Uno scorcio sul romanzo più enigmatico del mondo
di Alfredo Cremonese
Se cercassimo una conferma della grandezza del Rinascimento italiano, magari frugando in una biblioteca - come la Marciana di Venezia, appunto, ad esempio - cosa troveremmo?
Troveremmo l’Hypnerotomachia Poliphili, ovviamente.
Chi si nasconde dietro questo parolone così astruso? Innanzitutto potremmo azzardare una traduzione del titolo - scritto in greco, è evidente - come “La lotta del sogno d’amore di Polifilo”. Ma per rispondere correttamente alla domanda di cui prima, dobbiamo porcene un’altra; cos’è?
Si tratta di un “incunabolo”, ossia di un libro stampato a caratteri mobili nella seconda metà del ‘400, precisamente fra il 1455 (anno dell’invenzione della stampa a caratteri mobili) e il 1500 compreso.
Chi lo stampò?
Su questo non residua dubbio alcuno; fu il grande Aldo Manuzio, visionario e coltissimo umanista e tipografo del ‘400 e ‘500 veneziano, il quale introdusse una serie di innovazioni in gran parte ancora insuperate, quali il formato in ottavo - ossia una sorta di libro “tascabile” - e il carattere corsivo, rendendo in questo modo la stampa più economica e la diffusione dei libri più agile.
Tutto il mondo gliene sarebbe stato grato fino ai giorni nostri (e ben oltre).
L’Hypnerotomachia Poliphili fu data alle stampe nel 1499, ma chi era l’autore? Nei secoli, l’opera venne attribuita a più persone, personaggi del calibro di Pico della Mirandola, Leon Battista Alberti, Lorenzo de’ Medici o addirittura lo stesso Aldo Manuzio. Questa confusione deriva dal fatto che l’opera venne stampata anonima, vi era il timore che potessero esserci delle ritorsioni. In realtà, leggendo l’acrostico dato dalla combinazione della prima lettera di ogni capitolo, ne viene fuori:
POLIAM FRATER FRANCISCVS COLVMNA PERAMAVIT
Ossia: “frate Francesco Colonna amò intensamente Polia”.
In questo Francesco Colonna si sono volute vedere due distinte persone, un frate libertino nato a Treviso (o più probabilmente Venezia), o un nobile romano signore di Palestrina. L’attribuzione non è ancora certa, anzi, ma il campo dei possibili autori si è notevolmente ristretto.
Neppure riguardo le 170, bellissime xilografie che corredano il testo vi è un’attribuzione specifica… Mantegna? Carpaccio? Pinturicchio? Bellini? In questo caso i dubbi non possono ancora essere fugati.
Si può notare come - e d’altro canto non avrebbe potuto essere diversamente - le questioni dibattute sono molte. Se poi consideriamo quanto sia ermetico il testo… a maggior ragione! Si tratta infatti di un romanzo allegorico, le cui tematiche sono care anche all’Amor cortese, e del quale si dilettavano molto le corti rinascimentali. Il protagonista, Polifilo - che significa “colui che ama tutto” - intraprende infatti un complessissimo viaggio iniziatico verso vari e più livelli di amore, fino a giungere a quello che noi definiremmo l’amore platonico per la sua ninfa Polia. Elemento fondante di tutto il romanzo allegorico sono le architetture, anche vegetali. A fare da sfondo è l’isola di Citera, circolare e di 3 miglia di diametro, identificata da molti come Venezia stessa. Il fulcro della narrazione, come ben evidenziato dall’architetto Mara Filippi, è la fontana di Venere, ma le descrizioni delle architetture sono numerose, e si tratta, più che di questo, di vere e proprie visioni, di forme platoniche - come il cerchio, forma geometrica più pura in quanto avente infiniti assi.
Gli echi dell’architettura romana, anche nella descrizione della vegetazione, sono evidentissimi e molto raffinati, e richiamano la passione tipicamente rinascimentale per questo tipo di costruzione. Si passa dalla spiaggia esterna, sulla quale si infrange dell’acqua salmastra, fino alle opere musive, ai prati, ai viali lastricati di marmo ed a 20 (ben 20!) boschetti di vegetazione. E poi fiumi, animali e quanto di più raffinato e bizzarro si possa immaginare, tutto in funzione dell’opera centrale, che è una costruzione lapidea e vegetale: la fontana di Venere con relativo anfiteatro a contornarla. Esso è edificato in stile ionico, che ricorda più di ogni altro la delicatezza delle forme femminili, e si presenta come una costruzione a 3 ordini di colonne.
Jung pensò addirittura si trattasse di un libro che anticipava gli archetipi. Si tratta (senza alcun dubbio) di una selva di metafore, figure retoriche, neologismi germinati dal greco e dal latino.
Lo schema narrativo è addirittura simile a quello della Divina Commedia, i cui echi dovevano essere ancora presenti e persistenti nella memoria degli autori rinascimentali, i quali avevano di certo qualche dimestichezza con il finalismo teleologico (e non già teologico) dei loro predecessori. Quindi nell’Hypnerotomachia Poliphili vi è non una consolazione divina ma una visione pagana ed arcaica della natura. Insomma, non tutto si conclude col prendersi cura dell’anima per liberarla dai sensi umani, ma intraprendendo un percorso inverso per temperare i sensi mediante l’esperienza dionisiaca e paganeggiante.
Molto è stato detto e scritto a margine di questo testo, che mantiene pure la sua centralità rispetto a tutto quanto elucubrato in proposito (ricordiamoci che forse si tratta di un testo più “sperimentale” che “ideale”)... ed alcune di queste opere, come “Il Codice del Quattro” di Caldwel e Thomason, hanno perfino riscosso successo!
Un elemento bizzarro ed atipico di questo incunabolo - una frazione più in là dei manoscritto e più in qua dei libri stampati - è come esso sia riuscito a sopravvivere nei secoli. Forse, più del contenuto - che pochi hanno realmente letto - ha giocato forte il suo fascino immortale, nonché il fatto di essere finito nelle mire della autorità ecclesiastiche. In ogni caso, a proposito di vegetazione, l’Hypnerotomachia Poliphili è un fiore all’occhiello della nostra cultura, italiana, e perché no, anche europea e mondiale.
FONTI:
http://www.unabibliotecaunlibro.it/video?ID=267&PID=75
https://it.wikipedia.org/wiki/Hypnerotomachia_Poliphili
http://ingegnografico.com/hypnerotomachia-poliphili-il-libro-bello-e-impossibile/
https://www.liberliber.it/mediateca/libri/c/colonna/hypnerotomachia_poliphili_etc/pdf/hypner_p.pdf
QUI IL PDF DELL’INTERO ROMANZO: https://marciana.venezia.sbn.it/sites/default/files/repositoryfile/mostre-virtuali/aldo-al-lettore/polifilo.pdf
BIBLIOGRAFIA: Francesco Colonna, Hypnerotomachia Poliphili, con traduzione e commento a cura di Marco Ariani e Mino Gabriele, Milano, Adelphi, 2004
IMMAGINE DAL SITO: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/7c/Histoire_artistique_des_ordres_mendiants_299.jpg?uselang=it