La psicologa Eva Illouz parla di capitale sessuale. Ci sono persone che fanno carriera in base al loro aspetto fisico, ma anche in base alla loro disponibilità sessuale: è questo in poche parole semplici il capitale sessuale. Una ricerca di alcuni psicologi, ormai datata, aveva scoperto che in molte università americane i voti scolastici erano più correlati alla bellezza che all'intelligenza. Chi non ha mai notato il professore universitario molto severo con tutti che diventava affabile e melenso di fronte alla fatalona di turno? Ma vorrei parlare di compromessi sessuali, molto in voga in Italia, senza pensare per stereotipi. La questione è dibattuta più nei bar che nelle accademie, quando invece proprio le istituzioni e i luoghi del sapere dovrebbero prenderne coscienza e prendere provvedimenti. Ma i compromessi sessuali sono diffusi a tutti i livelli e nessuna organizzazione ne è esente: tocca tutti, il bar sotto casa come le università dove i baroni danno la cattedra alla moglie e all'amante (non è un pregiudizio, è un giudizio a posteriori, è la realtà effettiva). Alcuni diranno: si è sempre fatto così, come se ancora oggi fosse legittimo l'antico retaggio del baratto sessuale. Ci sono uomini che si giustificano così: "le donne sono tutte troie", "sono loro le prime a offrirsi sessualmente", "tutti gli uomini si comporterebbero come me se fossero al mio posto". Poi ci sono le femministe secondo cui gli uomini sono tutti porci e maschilisti, le donne sono superiori ma gli uomini detengono totalmente il potere, è tutta colpa degli uomini, come se le donne quasi divine però non avessero il libero arbitrio né la possibilità di rifiutare le proposte indecenti. È vero che il compromesso sessuale è un abuso di potere, l'espressione di una mentalità sia mafiosa che patriarcale che iper-capitalista. La colpa del compromesso sessuale è all'80% dell'uomo che ha il potere economico e al 20% della donna che ha la bellezza. Molte donne inoltre hanno interiorizzato e accettato questa mentalità, prima ancora che a livello della coscienza in modo inconscio. È un meccanismo psicologico diffuso quello di innamorarsi dei mille padri che la vita propone, di confondere ogni capo per un padre-padrone, di subire la fascinazione dell'uomo che ha potere. La maggiore responsabilità è degli uomini che ricattano le donne (se non me la dai non ti do lavoro) e degli uomini di potere che non sanno rifiutare le donne che usano il loro capitale sessuale, facendo capire di essere disponibili al compromesso. Ma c'è anche un concorso di colpa perché fino a quando ci saranno donne che non dicono no o che fanno le signorine Gradisca sarà sempre uccisa la meritocrazia, la talentocrazia, la competenza. Ogni volta che si consuma un compromesso sessuale si consuma un'ingiustizia. Certamente è vero che ci sono donne che hanno bisogno di mangiare e pagare l'affitto. Ma scegliere la via più facile, prendere la scorciatoia nel caso del compromesso sessuale significa anche sgambettare e dare la zappa sui piedi ad altre donne. È pur vero che tutti gli attori in questione hanno le loro giustificazioni (bombardamento pornografico, ipersessualizzazione della società, pressioni sociali), ma in fondo in fondo, senza fare il moralista, è un comportamento scorretto, che fa rimordere la coscienza. Di certo la classe dirigente non dà il buon esempio. Il mondo dello spettacolo non dà il buon esempio. Non dico tutto ma molto è consentito a chi ha potere. In America e in Svizzera ad esempio alcune aziende vietano la relazione tra colleghi di qualsiasi grado. Così sarebbe troppo; da un eccesso si passerebbe all'altro perché chiunque deve essere libero di innamorarsi o di andare a letto con chiunque, basta che sia maggiorenne, consenziente, capace di intendere e di volere e naturalmente libero di rifiutare. Inoltre la relazione intima non dovrebbe portare a nessun favoritismo lavorativo. In Italia nessuna legge vieta la relazione tra colleghi, però sono sempre più numerose aziende e istituzioni che mettono a punto codici di condotta contro le molestie sessuali. È difficile regolamentare le relazioni lavorative, stabilire cosa è lecito e cosa no. In ogni caso il lavoro non è più solo fonte di sofferenza, secondo la concezione biblica, ma anche luogo di erotizzazione. In ogni caso un rapporto professionale che diventa relazione intima può portare più a complicazioni, distrazioni, disuguaglianze lavorative che a vantaggi per la società, l'azienda, l'istituzione.