Cosa significa innanzitutto "immagine residua"? La poetessa scrive che "è un'immagine falsa, un'illusione ottica che, in determinate condizioni l'occhio umano riesce a osservare anche se essa non è più presente nel campo visivo: partendo da questa particolare capacità oculare, che dura solo un battito di ciglia, si snoda un dialogo, tutto interiore, che narra un legame che continua a essere pur nella mancanza fisica dell'altro". Ancora l'autrice nell'introduzione scrive che "la poesia di Alessandro Fasciolo Crifò ha ispirato questi versi" e infine conclude che "è la poesia stessa lo strumento capace di custodire e rendere vive le immagini residue dentro ai nostri occhi". Il primo interrogativo che mi faccio è dove sia l'assenza. Nell'io che percepisce? È assenza dell'altro? Nella relazione stessa? È assenza della vita o di Dio? Queste parole, che ora vi ho riportato della Frati, dicono tutto o quasi su questa bella raccolta poetica della Frati. Interessante prima di tutto è il fatto che la poetessa parta da una illusione ottica, da un'impercezione per sondare il mistero dell'esistenza. Ci sono ancora oggi misteri della percezione come il blindsight. Lo stesso Zanzotto ha dedicato una sua raccolta ai fosfeni. La Frati quindi partecipa a questo rapporto sempre più stretto tra psicologia generale e poesia, pur non finendo in uno psicologismo per così dire di maniera. La Frati dà un'ulteriore prova di essere una poetessa, che ha raggiunto la sua maturità intellettuale ed emotiva; nonostante questo però allo stesso tempo dimostra ogni volta di sapersi rinnovare nella poetica e nella poesia. La sua creazione poetica è quasi senza tregua, volendo dire che coniuga elevata qualità e prolificità. È sempre sospesa tra vicissitudini e significazione, tra evento e parola. All'origine di tutto c'è la materia dei suoi giorni, il suo pane e companatico. La foce è poesia autentica che cerca di combattere, di superare quella che Luzi chiamava "la prosa del mondo", senza mai eliminare la problematicità e l'enigmaticità del reale. In questo poemetto si dimostra più poetessa di immagini e relazioni che di cose. Il suo dolore esistenziale viene espresso senza mai troppo espressionismo. Ha il coraggio e la saggezza di non soffermarsi troppo in descrizioni, anche se spesso oggi la poesia che va di moda è a tratti figurativa e impressionista. In questa raccolta tutto è interiore, tutto può essere accaduto in qualsiasi tempo e accadere in qualsiasi luogo. La bellezza di questa raccolta è data soprattutto da folgorazioni inconsce e sentenze sapienziali, che non vengono mai cercate forzatamente ma che scaturiscono in modo spontaneo, in nessun modo artificioso. Certi riverberi, certi riflessi colpiscono ogni lettore con un minimo di sensibilità poetica o comunque avvezzo alla lettura di poesia contemporanea. L'inconscio è sorvegliato come nella poesia di Gabriela Fantato. Il dialogo è incessante. È fluente, ma mai straripante. La poetessa alterna nel dettato momenti di chiarezza, che rischiarano il suo mondo, a momenti di oscurità, che restituiscono l'opacità, la complessità del mondo. È una poesia che può essere accostata a tratti a quella di Bianca Tarozzi per la fiducia nella memoria, pur riconoscendo i limiti della fugacità, della selettività, dell'infedeltà del ricordo. Ricorda la tragicità di Antonia Pozzi, il sentimento della Merini. Ricorda i rovelli esistenziali della Rosselli, pur senza cortocircuiti verbali. Ma allo stesso tempo l'incedere della Frati è autonomo per il suo stile e per il suo impasto di ragione, cultura e giusta dose di irrazionalità (perché la vita ha infinite varianti e microvariabili); infine è originale per l'amalgama di dolore, morte, amore. Il suo linguaggio non è mai medio né troppo criptico. Sa essere comprensibile e letterata. La Frati si distingue di nuovo per la facoltà evocatrice, per la capacità di ideazione e di immaginazione. Questa raccolta denota uno svolgimento non solo corretto ma ottimale al tema della vita. Infine una dichiarazione elogiativa, ma consequenziale a ciò che ho scritto: leggere questo libro fa bene al cuore e alla mente per chi si sa ancora volersi un poco di bene perché in questo perenne gioco sporco degli individui e delle organizzazioni ci vuole anche della poesia onesta a questo mondo.
Ecco alcuni brani:
...Potrai chiamarmi col mio vero nome?
O userai lo scoppio della luce,
il bianco tremolio delle scintille
che, dalle stelle, ti ricadrà in grembo?
Accovacciati all'ombra di noi stessi
vagheremo come pazzi,
come cani che non possono leccarsi
costretti in anguste museruole
sentiremo il richiamo della specie
perturbarci ogni possibile pensiero…
….Non sa invecchiare
questo dolore, questa pena
che chiama a perdonare
l'assassinio della gioia e della carne…
...Uguale sarà la colpa
che ci unisce, la mia
di non aver capito che l'amore
aveva artigli e denti aguzzi,
la tua di aver cercato
con l'opaco della vista
di uccidere l'innocenza adolescente.
Non ti darò mai
una degna sepoltura
ma ti terrò con me, nell'urna
che ricorda l'esistenza,
che offende e si ripiglia
la mia vita e ne fa polvere sottile,
sottile cenere che la morte
invita al suo banchetto
di buio e di tenebre.
Ora che ho occhi aperti,
non so più cantare
del bello
che alla vista appare. Le parole
che mancasti di tacere, le ritrovo
tutte appese come panni,
neanche il sole le riesce a cancellare,
mentre il tempo rinnova la promessa
di dar vita all'anima infeltrita,
sento un tremito raggiungere la schiena,
una nascita che avviene da me stessa
ritrovare, nella vergogna dell'uguale,
la fiammella da soffiare con le labbra…
...Tengo il dolore nei palmi delle mani,
l'ho addomesticato e sa anche cantare,
ha un volo cieco e non si sa posare
che su di me, vicino all'orecchio,
parla con la sua voce di vento
e mi spaventa quando al buio
si lascia accarezzare. Ora che sei
eterno, che dormi in un diverso
inverno, vedo la luce alzarsi
dentro l'aria, contro le foglie
cadute sulla terra, custodire il suono
che sarai domani. Ho perduto il volto
dentro gli occhi e il silenzio
piano piano s'allontana,
lasciando un'eco che rimbomba
nelle orecchie, un calore che piaga
le mani. La morte, lentamente,
toglie il sonno, la notte
si riempie di promesse
che gli amanti senza occhi sanno dare
a chi ama della vita solo quello
che la rende incapace di mentire,
più vera di una luce della notte
che fa vedere allo sguardo solo il buio…
...Niente si comprende
per davvero, il sopruso è l'atto
d'amore più comune, l'infame
ha ancora un riverbero d'affetto
e il bene è sepolto, come un osso,
da un cane fobico.
Questo pensiero fisso
offusca gli occhi e mette le stelle
tutt'intorno punizione: ecco dunque,
cos'è l'esser completi.
È recitare il bello della vita,
dare un limite all'infinito
e tutto lentamente si colora,
con le finestre bloccate sull'inverno
ogni dimora appare più sbiadita,
un pezzo della mente che riluce
e s'abbandona il corpo
il sogno eterno, al domani
in preda del ricordo
che appare vivo e non finisce il tempo
riescono che chiama, fa un fischio,
il suono della parola già annunciata...