Settimana europea difficile, complessa e irrequieta per le squadre italiane.
Cadono Lazio e Atalanta all'andata degli Ottavi di Champions, mentre nel ritorno dei Sedicesimi di Europa League, vince la Roma, pareggia il Milan ed entrambe vanno agli Ottavi. Al Napoli non riesce la rimonta col Granada, vince ma non basta: è solo 2-1.
Nevrastenico: termine che appropria stanchezza, rabbia e sfiducia.
Andiamo con ordine.
La sfiducia, quella della Lazio che sbaglia l'approccio contro il carro armato Bayern Monaco. Gioca un primo tempo disastroso soprattutto dagli "orrori" dei due centrali Musacchio (sostituito dopo 30 minuti) e Patric e quelli della Baviera sono gente che non perdonano, dopo i primi 45 minuti: 0-3. Merito del solito Lewandoski, un ragazzino del 2003 (che in Italia cose del genere nemmeno l'ombra) dal nome Musiala e uno scatenato Sanè.
Crollo mentale della squadra di S. Inzaghi che ha provato a reagire nel secondo tempo, siglando il gol dell'1-4 con Correa, dopo che il gol dello 0-4 è causato da un'autorete pasticciata di Acerbi. Partita senza storia, forse sarebbe stato ugualmente così, ma almeno bisogna provarci, la Lazio dei primi 45 minuti non è nemmeno scesa in campo. Dispiace perché la squadra di Inzaghi sa di essere un osso duro per tante avversarie, ma forse per queste partite di livello europeo è ancora (tanto) immatura.
La rabbia, quella della Dea che si fa beffare a 5 minuti dalla fine da un Real Madrid senza 10 titolari. Nonostante il centrocampo era di tutto rispetto: Kroos, Casemiro e Modric; i Blancos sapevano di essere in difficoltà. L'Atalanta poteva giocarsela, ma dopo 18 minuti, l'arbitro Stieler dà un rosso assurdo e inesistente a Freuler che fa cambiare totalmente i piani a Gasperini che ordina alla sua Atalanta di giocare una partita di difesa (rarissima cosa dalle parti di Zingonia). I bergamaschi sono stoici, il Real attacca a testa bassa, ma la decide il loro migliore in campo: Florian Mendy. Il terzino francese dove aver causato l'espulsione dello svizzero, regala la vittoria a Zidane con un tiro a giro da fuori area. È 0-1. A Madrid sarà dura, ma la Dea avrà il piacere di provarci, con il gusto di non esser riuscita a giocare le sue carte in questi "primi" 90 minuti.
Il termine nevrastenico va dritto sull'attuale situazione del Milan.
Nel ritorno dei Sedicesimi di Europa League, i rossoneri pareggiano 1-1 a San Siro contro la Stella Rossa. In virtù dei due gol segnati a Belgrado 7 giorni fa, volano agli Ottavi.
Ma non è più il Milan di un mese fa.
La squadra di Pioli è stanca, disorientata e il periodo negativo di questi 20 giorni pare aver riportato sfiducia a Milanello.
Il Milan deve ringraziare tre uomini: Kessie che sigla il rigore all'8' minuto e gioca una partita sostanziosa, Donnarumma autore di una parata mostruosa al 67' su Ben Nabouhane (autore tra l'altro del gol dell'1-1) e Tomori che dimostra di avere personalità e temperamento, in difesa è stato il migliore.
Il Milan ha sofferto molto la tenacia della squadra serba allenata da un mai domo Stankovic che seppur la sua Stella Rossa non mostra tanta qualità, ha mostrato organizzazione e carattere, perfino in 10 uomini è riuscita a mettere pressione ai rossoneri.
Il momento del Milan passa dal calo fisico dei suoi uomini chiave, gli stessi di La Spezia e gli stessi del Derby: Romagnoli, Calhanoglu, Calabria, Hernandez e Rebic.
Anche Ibrahimovic è apparso sottotono. Intanto si va agli Ottavi ed è un ottimo risultato e domenica si va a Roma per un puro scontro-diretto Champions.
Ma è proprio Ibra che adesso deve riprendersi il Milan alle spalle e deve tornare trascinatore. Sanremo a parte, il Milan e Pioli hanno bisogno di lui.
E oltre il Milan, anche la Roma vola agli Ottavi di Europa League, regolando per 3-1 il Braga.
I giallorossi già forti del 2-0 dell'andata, non hanno avuto problemi a sistemare la pratica. Fonseca sceglie di nuovo Dzeko e in un rewind di 7 giorni fa il bosniaco porta in vantaggio la Roma al 24'. Qualificazione chiusa, la squadra giallorossa amministra, mentre i portoghesi giocano con un atteggiamento remissivo e nel secondo tempo la Roma segna con Carles Perez e Borja Mayoral (nel mezzo un'autorete di Cristante) per stabilire il risultato sul 3-1.
I giallorossi vanno con ampio merito agli Ottavi. La squadra di Fonseca nel settore europeo ha acquisito consapevolezza e maturità e domenica contro il Milan sa che dovrà servire una prova "europea".
Niente da fare invece per il Napoli di cui non riesce l'impresa della rimonta contro il Granada. Gli azzurri vincono solo 2-1 e sono fuori dall'Europa League.
Eppure il Napoli era partito fortissimo, dopo 2 minuti va in vantaggio con un gran bel gol di Zielinski, che emette conferma che nel ruolo di trequartista dà il meglio di sé. Il Napoli gioca in modo arrembante ma confusionario e come al solito sbanda in fase difensiva dove subisce al minuto 25 il pareggio-qualificazione degli andalusi ai danni di Montoro.
Il Napoli di Gattuso gioca più di nervi e rabbia che di qualità, sbagliando anche troppo negli ultimi passaggi. Nel secondo tempo si gioca ad una metà campo, quella del Granada. Il gol di Ruiz al 59' ridà le speranze azzurre, ma attaccano sempre in modo caotico, poco lucido e impreciso. Non è bastato. Il Napoli saluta l'Europa. E saluta con merito, perché se in due gare da 180 minuti, giochi solo quella del ritorno, le conseguenze poi si pagano. Unica nota positiva: il ritorno in campo di Mertens e Ghoulam (tra i migliori).
Al Napoli è rimasto un unico obbiettivo, ossia il 4° posto Champions in campionato per salvare un'annata fin qui fallimentare e non ci saranno scusanti. Con Gattuso in panchina? Ormai è sulla graticola, ma ad oggi dovrà restare perché non ci sono traghettatori forse migliori di lui.
Settimana europea difficile, complessa e irrequieta per le squadre italiane.
Cadono Lazio e Atalanta all'andata degli Ottavi di Champions, mentre nel ritorno dei Sedicesimi di Europa League, vince la Roma, pareggia il Milan ed entrambe vanno agli Ottavi. Al Napoli non riesce la rimonta col Granada, vince ma non basta: è solo 2-1.
Nevrastenica: termine che appropria stanchezza, rabbia e sfiducia.
Andiamo con ordine.
La sfiducia, quella della Lazio che sbaglia l'approccio contro il carro armato Bayern Monaco, in un primo tempo disastroso soprattutto dagli "orrori" dei due centrali Musacchio (sostituito dopo 30 minuti) e Patric e i signori della Baviera sono gente che non perdonano, dopo i primi 45 minuti: 0-3 merito del solito Lewandoski, un ragazzino del 2003 (che in Italia cose del genere nemmeno l'ombra) dal nome Musiala e uno scatenato Sanè.
Crollo emotivo soprattutto della squadra di S. Inzaghi che ha provato a reagire nel secondo tempo, siglando il gol dell'1-4 con Correa, dopo che il gol dello 0-4 è causato da un'autorete pasticciata di Acerbi. Partita senza storia, forse sarebbe stato ugualmente così, ma almeno bisogna provarci, la Lazio nel primo nemmeno quello, è dispiace perché la squadra di Inzaghi sa di essere un osso duro per tante avversarie, ma forse per queste partite è ancora (tanto) immatura.
La rabbia, quella della Dea che si fa beffare a 5 minuti dalla fine da un Real Madrid senza 10 titolari. Nonostante il centrocampo era di tutto rispetto: Kroos, Casemiro e Modric; i Blancos sapevano di essere in difficoltà. L'Atalanta poteva giocarsela, ma dopo 18 minuti, l'arbitro Stieler dà un rosso assurdo e inesistente a Freuler che fa cambiare totalmente i piani a Gasperini, giocando una partita di difesa (rarissima cosa dalle parti di Zingonia). I bergamaschi sono stoici, il Real attacca a testa bassa, ma la decide il loro migliore in campo: Florian Mendy. Il terzino francese dove aver causato l'espulsione dello svizzero, regala la vittoria a Zidane con un tiro a giro da fuori area. È 0-1. A Madrid sarà dura, ma la Dea avrà il piacere di provarci, con il gusto di non esser riuscita a giocare al meglio delle sue possibilità in questi "primi" 90 minuti.
Il termine nevrastenica va dritto sull'attuale situazione del Milan.
Nel ritorno dei Sedicesimi di Europa League, i rossoneri pareggiano 1-1 a San Siro contro la Stella Rossa. In virtù dei due gol segnati a Belgrado 7 giorni fa, volano agli Ottavi.
Ma non è più il Milan di un mese fa.
La squadra di Pioli è stanca, disorientata e il periodo negativo di questi 20 giorni pare aver riportato sfiducia a Milanello.
Il Milan deve ringraziare tre uomini: Kessie che sigla il rigore all'8' minuto e da una prova di sostanza, Donnarumma autore di una parata mostruosa al 67' su Ben Nabouhane (autore tra l'altro del gol dell'1-1) e Tomori che dimostra di avere personalità e temperamento, in difesa è stato il migliore.
Il Milan ha sofferto molto la tenacia della squadra serba allenata da un mai domo Stankovic che seppur la sua Stella Rossa non mostra tanta qualità ma ha mostrato organizzazione e carattere, anche in 10 uomini è riuscita a mettere pressione ai rossoneri.
Il momento del Milan passa dal calo fisico dei suoi uomini chiave, gli stessi di La Spezia e gli stessi del Derby: Romagnoli, Calhanoglu, Calabria, Hernandez e Rebic.
Anche Ibrahimovic è apparso sottotono. Intanto si va agli Ottavi ed è un ottimo risultato e domenica si va a Roma per un puro scontro diretto Champions.
Ma è proprio Ibra che adesso deve riprendersi il Milan alle spalle e deve tornare trascinatore. Sanremo a parte, il Milan e Pioli hanno bisogno di lui.
E oltre il Milan, anche la Roma vola agli Ottavi di Europa League, regolando per 3-1 il Braga.
I giallorossi già forti del 2-0 dell'andata, non hanno avuto problemi a sistemare la pratica. Fonseca sceglie di nuovo Dzeko, e in un rewind di 7 giorni fa, il bosniaco porta in vantaggio la Roma al 24'. Qualificazione chiusa, la squadra giallorossa amministra, mentre i portoghesi giocano con un atteggiamento remissivo e nel secondo tempo la Roma segna con Carles Perez e Borja Mayoral (nel mezzo un'autorete di Cristante). I giallorossi vanno con ampio merito agli Ottavi. La squadra di Fonseca nel settore europeo ha acquisito consapevolezza e maturità e domenica contro il Milan servirà una prova "europea".
Niente da fare invece per il Napoli di cui non riesce l'impresa della rimonta contro il Granada. Gli azzurri vincono solo 2-1 e sono fuori dall'Europa League.
Eppure il Napoli era partito fortissimo, dopo 2 minuti va in vantaggio con un gran bel gol di Zielinski, che emette conferma che nel ruolo di trequartista dà il meglio di sé. Il Napoli gioca in modo arrembante ma confusionario e come al solito sbanda in fase difensiva dove subisce al minuto 25 il pareggio-qualificazione ai danni di Montoro.
Il Napoli di Gattuso gioca più di nervi e rabbia che di qualità, sbagliando anche troppo negli ultimi passaggi. Nel secondo tempo si gioca ad una metà campo, quella del Granada. Il gol di Ruiz al 59' ridà le speranze azzurre, ma attaccano sempre in modo caotico, poco lucido e impreciso. Non è bastato. Il Napoli saluta l'Europa, con merito, perché se in due gare da 180 minuti, giochi solo quella del ritorno, le conseguenze si pagano. Uniche note positive: i ritorni in campo di Mertens e Ghoulam (tra i migliori).
Al Napoli è rimasto un unico obbiettivo, ossia il 4° posto Champions per salvare un'annata fin qui fallimentare e non ci saranno scusanti. Con Gattuso in panchina? Ormai è sulla graticola, ma ad oggi dovrà restare perché non ci sono traghettatori forse migliori di lui.
Settimana europea difficile, complessa e irrequieta per le squadre italiane.
Cadono Lazio e Atalanta all'andata degli Ottavi di Champions, mentre nel ritorno dei Sedicesimi di Europa League, vince la Roma, pareggia il Milan ed entrambe vanno agli Ottavi. Al Napoli non riesce la rimonta col Granada, vince ma non basta: è solo 2-1.
Nevrastenica: termine che appropria stanchezza, rabbia e sfiducia.
Andiamo con ordine.
La sfiducia, quella della Lazio che sbaglia l'approccio contro il carro armato Bayern Monaco, in un primo tempo disastroso soprattutto dagli "orrori" dei due centrali Musacchio (sostituito dopo 30 minuti) e Patric e i signori della Baviera sono gente che non perdonano, dopo i primi 45 minuti: 0-3 merito del solito Lewandoski, un ragazzino del 2003 (che in Italia cose del genere nemmeno l'ombra) dal nome Musiala e uno scatenato Sanè.
Crollo emotivo soprattutto della squadra di S. Inzaghi che ha provato a reagire nel secondo tempo, siglando il gol dell'1-4 con Correa, dopo che il gol dello 0-4 è causato da un'autorete pasticciata di Acerbi. Partita senza storia, forse sarebbe stato ugualmente così, ma almeno bisogna provarci, la Lazio nel primo nemmeno quello, è dispiace perché la squadra di Inzaghi sa di essere un osso duro per tante avversarie, ma forse per queste partite è ancora (tanto) immatura.
La rabbia, quella della Dea che si fa beffare a 5 minuti dalla fine da un Real Madrid senza 10 titolari. Nonostante il centrocampo era di tutto rispetto: Kroos, Casemiro e Modric; i Blancos sapevano di essere in difficoltà. L'Atalanta poteva giocarsela, ma dopo 18 minuti, l'arbitro Stieler dà un rosso assurdo e inesistente a Freuler che fa cambiare totalmente i piani a Gasperini, giocando una partita di difesa (rarissima cosa dalle parti di Zingonia). I bergamaschi sono stoici, il Real attacca a testa bassa, ma la decide il loro migliore in campo: Florian Mendy. Il terzino francese dove aver causato l'espulsione dello svizzero, regala la vittoria a Zidane con un tiro a giro da fuori area. È 0-1. A Madrid sarà dura, ma la Dea avrà il piacere di provarci, con il gusto di non esser riuscita a giocare al meglio delle sue possibilità in questi "primi" 90 minuti.
Il termine nevrastenica va dritto sull'attuale situazione del Milan.
Nel ritorno dei Sedicesimi di Europa League, i rossoneri pareggiano 1-1 a San Siro contro la Stella Rossa. In virtù dei due gol segnati a Belgrado 7 giorni fa, volano agli Ottavi.
Ma non è più il Milan di un mese fa.
La squadra di Pioli è stanca, disorientata e il periodo negativo di questi 20 giorni pare aver riportato sfiducia a Milanello.
Il Milan deve ringraziare tre uomini: Kessie che sigla il rigore all'8' minuto e da una prova di sostanza, Donnarumma autore di una parata mostruosa al 67' su Ben Nabouhane (autore tra l'altro del gol dell'1-1) e Tomori che dimostra di avere personalità e temperamento, in difesa è stato il migliore.
Il Milan ha sofferto molto la tenacia della squadra serba allenata da un mai domo Stankovic che seppur la sua Stella Rossa non mostra tanta qualità ma ha mostrato organizzazione e carattere, anche in 10 uomini è riuscita a mettere pressione ai rossoneri.
Il momento del Milan passa dal calo fisico dei suoi uomini chiave, gli stessi di La Spezia e gli stessi del Derby: Romagnoli, Calhanoglu, Calabria, Hernandez e Rebic.
Anche Ibrahimovic è apparso sottotono. Intanto si va agli Ottavi ed è un ottimo risultato e domenica si va a Roma per un puro scontro diretto Champions.
Ma è proprio Ibra che adesso deve riprendersi il Milan alle spalle e deve tornare trascinatore. Sanremo a parte, il Milan e Pioli hanno bisogno di lui.
E oltre il Milan, anche la Roma vola agli Ottavi di Europa League, regolando per 3-1 il Braga.
I giallorossi già forti del 2-0 dell'andata, non hanno avuto problemi a sistemare la pratica. Fonseca sceglie di nuovo Dzeko, e in un rewind di 7 giorni fa, il bosniaco porta in vantaggio la Roma al 24'. Qualificazione chiusa, la squadra giallorossa amministra, mentre i portoghesi giocano con un atteggiamento remissivo e nel secondo tempo la Roma segna con Carles Perez e Borja Mayoral (nel mezzo un'autorete di Cristante). I giallorossi vanno con ampio merito agli Ottavi. La squadra di Fonseca nel settore europeo ha acquisito consapevolezza e maturità e domenica contro il Milan servirà una prova "europea".
Niente da fare invece per il Napoli di cui non riesce l'impresa della rimonta contro il Granada. Gli azzurri vincono solo 2-1 e sono fuori dall'Europa League.
Eppure il Napoli era partito fortissimo, dopo 2 minuti va in vantaggio con un gran bel gol di Zielinski, che emette conferma che nel ruolo di trequartista dà il meglio di sé. Il Napoli gioca in modo arrembante ma confusionario e come al solito sbanda in fase difensiva dove subisce al minuto 25 il pareggio-qualificazione ai danni di Montoro.
Il Napoli di Gattuso gioca più di nervi e rabbia che di qualità, sbagliando anche troppo negli ultimi passaggi. Nel secondo tempo si gioca ad una metà campo, quella del Granada. Il gol di Ruiz al 59' ridà le speranze azzurre, ma attaccano sempre in modo caotico, poco lucido e impreciso. Non è bastato. Il Napoli saluta l'Europa, con merito, perché se in due gare da 180 minuti, giochi solo quella del ritorno, le conseguenze si pagano. Uniche note positive: i ritorni in campo di Mertens e Ghoulam (tra i migliori).
Al Napoli è rimasto un unico obbiettivo, ossia il 4° posto Champions per salvare un'annata fin qui fallimentare e non ci saranno scusanti. Con Gattuso in panchina? Ormai è sulla graticola, ma ad oggi dovrà restare perché non ci sono traghettatori forse migliori di lui.
Settimana europea difficile, complessa e irrequieta per le squadre italiane.
Cadono Lazio e Atalanta all'andata degli Ottavi di Champions, mentre nel ritorno dei Sedicesimi di Europa League, vince la Roma, pareggia il Milan ed entrambe vanno agli Ottavi. Al Napoli non riesce la rimonta col Granada, vince ma non basta: è solo 2-1.
Nevrastenica: termine che appropria stanchezza, rabbia e sfiducia.
Andiamo con ordine.
La sfiducia, quella della Lazio che sbaglia l'approccio contro il carro armato Bayern Monaco, in un primo tempo disastroso soprattutto dagli "orrori" dei due centrali Musacchio (sostituito dopo 30 minuti) e Patric e i signori della Baviera sono gente che non perdonano, dopo i primi 45 minuti: 0-3 merito del solito Lewandoski, un ragazzino del 2003 (che in Italia cose del genere nemmeno l'ombra) dal nome Musiala e uno scatenato Sanè.
Crollo emotivo soprattutto della squadra di S. Inzaghi che ha provato a reagire nel secondo tempo, siglando il gol dell'1-4 con Correa, dopo che il gol dello 0-4 è causato da un'autorete pasticciata di Acerbi. Partita senza storia, forse sarebbe stato ugualmente così, ma almeno bisogna provarci, la Lazio nel primo nemmeno quello, è dispiace perché la squadra di Inzaghi sa di essere un osso duro per tante avversarie, ma forse per queste partite è ancora (tanto) immatura.
La rabbia, quella della Dea che si fa beffare a 5 minuti dalla fine da un Real Madrid senza 10 titolari. Nonostante il centrocampo era di tutto rispetto: Kroos, Casemiro e Modric; i Blancos sapevano di essere in difficoltà. L'Atalanta poteva giocarsela, ma dopo 18 minuti, l'arbitro Stieler dà un rosso assurdo e inesistente a Freuler che fa cambiare totalmente i piani a Gasperini, giocando una partita di difesa (rarissima cosa dalle parti di Zingonia). I bergamaschi sono stoici, il Real attacca a testa bassa, ma la decide il loro migliore in campo: Florian Mendy. Il terzino francese dove aver causato l'espulsione dello svizzero, regala la vittoria a Zidane con un tiro a giro da fuori area. È 0-1. A Madrid sarà dura, ma la Dea avrà il piacere di provarci, con il gusto di non esser riuscita a giocare al meglio delle sue possibilità in questi "primi" 90 minuti.
Il termine nevrastenica va dritto sull'attuale situazione del Milan.
Nel ritorno dei Sedicesimi di Europa League, i rossoneri pareggiano 1-1 a San Siro contro la Stella Rossa. In virtù dei due gol segnati a Belgrado 7 giorni fa, volano agli Ottavi.
Ma non è più il Milan di un mese fa.
La squadra di Pioli è stanca, disorientata e il periodo negativo di questi 20 giorni pare aver riportato sfiducia a Milanello.
Il Milan deve ringraziare tre uomini: Kessie che sigla il rigore all'8' minuto e da una prova di sostanza, Donnarumma autore di una parata mostruosa al 67' su Ben Nabouhane (autore tra l'altro del gol dell'1-1) e Tomori che dimostra di avere personalità e temperamento, in difesa è stato il migliore.
Il Milan ha sofferto molto la tenacia della squadra serba allenata da un mai domo Stankovic che seppur la sua Stella Rossa non mostra tanta qualità ma ha mostrato organizzazione e carattere, anche in 10 uomini è riuscita a mettere pressione ai rossoneri.
Il momento del Milan passa dal calo fisico dei suoi uomini chiave, gli stessi di La Spezia e gli stessi del Derby: Romagnoli, Calhanoglu, Calabria, Hernandez e Rebic.
Anche Ibrahimovic è apparso sottotono. Intanto si va agli Ottavi ed è un ottimo risultato e domenica si va a Roma per un puro scontro diretto Champions.
Ma è proprio Ibra che adesso deve riprendersi il Milan alle spalle e deve tornare trascinatore. Sanremo a parte, il Milan e Pioli hanno bisogno di lui.
E oltre il Milan, anche la Roma vola agli Ottavi di Europa League, regolando per 3-1 il Braga.
I giallorossi già forti del 2-0 dell'andata, non hanno avuto problemi a sistemare la pratica. Fonseca sceglie di nuovo Dzeko, e in un rewind di 7 giorni fa, il bosniaco porta in vantaggio la Roma al 24'. Qualificazione chiusa, la squadra giallorossa amministra, mentre i portoghesi giocano con un atteggiamento remissivo e nel secondo tempo la Roma segna con Carles Perez e Borja Mayoral (nel mezzo un'autorete di Cristante). I giallorossi vanno con ampio merito agli Ottavi. La squadra di Fonseca nel settore europeo ha acquisito consapevolezza e maturità e domenica contro il Milan servirà una prova "europea".
Niente da fare invece per il Napoli di cui non riesce l'impresa della rimonta contro il Granada. Gli azzurri vincono solo 2-1 e sono fuori dall'Europa League.
Eppure il Napoli era partito fortissimo, dopo 2 minuti va in vantaggio con un gran bel gol di Zielinski, che emette conferma che nel ruolo di trequartista dà il meglio di sé. Il Napoli gioca in modo arrembante ma confusionario e come al solito sbanda in fase difensiva dove subisce al minuto 25 il pareggio-qualificazione ai danni di Montoro.
Il Napoli di Gattuso gioca più di nervi e rabbia che di qualità, sbagliando anche troppo negli ultimi passaggi. Nel secondo tempo si gioca ad una metà campo, quella del Granada. Il gol di Ruiz al 59' ridà le speranze azzurre, ma attaccano sempre in modo caotico, poco lucido e impreciso. Non è bastato. Il Napoli saluta l'Europa, con merito, perché se in due gare da 180 minuti, giochi solo quella del ritorno, le conseguenze si pagano. Uniche note positive: i ritorni in campo di Mertens e Ghoulam (tra i migliori).
Al Napoli è rimasto un unico obbiettivo, ossia il 4° posto Champions per salvare un'annata fin qui fallimentare e non ci saranno scusanti. Con Gattuso in panchina? Ormai è sulla graticola, ma ad oggi dovrà restare perché non ci sono traghettatori forse migliori di lui
Settimana europea difficile, complessa e irrequieta per le squadre italiane.
Cadono Lazio e Atalanta all'andata degli Ottavi di Champions, mentre nel ritorno dei Sedicesimi di Europa League, vince la Roma, pareggia il Milan ed entrambe vanno agli Ottavi. Al Napoli non riesce la rimonta col Granada, vince ma non basta: è solo 2-1.
Nevrastenica: termine che appropria stanchezza, rabbia e sfiducia.
Andiamo con ordine.
La sfiducia, quella della Lazio che sbaglia l'approccio contro il carro armato Bayern Monaco, in un primo tempo disastroso soprattutto dagli "orrori" dei due centrali Musacchio (sostituito dopo 30 minuti) e Patric e i signori della Baviera sono gente che non perdonano, dopo i primi 45 minuti: 0-3 merito del solito Lewandoski, un ragazzino del 2003 (che in Italia cose del genere nemmeno l'ombra) dal nome Musiala e uno scatenato Sanè.
Crollo emotivo soprattutto della squadra di S. Inzaghi che ha provato a reagire nel secondo tempo, siglando il gol dell'1-4 con Correa, dopo che il gol dello 0-4 è causato da un'autorete pasticciata di Acerbi. Partita senza storia, forse sarebbe stato ugualmente così, ma almeno bisogna provarci, la Lazio nel primo nemmeno quello, è dispiace perché la squadra di Inzaghi sa di essere un osso duro per tante avversarie, ma forse per queste partite è ancora (tanto) immatura.
La rabbia, quella della Dea che si fa beffare a 5 minuti dalla fine da un Real Madrid senza 10 titolari. Nonostante il centrocampo era di tutto rispetto: Kroos, Casemiro e Modric; i Blancos sapevano di essere in difficoltà. L'Atalanta poteva giocarsela, ma dopo 18 minuti, l'arbitro Stieler dà un rosso assurdo e inesistente a Freuler che fa cambiare totalmente i piani a Gasperini, giocando una partita di difesa (rarissima cosa dalle parti di Zingonia). I bergamaschi sono stoici, il Real attacca a testa bassa, ma la decide il loro migliore in campo: Florian Mendy. Il terzino francese dove aver causato l'espulsione dello svizzero, regala la vittoria a Zidane con un tiro a giro da fuori area. È 0-1. A Madrid sarà dura, ma la Dea avrà il piacere di provarci, con il gusto di non esser riuscita a giocare al meglio delle sue possibilità in questi "primi" 90 minuti.
Il termine nevrastenica va dritto sull'attuale situazione del Milan.
Nel ritorno dei Sedicesimi di Europa League, i rossoneri pareggiano 1-1 a San Siro contro la Stella Rossa. In virtù dei due gol segnati a Belgrado 7 giorni fa, volano agli Ottavi.
Ma non è più il Milan di un mese fa.
La squadra di Pioli è stanca, disorientata e il periodo negativo di questi 20 giorni pare aver riportato sfiducia a Milanello.
Il Milan deve ringraziare tre uomini: Kessie che sigla il rigore all'8' minuto e da una prova di sostanza, Donnarumma autore di una parata mostruosa al 67' su Ben Nabouhane (autore tra l'altro del gol dell'1-1) e Tomori che dimostra di avere personalità e temperamento, in difesa è stato il migliore.
Il Milan ha sofferto molto la tenacia della squadra serba allenata da un mai domo Stankovic che seppur la sua Stella Rossa non mostra tanta qualità ma ha mostrato organizzazione e carattere, anche in 10 uomini è riuscita a mettere pressione ai rossoneri.
Il momento del Milan passa dal calo fisico dei suoi uomini chiave, gli stessi di La Spezia e gli stessi del Derby: Romagnoli, Calhanoglu, Calabria, Hernandez e Rebic.
Anche Ibrahimovic è apparso sottotono. Intanto si va agli Ottavi ed è un ottimo risultato e domenica si va a Roma per un puro scontro diretto Champions.
Ma è proprio Ibra che adesso deve riprendersi il Milan alle spalle e deve tornare trascinatore. Sanremo a parte, il Milan e Pioli hanno bisogno di lui.
E oltre il Milan, anche la Roma vola agli Ottavi di Europa League, regolando per 3-1 il Braga.
I giallorossi già forti del 2-0 dell'andata, non hanno avuto problemi a sistemare la pratica. Fonseca sceglie di nuovo Dzeko, e in un rewind di 7 giorni fa, il bosniaco porta in vantaggio la Roma al 24'. Qualificazione chiusa, la squadra giallorossa amministra, mentre i portoghesi giocano con un atteggiamento remissivo e nel secondo tempo la Roma segna con Carles Perez e Borja Mayoral (nel mezzo un'autorete di Cristante). I giallorossi vanno con ampio merito agli Ottavi. La squadra di Fonseca nel settore europeo ha acquisito consapevolezza e maturità e domenica contro il Milan servirà una prova "europea".
Niente da fare invece per il Napoli di cui non riesce l'impresa della rimonta contro il Granada. Gli azzurri vincono solo 2-1 e sono fuori dall'Europa League.
Eppure il Napoli era partito fortissimo, dopo 2 minuti va in vantaggio con un gran bel gol di Zielinski, che emette conferma che nel ruolo di trequartista dà il meglio di sé. Il Napoli gioca in modo arrembante ma confusionario e come al solito sbanda in fase difensiva dove subisce al minuto 25 il pareggio-qualificazione ai danni di Montoro.
Il Napoli di Gattuso gioca più di nervi e rabbia che di qualità, sbagliando anche troppo negli ultimi passaggi. Nel secondo tempo si gioca ad una metà campo, quella del Granada. Il gol di Ruiz al 59' ridà le speranze azzurre, ma attaccano sempre in modo caotico, poco lucido e impreciso. Non è bastato. Il Napoli saluta l'Europa, con merito, perché se in due gare da 180 minuti, giochi solo quella del ritorno, le conseguenze si pagano. Uniche note positive: i ritorni in campo di Mertens e Ghoulam (tra i migliori).
Al Napoli è rimasto un unico obbiettivo, ossia il 4° posto Champions per salvare un'annata fin qui fallimentare e non ci saranno scusanti. Con Gattuso in panchina? Ormai è sulla graticola, ma ad oggi dovrà restare perché non ci sono traghettatori forse migliori di