L’affossamento del ddl Zan tramite lo strumento della "tagliola", accompagnato dall'esultanza da stadio di metà Senato (il Governo avrebbe potuto mettere la fiducia sulla "tagliola", ricompattando così la maggioranza? No, come vietato dal regolamento del Senato, ma avrebbe potuto metterla sul testo del disegno di legge, ma questa è un'altra storia...) e il tentativo (fallito) della Lega e FdI di ostacolare il referendum sulla cannabis presentando un emendamento soppressivo per eliminare la proroga di un mese - dal 30 settembre al 31 ottobre - per la raccolta delle firme, sono esempi che rappresentano l’ennesima vile manovra di palazzo, l’ennesima impostura. Una cosa tristemente normale, ma non per questo accettabile.
Il concetto di democrazia, come si sa, non è assoluto ma quello di maggioranza invece non dovrebbe esserlo? Una maggioranza, in democrazia, dovrebbe essere espressione del voto degli elettori, dovrebbe realmente rappresentarli. Dovrebbe captare i cambiamenti e le esigenze di una società civile in continua trasformazione e rendendoli atti coerenti con questa trasformazione. Invece ciò che conta è far pendere l’ago della bilancia dall’una o dall’altra parte, perché non interessa ciò che pensa o esprime la maggioranza della società; l'importante è tutelare posizioni o interessi oramai anacronistici.
Sicuramente la beffa è che alcuni di quelli che hanno affossato il ddl Zan o proposto l'emendamento contro il referendum cannabis in realtà non abbiano la minima idea di quale sia stato il contenuto del ddl Zan o quale sia il contenuto del referendum sulla cannabis. Il Parlamento, che dovrebbe essere il luogo in cui si discutono e si formano le leggi a tutela dei legittimi interessi degli elettori, ormai è il luogo di scontro in cui prevale egoismo e cinismo. Per questo bisogna poter dire che questa maggioranza parlamentare non è in grado o peggio non vuole ascoltare i richiami dei cittadini e che risulta totalmente lontana dalla realtà.
Forse rappresenta evidentemente una realtà, una realtà fatta di paura, di ignoranza. Una realtà che sminuisce determinati diritti civili con battute o ripete la solita litania "ci sono cose più importanti che approvare l'aggravante omotransfobica" o che pensa che la legalizzazione della cannabis possa aprire le porte alla liberalizzazione di tutte le droghe, alla degenerazione del popolo.
Questa realtà, ben rappresentata nel nostro Parlamento, è la realtà della negazione della conoscenza, è la realtà degli slogan; è la realtà dei discorsi o delle tesi da "bar dello sport" entrate nel nostro Parlamento e alimentate dai partiti politici per la propria sopravvivenza, perchè se venisse tolto questo velo di ipocrisia ci renderemmo conto che sono costituiti da "qualunquisti e che rappresentano, citando Guglielmo Giannini fondatore del partito L'Uomo Qualunque, qualunquisti "stufi di tutti, il cui solo, ardente desiderio, è che nessuno gli rompa le scatole». Che la speranza di un nuovo corso riguardo ai futuri nostri rappresentanti stia nelle generazione di diciottenni che nel 2023 potranno votare, per la prima volta, non solo i rappresentanti della Camera ma anche quelli del Senato?