Suicide squad – Missione Suicida, James Gunn e un nuovo gruppo di outsider, stavolta in casa DC Comics

Suicide squad – Missione Suicida, James Gunn e un nuovo gruppo di outsider, stavolta in casa DC Comics
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Ancor prima dell’uscita di Suicide Squad, nel 2016, la Warner Bros annunciò che il film avrebbe avuto un seguito.

Ma, sebbene il film fu un successo al botteghino, né la critica, né il fandom furono contenti del risultato. Qualcuno (me inclusa) lo definì addirittura “il peggior film del 2016”. L’unico merito della pellicola fu al comparto make-up che infatti si aggiudicò un Oscar.

Tuttavia, non solo il sequel venne realizzato (sebbene siano passati ben cinque anni fra un'uscita e l'altra), ma fu girato anche uno spin-off sul personaggio di Harley Quinn, interpretato da Margot Robbie, intitolato Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn.

Ad ogni modo l’idea di tale sequel passò di mano a diversi registi, prima di arrivare a James Gunn. E si tratta dello stesso James Gunn alla direzione di Guardiani della Galassia della casa di produzione concorrente, in un momento di “pausa” dal contratto con la Disney.

La mente geniale di Gunn, visti i precedenti con la critica, decise di realizzare un sequel senza alcun contatto diretto con la pellicola precedente.

Infatti il cast è completamente rinnovato, ad eccezione di Amanda Waller sempre interpretata da Viola Davis, Rick Flag che mantiene il viso di Joel Kinnaman e Harley Quinn che si riconferma essere interpretata da Margot Robbie.

Il film si apre con una nuova Squadra Suicida, già rinominata Task Force X, che viene direttamente buttata in missione, ma fallisce miseramente, tanto da richiedere l’intervento di una nuova squadra in missione di salvataggio (che poi si rivelerà essere la vera squadra suicida protagonista della storia) dei pochi membri sopravvissuti al massacro iniziale (tipico incipit “a bomba” di Gunn).

La nuova squadra è composta da: Bloodsport, interpretato da Idris Elba, un mercenario che possiede un'armatura tecnologicamente avanzata con armi utilizzabili solo da lui.

Peacemaker, interpretato da John Cena, uno squilibrato reduce della guerra in Medio Oriente che crede nella pace ad ogni costo, arrivando a uccidere per ottenerla.

King Shark, doppiato da Luca Ward in italiano: un ibrido uomo-squalo obeso ed infantile mangia-uomini, Steve Agee è stato usato come riferimento fisico sul set per il personaggio, creato poi in computer grafica.

Cleo Cazo alias Ratcatcher II interpretata da Daniela Melchiori, una ladra che ha il potere di controllare i ratti e figlia del primo Ratcatcher.

Abner Krill AKA Polka-Dot Man interpretato da David Dastmalchian, un criminale con un costume coperto di pois che possono essere usati come armi, con un passato traumatico alle spalle (tipicamente i personaggi DC comics hanno traumi oppure storie commoventi nel loro passato).

A questi si andranno poi ad unire Rick Flag e Harley Quinn scampati miracolosamente al bagno di sangue d’apertura, mentre verso metà film si unirà a loro un villain/non-villain: Thinker, interpretato da Peter Capaldi: sadico scienziato.

In questa pellicola, Gunn riesce ancora una volta a mettere insieme un gruppo eterogeneo di personaggi precedentemente bistrattati da pubblico e critica, facendo quasi la stessa operazione effettuata con Guardiani della Galassia, anzi, grazie alla libertà datagli da Warner la messa in scena risulta molto più violenta e politicamente scorretta rispetto a quella che si vede nel suo lavoro Disney.

La trama è semplice e lineare, ma viene resa spettacolare dalla sua messa in scena: dai dialoghi dei personaggi che creano dei siparietti esilaranti, tanta violenza, ma resa quasi in modo comico e –cosa più divertente – le didascalie che spiegano alcune collocazioni temporali o dei personaggi, non inserite come testo esterno, ma come parte integrante della scenografia, infatti le parole vengono formate da spirali di fumo oppure dai rami di alberi o da pozze di sangue e via dicendo ...

Tante sono le figure retoriche intrinseche alla trama che compongono la “morale” della storia che, mettendo in scena degli antieroi, sottolinea come a volte la controparte che si spaccia come la squadra dei “buoni” non sia che una facciata satura di ipocrisia, cosa che viene evidenziata in particolar modo dal personaggio di Peacemaker, che, non a caso, è quello che ha il costume più ridicolo e punta spesso ad auto-elogiarsi, il suo obiettivo è la pace e poco importa il modo in cui la si raggiunge o se i colpevoli non paghino per le loro azioni, poco importa se milioni di innocenti moriranno, se ciò sarà servito ad evitare una guerra.

Peacemaker, in pratica, altro non è che la personificazione del simbolismo politico del film che punta a spiegare come il nemico non sia necessariamente esterno, ma spesso viene proprio dall’interno. Il vero villain del film, infatti, non è la creatura aliena, ma l’organizzazione che l’ha tenuta prigioniera per anni cercando di farla diventare un arma a proprio favore.

La Task Force X è stata inviata da una parte dell’organizzazione per insabbiare il proprio coinvolgimento in un progetto che è sfuggito al controllo.

Che sia una metafora dell’ipocrisia Americana? Una pellicola satura di significato, ma che ci fa anche ridere, ci intrattiene e ci prende un po’ in giro perché fino alla fine non si hanno certezze sulle sorti dei protagonisti.

Rosy Talarico

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