Ucraina: la Guerra fredda non è mai finita

Ucraina: la Guerra fredda non è mai finita
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Un fiume, una semplice fiume, il Dniepr, divide un popolo, una Nazione e oggi il mondo. Il Dniepr taglia in due l'Ucraina separando un’anima russa di ucraini che parlano la lingua russa, che sono di religione ortodossa e residenti nella regione del Don, una volta figlia dell'Impero zarista. L’altra anima degli ucraini che vivono nelle terre dell'ovest (la regione della Galizia e dei territori confinanti con la Polonia, la Romania e la Slovacchia) e appartenute un tempo all'Impero austro-ungarico, invece, conosce un'altra lingua, un'altra cultura (quella danubiana o mitteleuropea), professa prevalentemente la fede cattolica, e vede l'Europa come la propria casa. Se non si parte da questo fatto non è possibile capire come si è arrivati a questa situazione drammatica. Repubblica federata all'URSS dal 1922, l'Ucraina è stata, come le altre repubbliche sovietiche (o forse anche di più), soggetta ad una forte campagna di russificazione, nonchè di collettivizzazione forzata delle terre sfociata nella tragedia dell'Holodomor del 1932. Nel dopoguerra, con il formarsi dei due blocchi, viene istituita nel 1949 la NATO (Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord) al fine di difendere gli Stati membri in caso di invasione sovietica: in pratica vennero costituite basi militari rivolte ad est all'interno dei territori dell'Alleanza atlantica. Tuttavia, una volta crollata l'Unione sovietica nel dicembre del 1991, la NATO che in teoria non avrebbe avuto più senso di esistere ha ampliato il numero dei propri membri con l'ingresso di molti Stati del ex-blocco comunista ( Repubbliche baltiche, Romania, Polonia, Ungheria), creando una profonda inquietudine e un profondo sospetto nella classe dirigente russa. Un clima simile si ebbe quando gli americani scoprirono la costruzione di basi missilistiche nucleari sovietiche sull'isola di Castro nel 1962, minacciando la terza guerra mondiale: i famosi corsi e ricorsi storici. Non ledere o minacciare gli interessi e gli equilibri altrui. Questo era l'accordo, questo era l'equilibrio mondiale, e lo è tutt'ora nonostante viviamo in un mondo oramai multipolare (con la buona pace degli americani!). E l'Ucraina era fondamentale per questo equilibrio. L'Ucraina divenuta indipendente e sovrana è stata sempre un pendolo oscillante tra la sfera europea e quella russa determinando i principali eventi del Paese negli ultimi 20 anni:  la rivoluzione arancione del 2004, il ritorno ad una più stretta collaborazione con la Russia da parte dell'ex-Presidente Janukovic sospendendo l'accordo di associazione con l'UE, la rivoluzione pro-Europa dell'EuroMaidan nel 2013 e l'occupazione della Crimea da parte dei russi nel 2014, fino alla volontà, sancita nella modifica costituzionale del 2019, di aderire alla NATO. Secessione delle regioni del Donbass a maggioranza russofila. Il fragile filo si spezza e inizia la guerra. L'autodeterminazione del popolo ucraino viene schiacciata dei carri armati e dalla logica dei due blocchi contrapposti ancora dura a morire. Questo è il punto su cui dobbiamo soffermarci. L'esistenza di una cortina di ferro che non è stata mai abbattuta nella mente dei governanti, nella mente dei leaders della NATO con lo spauracchio della russofobia e nella mente di Putin che, con la l'eterna paura dell'accerchiamento, deliberatamente invade uno Stato sovrano con la strategia della blitzkrieg, divenuta oramai guerra di logoramento. E l'Europa? L'iniziale incertezza sostituita da un'assoluta fermezza dei 27 Paesi, nonostante i dubbi sulle sanzioni economiche e le questioni relative alle fonti energetiche, sicuramente rende orgogliosi noi cittadini europei ma dimostra come l'Unione europea rimanga una confederazione di Stati, uniti nei principi dello Stato di diritto e nella tutela dei diritti umani ma sempre Stati separati dalle loro secolari storie, lingue e dagli interessi economici. Ma questa è un' altra questione.  Ora stiamo assistendo al cambiamento del mondo che conosciamo, avendo ben in mente un concetto: il valore della democrazia. La lotta per la democrazia, imperfetta, anche ingiusta a volte, il sacrificio per la democrazia eleva gli uomini chè allontanano l'ombra della paura tipica delle dittature. Non è perfetta perchè non siamo perfetti ma essa sola ci tutela. E i popoli lo sanno. Lo sanno gli ucraini che stanno dimostrando una resistenza ammirevole, lo stanno dimostrando i russi che non vogliono seguire il loro capo nella tragedia e lo stiamo dimostrando noi: pensare e agire come un solo popolo europeo, con una sola forza a difesa delle proprie libertà.

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