La Uefa dice allo stadio arcobaleno

La Uefa dice allo stadio arcobaleno
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Il buon Ceferin capo della Uefa ha impedito che l'Allianz Arena di Monaco di Baviera si illumini in occasione della partita Germania-Ungheria dei colori dell'arcobaleno, simboli del pride, della lotta contro le discriminazioni di genere e le discriminazioni sessuali.

Dunque lo stesso Ceferin che si è battuto per il calcio popolare e contro la Super Lega dei club di calcio ricchi si schiera contro questa iniziativa, voluta dal sindaco di Monaco di Baviera, affermando che il calcio non si deve occupare di temi politici e non deve essere un pretesto per fare politica.

La stessa Uefa che è impegnata costantemente nelle scuole, etc. con campagne contro il razzismo e dell'ormai simbolico termine "respect", sempre la stessa Uefa che ammette e ben accoglie il gesto di inginocchiarsi come momento di ricordo dell'importanza della lotta contro il razzismo.

Certo questi sono tutti simboli che però vanno trasformati nella vita reale in concretezza, trasformare la forma in sostanza, però anche i simboli hanno le loro ragioni e il loro impatto. Come mai allora si può fare politica combattendo il razzismo (almeno simbolicamente), ma non si può fare un gesto politico illuminando l'Allianz Arena in vista della partita; è ovvio il perchè, perchè non si può dare un segnale all'Ungheria di Orban e all'Ungheria omofoba.

Tutti d'accordo nel porre una "spilletta" contro le discriminazioni di genere ma magari contro un'altra squadra, va bene fare una conferenza in cui si ribadisce la lotta contro le discriminazioni ma non durante o prima di una partita che vede contrapposta una squadra europea contro l'Ungheria. Ungheria che in questo stesso periodo vara una legge che vieta ai minori di diciotto anni di vedere film o serie tv in cui ci sono delle manifestazioni di omofilia, omosessualità e affettività omosessuale. Tutto questo è considerato dall'Ungheria diseducativo e questo vuol dire che l'omosessualità viene considerata come una cosa sbagliata, diseducativa, e quindi si può solo immaginare alla riduzione di libertà in Ungheria ma soprattutto a come vengono considerate le persone omosessuali, come sbagliate e diverse dalla normalità, come degli errori e di cattivo esempio.

La Uefa allora dice alla Germania e al sindaco di Monaco di mettere la testa sotto la sabbia, e dunque quando c'è da fare una manifestazione contro il razzismo tutti d'accordo inginocchiandosi e stendendo magari anche striscioni contro il razzismo, se invece prima di una partita contro l'Ungheria si dà il via ad una manifestazione più forte sempre simbolica (perchè si tratta di accendere delle luci) allora in quel caso si sta invadendo il campo della politica. Di fronte all'Ungheria di Orban e agli equilibri dell'Unione Europea e al quieto vivere la Uefa preferisce voltare lo sguardo da un'altra parte.

Ma il calcio è tra le cose più politiche che possano esistere, perchè è un incontro tra culture, è un organizzazione mastodontica che muove montagne di soldi, coinvolge milioni di tifosi, perchè veicola dei messaggi, perchè è radicato in dei territori. Quindi il calcio fa sempre politica, ma quello che probabilmente voleva dire Ceferin, era ed è, che il calcio non deve scomodare i manovratori e i governi, soprattutto nel momento in cui proiettandosi nel futuro bisognerà essere rieletti.

Scegliere di stare dalla parte dei diritti umani è un atto politico dovuto, che deve abbracciare e unire tutte le istituzioni comprese quelle sportive.

Raffaele Limata

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