì per un periodo ragionevolmente lungo l’ammodernamento massiccio della Cina - come era avvenuto invece in Giappone - e quindi di parte maggioritaria dell’Estremo Oriente. Solo oggi pare che quel grande paese stia recuperando il posto che gli spetta nella scacchiera mondiale, ed abbia intrecciato relazioni proficue con gli stessi paesi coi quali fu in guerra.

Sulla grande, potente Cíxi, un vero giudizio non sarà mai facile. Forse Ella fu realmente artefice di parte della modernizzazione della Cina - come sostiene la scrittrice Jung Chang -, seppure con delle comprensibili zone d’ombra. In ogni caso rimarrà un personaggio che affascina e fa discutere ancora.

Alfredo Cremonese

Fonti:

L’imperatrice Cixi”, Jung Chang, ed. Longanesi, anno 2015

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Ribellione_dei_Boxer

Le fotografie sono tratte da https://it.wikipedia.org/wiki/Cixi

Dalla stessa Categoria