Treviso ritrovato piroscafo inabissato nel 1916, trasportava 2605 militari.

Treviso ritrovato piroscafo inabissato nel 1916, trasportava 2605 militari.
}}

Treviso 21 Giugno, ritrovato dopo 106 anni, dall'Ingegnere italo-svizzero Guido Gay, il relitto del piroscafo "Principe Umberto", di proprietà della Regia Marina.

Era l’8 Giugno 1916 quando venne silurato da un sommergibile austro-ungarico, e s'inabbissò, vicino alle coste Albanesi.

Quando venne silurato il piroscafo trasportava a bordo 2.605 militari del 55esimo Reggimento fanteria, Brigata Marche, richiamati in patria per rinforzare il fronte dell’Isonzo.

Solo 895 militari riuscirono a salvarsi, mentre 1926 di cui 521 militari provenienti da Treviso si inabissarono.

Era il 1908 quando fu varato il piroscafo "Principe Umberto", e venne utilizzato fino a prima della Grande Guerra, per trasportare gli emigranti in America Latina.

L'ingegnere Gay, che non è nuovo a scoperte di questa valenza storica, ha dichiarato che tale ritrovamento è da considerarsi a tutti gli effetti un sacrario.

Dieci anni fa nel 2012, l'ingegnere Gay aveva anche localizzato il relitto della corazzata Roma, in Sardegna nel golfo dell’Asinara.

Una corazzata abbattuta dai bombardieri tedeschi il 9 settembre 1943.

Questo ritrovamento ricostruisce uno dei più tragici eventi della Prima Guerra Mondiale - dichiara l'Ingegnere - che ha avuto più vittime del Titanic (1518), e del Lusitania 1197.

Eventi che fecero entrare in guerra anche gli Stati Uniti.

Com’è nata la spedizione


"Dalla Grecia abbiamo dirottato in Albania e nelle acque internazionali, vicino all’Albania, a 930 metri di profondità navigando da Valona, che si affaccia sul canale d’Otranto con un’ampia baia, abbiamo seguito la rotta che sapevamo essere quella che faceva il piroscafo “Principe Umberto” e con un sonar abbiamo localizzato il relitto".
"Stando ai dati del sonar a più di 100 metri si vedeva l’ombra di un oggetto pesante sul fondo, che aveva una certa altezza".

"Così iamo tornati indietro un paio di volte e abbiamo tentato di scendere con un multipluto, un robot subacqueo, per l’identificazione"
"Ma le forti correnti del canale d’Otranto ce lo hanno impedito per tre volte e non siamo riusciti a scendere".


"Solo il quarto temtativo è andato a buon fine".

"Così siamo riusciti a fare la ricognizione sommaria di tutto il relitto, da poppa a prua".

"Il rischio era che il robot si impigliasse in qualche rottame ma grazie alle immagini che siamo riusciti a fare, avevamo la certezza che si trattasse proprio del “Principe Umberto”

"È stata una bella emozione perché quando si ritrovano relitti di questo genere, si pensa alla storia che rappresentano".

"Il “Principe Umberto” è giusto sottolinearlo, non era un mezzo militare ma lavorava per la Regia Marina, e proprio per la storia che ha alle spalle fa venire i brividi".

"Avendo visto l’interesse che aveva destato il ritrovamento della corazzata “Roma”, nei discendenti delle vittime di quella tragedia, l’auspicio è che possa fare mettere il cuore in pace a qualcuno come quella vecchietta che mi avvicinò dieci anni fa per raccontarmi che adesso sapeva finalmente dove riposava il suo amato".

Dalla stessa Categoria