Shang-chi e la leggenda dei dieci anelli, recensione dell’ultima fatica Marvel

Shang-chi e la leggenda dei dieci anelli, recensione dell’ultima fatica Marvel
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L’uno settembre è arrivato al cinema il primo film Marvel dedicato ad un supereroe orientale, cioè Shang-chi.

A differenza di molti altri Cinecomic questa nuova pellicola ha dei risvolti molto fantasy, ovviamente dati dall’ambientazione delle antiche leggende cinesi che fanno da sfondo alla vicenda e, proprio riguardo a queste c’è una scelta di regia molto particolare: sono narrate completamente in cinese (con sottotitoli ovviamente) all’inizio del film, quando viene fatto il racconto introduttivo che presenta questo nuovo personaggio.

Dopo questa introduzione viene fatto un enorme salto in avanti e ci viene presentato Shawn, un giovane uomo in fuga dal suo passato che si ritrova a dover riaffrontare le sue origini.

Le nostre aspettative su questa pellicola non erano molto alte, sembrava l’ennesimo tentativo Disney di “strizzar l’occhio” al pubblico orientale, un’operazione per fare propaganda di inclusività (molto in voga al giorno d’oggi) anche nel mondo dei supereroi. Ma queste (basse) aspettative sono state di gran lunga superate, infatti Shang-chi è un film che mescola molto bene i tipici ingredienti del cinecomic: ritmo, azione e ironia, ma in qualche modo è come se li dosasse in modo diverso ed il risultato è molto più dark e maturo rispetto ad altri prodotti Marvel.

Alla regia di questa origin story troviamo Destin Daniel Cretton e, ad interpretare i personaggi ci sono invece: Simu Liu come il nostro protagonista Shang-Chi; Awkwafina come Katy, migliore amica di Shang; Meng'er Zhang nei panni di Xialing, sorella del protagonista; Fala Chen che interpreta Jiang Li, madre di Shang e Xialing; ritorna Ben Kingsley di nuovo a prestare il volto per Trevor Slattery direttamente da Iron Man 3, e Tony Leung come il nostro villain/non villain Wenwu / Il Mandarino.

Tutti gli attori hanno messo in scena magistralmente i loro personaggi, anzi, Awkwafina, a volte ruba addirittura la scena al protagonista.

Ci troviamo di fronte ad un vero e proprio fantasy con tutte le caratteristiche tipiche del genere, con una perfetta fusione di canoni orientali ed occidentali.

Shang-chi rappresenta l’eroe che deve raggiungere il suo destino attraverso un viaggio che culmina con la sua rinascita e la grande prova finale. In questo viaggio, il nostro protagonista è accompagnato da una compagnia eterogenea: la sua amica Katy e Trevor Slattery, il “falso” mandarino, insieme a loro anche la mascotte: un simpatico animaletto senza viso molto simile al poggiapiedi che si vede in La Bella e la Bestia.

Altro tema presente nella pellicola è quello del family drama: abbiamo il lutto, l’abbandono tra fratelli, l’abbandono di uno dei due figli da parte del genitore e violenza fisica e psicologica verso l'altro, che però viene fatta passare come un duro addestramento.

Jiang Li non è semplicemente la sposa per Wenwu, ma è la sua guida ed entrambi rinunciano a tutto per la famiglia. Purtroppo il passato criminale di Wenwu torna a turbare l'equilibrio familiare che avevano costruito, e con l’omicidio di Jian Li fa in modo che Wenwu cada di nuovo nelle sue abitudini criminali. Perciò a Shang viene imposto un addestramento durissimo, mente sua sorella Xialing viene completamente ignorata.

Le musiche sono spettacolari e vengono dosate bene e inserite ai punti giusti nel film. Le coreografie dei combattimenti sono meravigliose e tecnicamente perfette, non sono estremamente artefatte, ma sono molto più simili ad una danza, come d’altra parte è tipico delle arti marziali.

In conclusione possiamo affermare che Shang- Chi è uno stand alone un po’ atipico che fonde dentro sé molti generi diversi e mette in scena davvero moltissime storyline interessanti, che sicuramente verranno approfondite nei film MCU successivi come suggeriscono le scene mid-credit e post-credit.

Rosy Talarico

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