Il disegno di legge Zan sull’omotransfobia ha subito nuovamente un’impasse in Commissione Giustizia del Senato. A suon di regolamento parlamentare, infatti, il Presidente della Commissione in quota Lega (Andrea Ostellari) ha proposto di congiungere i quattro ddl depositati in commissione sullo stesso argomento, rinviando il tutto alla Presidente del Senato per ottenerne la riassegnazione. Una decisione assunta per prendere tempo in attesa che si trovi un accordo tra i partiti. Un accordo che potrebbe modificare (non si sa se in meglio o in peggio) il testo della proposta di legge dal momento che sia i partiti favorevoli al ddl sia quelli contrari sono membri della stessa maggioranza governativa con il rischio che per accontentare tutti si finisca col trovare la soluzione meno peggio ma non la migliore.
Il raggiungimento di quest’accordo sarà compito della politica. Invece, il compito dell’informazione è di raccontare con chiarezza e obiettività l’argomento rendendo difficile una sua strumentalizzazione.
Il disegno di legge dal suo relatore, deputato del Partito Democratico Alessandro Zan, propone di aggiungere l’aggravante per motivi omotransfobici o di genere alle già esistenti aggravanti per motivi etnici, razziali o religiosi contenuti nella legge Mancino del 1993 (attualmente l’unica normativa di contrasto ai crimini d’odio). Compiere una violenza che può limitare la libertà fisica o morale di un soggetto è illegale ma commettere violenza nei confronti di qualcuno perché appartenente ad una determinata fede religiosa o gruppo etnico è più grave perché quel genere di aggressioni si basano su sentimenti di superiorità razziale o religiosa, stabilendo così di punire più severamente le forme di violenza dettate da ideologie fondate sull’odio nei confronti del diverso. Alla stregua di ciò il ddl Zan rende l’atto di violenza o l’istigazione alla violenza nei confronti di una persona in quanto omosessuale o transessuale, grave quanto commettere violenza contro una persona di colore o musulmano. Gli oppositori al ddl sostengono che la proposta Zan porterebbe all’arresto di chi si dichiara contrario ad esempio al matrimonio tra persone dello stesso sesso e quindi per estensione porterebbe ad una grave limitazione della libertà di pensiero (articolo 21 della Costituzione). Secondo questo ragionamento, visto che l’aggravante omotransfobica si andrebbe ad aggiungere a quella etnico e religiosa della legge Mancino, oggi in Italia si rischia la galera se si dice qualcosa contro le altre etnie o le altre religioni. Ma è proprio così? Nel 2018 in Alto Adige Casapound affisse dei manifesti elettorali con scritto “Ripulire l’Alto Adige” e in basso una foto di clandestini. Le disposizioni della legge Mancino non sfiorarono minimamente questo partito perché il cartellone elettorale venne considerato dalla Procura di Bolzano come manifesto politico e non come una forma di discriminazione razziale. Vi ricordate dei fratelli Bianchi che uccisero Willy Monteiro Duarte? Attualmente sono al processo per omicidio aggravato da futili motivi perchè il giudice non ha trovato indizi di una motivazione razziale.
In altre parole deve essere chiaro che non è illegale dire che si è contrari al matrimonio gay o all’adozione da parte di coppie gay e non diventa più grave picchiare una persona omosessuale. Diventerà più grave picchiare una persona perché omosessuale. Se un giudice troverà indizi di una motivazione omofoba alla base di un’aggressione potrà introdurre un’aggravante. Come nel caso dell’aggressione nella metropolitana di Roma in cui un uomo, che aveva visto due ragazzi baciarsi nella banchina opposta, ha attraversato i binari per picchiarli in quanto omosessuali. Senza legge Zan è aggressione per futili motivi, con la legge Zan è aggressione con l’aggravante dell’omofobia. E le aggravanti hanno questo compito: rendere più grave un reato per mandare un messaggio.
In uno Stato in cui si deve poter vivere la propria identità in maniera libera, aggredire qualcuno è sbagliato ma aggredire una persona perché è omosessuale annulla tutto ciò su cui si fonda la società che stiamo costruendo: ed è proprio questo il punto. Infatti, il ddl Zan oltre a prevedere l’istituzione il 17 maggio della giornata nazionale contro l'omofobia dedicata alla promozione della cultura del rispetto e dell'inclusione prevede anche che le scuole di ogni ordine e grado inseriscano nella propria offerta formativa programmi di sensibilizzazione a questo tipo di discriminazioni. Questa è la proposta che più temono gli oppositori al ddl perché sanno bene che perdere questa battaglia culturale vorrà dire perdere il sostegno del proprio elettorato. Perché al giorno d’oggi la classe politica non detta più indirizzi da seguire, non accompagna più la società civile nella sua evoluzione ma semplicemente si fa trascinare dagli umori del popolo, facendo prevalere le emozioni alle ragioni. Specialmente quando si parla dei diritti dei cittadini.