Due parole sull'indifferenza

Due parole sull'indifferenza
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I più gravi problemi che affliggono l’umanità sono le guerre, la sovrappopolazione, la fame nel mondo, la scarsità di risorse naturali, l’inquinamento, l’analfabetismo. Oggi i governanti di tutto il mondo stanno facendo ancora troppo poco per un vero sviluppo sostenibile. Chi vuole cambiare o correggere il sistema è visto come un sognatore inconcludente. Le cassandre vengono sempre emarginate, isolate, punite. Ma pensare di lasciare tutto così com'è, sperando che una probabilissima Apocalisse non si realizzi, non è forse un'utopia criminale? I governi fanno ben poco per il disastro ambientale per esempio. I cittadini si fidano ciecamente dei politici e sono immersi in quello che Debord chiamava "l'eterno presente". Mi chiedo se i governanti di tutto il mondo non pensino ai loro figli perlomeno. E i cittadini comuni non hanno forse figli e nipoti? Tanti dimostrano la loro miopia. Tanti dimostriamo miopia. Tanti coltiviamo il nostro orticello.  Questa è l'indifferenza nei confronti di coloro che verranno. L'etica della responsabilità di Jonas non ha mai trovato applicazione pratica. Passiamo oltre.  I cittadini dei paesi più industrializzati non muoiono di fame, ma stanno vivendo la crisi economica e una quota consistente della popolazione vive ipnotizzata dal tubo catodico, anestetizzata da psicofarmaci e tranquillanti, rassicurata nella propria comfort zone. Questo avviene perché la società occidentale è  stressante, ansiogena e deprimente. Ci sono anche alcuni dirigenti di azienda e chirurghi che per tirarsi su e reggere i ritmi lavorativi sniffano cocaina. È in crisi non solo la morale ma anche il morale delle persone. Siamo orfani di vecchi valori e vecchie ideologie, ma  altri valori e ideologie non ce ne sono all’orizzonte. Negli anni Ottanta pensavamo che saremmo morti per la bomba atomica e invece oggi l’unico bombardamento, salvo una pazzia di Putin,  a cui siamo sottoposti è quello delle notizie. Che dire della televisione? Come dichiarò Bruce Springsteen ci sono centinaia di canali ma quasi nulla dentro. In gran parte solo intrattenimento. La televisione con una funzione pedagogica iniziata con il maestro Manzi è finita grossomodo, salvo rare eccezioni, con la direzione di Rai 3 di Angelo Guglielmi. Il problema non è se le casalinghe di Voghera esistano o meno. Il problema è quello di offrire a questo target potenziale programmi un minimo educativi e non trash. Con la scusa di fare televisione commerciale possono mandare in onda programmi di scarsa qualità.  La Rai con la giustificazione di non perdere mercato e introiti pubblicitari imita le televisioni private, a scapito della qualità.  Non solo ma la televisione offre anche rappresentazioni distorte della realtà. Inoltre siamo sempre più schiavi di internet, cioè siamo sempre più in balia di codici, immagini, e algoritmi. Secondo Terenzio  “nulla di ciò che è umano" dovrebbe essere "estraneo”. Nella società occidentale sta regnando invece l’indifferenza nei confronti degli altri. Forse non potrebbe essere altrimenti. L’umanesimo è stato sacrificato sugli altari dell’efficienza e del benessere. Io personalmente non punto il dito e cerco di comprendere questa indifferenza. In fondo i cittadini stanno ripagando il prossimo con la stessa moneta con cui i politici e la classe dirigente in genere hanno pagato loro. C’è indifferenza perché è molto più comodo girarsi dall’altra parte e non guardare quando avviene qualcosa di cui dovremmo essere testimoni. L'indifferenza si combatte meglio in gruppo; però oggi è difficilissimo fare gruppo per combattere insieme l'indifferenza. Si hanno meno noie se non si interviene e non si è neanche visto niente. E poi ci vuole senso del dovere per sentirsi chiamati in causa e ce l'hanno pochi il senso del dovere. Bisogna anche aggiungere che è meglio l'indifferenza dell'odio e allora perché condannare mai gli indifferenti? Così facendo però mancano i presupposti per una pacifica convivenza civile. Secondo Moravia era l'indifferenza di fronte al degrado morale ad aver consentito al fascismo di durare. Non lo aveva scritto esplicitamente nel suo primo romanzo, perché allora c'era ancora il regime, ma il messaggio non era molto cifrato ed era  facile da capire. Perché siamo diventati indifferenti ormai? Per varie ragioni. Questo mondo ci deumanizza giorno dopo giorno. Non c'è più niente che ci tocca nel profondo. Siamo cuori di pietra o quantomeno i nostri animi si sono molto induriti. Riusciamo a capire un minimo il problema dell'indifferenza solo quando chiediamo aiuto nel momento del bisogno e nessuno ci dà una mano. Oggi la comunità non esiste più, come insegna la sociologia.  Siamo atomi sociali. Siamo potenzialmente una massa critica e basta davvero poco perché si inneschi una reazione a catena. In America, dove tutti hanno un'arma, folli adolescenti fanno stragi nelle scuole. In Italia sono diffusi i femminicidi e gli omicidi stradali;  a volte i figli uccidono i genitori o degenerano tragicamente le liti tra vicini o tra colleghi di lavoro. Eticamente parlando, uno dei presupposti per l'imperativo categorico di Kant era quello di considerare tutti gli uomini come fini e non come mezzi, ma viviamo oggi in una cultura che ci insegna l'esatto opposto fin dalla tenera età. Così regna l'indifferenza sociale, politica, economica, umana. L'indifferenza è un modo per proteggerci interiormente, per non coinvolgerci emotivamente, per non assumerci impegni gravosi. Essere indifferenti è un modo per non prendersi dei rischi, per non mettere a repentaglio la nostra incolumità,  perché è meglio un vigliacco vivo di un eroe morto per tanti. E poi così fan tutti e quindi tutti assolti! La macroconflittualità tra le parti sociali è finita. Oggi siamo tutti pacificati in questo senso.  I potenti possono dormire sonni tranquilli. Oggi domina incontrastata la microconflittualità tra singoli individui, tra noi gente comune.  È una guerriglia di quelli che Foucault chiamava micropoteri. Il disagio sociale? Esiste, ma non se ne parla nei talk show, nei programmi. I quotidiani non affrontano questa tematica. Se ne parla di straforo solo quando questo provoca tragedie, spettacolarizzando il disagio. Se un tempo per certi marxisti la colpa di ogni crimine era la società,  oggi i poveri disagiati, che commettono un reato, non hanno scusanti per i mass media. Anzi certa microcriminalità causata dal disagio socioeconomico viene presa come prova che certe persone sono irrecuperabili e che la povertà, il disagio sociale sono ampiamente meritati da questi individui. Non esiste più la borghesia per diversi motivi, ma la morale piccolo borghese è ancora presente in molti e fa durare ancora la coltre dell'indifferenza. Nessuno o quasi  ne è escluso. Siamo quasi tutti indifferenti. Siamo quasi tutti dei bystander, che non diventeranno mai buoni samaritani o come si dice oggi whistleblower. Cosi finiamo per fare del male o non fare niente. Come sosteneva Martin Luther King: "Quello che mi spaventa non è la violenza dei malvagi, ma l'indifferenza dei buoni". Ci manca forse la partecipazione emotiva o forse è soltanto più comodo per noi farci del male o voltarsi dall'altra parte e fare  finta di niente. Con tutto quello che succede a questo mondo l’indifferenza però  finisce per essere un peccato veniale. Quasi tutti colpevoli e allo stesso tempo coinvolti.

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