Psicologi, sociologi, massmediologi e potere

Psicologi, sociologi, massmediologi e potere
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Nell'articolo 3 del codice deontologico degli psicologi si trova scritto:

"Lo psicologo considera suo dovere accrescere le conoscenze sul comportamento umano ed utilizzarle per promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppo e della comunità. In ogni ambito professionale opera per migliorare la capacità delle persone di comprendere se stessi e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace. Lo psicologo è consapevole della responsabilità sociale derivante dal fatto che, nell’esercizio professionale, può intervenire significativamente nella vita degli altri; pertanto deve prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali, organizzativi, finanziari e politici, al fine di evitare l’uso non appropriato della sua influenza, e non utilizza indebitamente la fiducia e le eventuali situazioni di dipendenza dei committenti e degli utenti destinatari della sua prestazione professionale. Lo psicologo è responsabile dei propri atti professionali e delle loro prevedibili dirette conseguenze".



Nel codice deontologico dei sociologi per quanto riguarda le loro  responsabilità c'è scritto testualmente:

"- accettano la responsabilità di individuare aree e metodi di ricerca appropriati;

  • progettano la loro ricerca in modo da ridurre al minimo la possibilità che le loro scoperte siano ingannevoli;
  • forniscono un’esauriente discussione dei limiti dei loro dati e delle interpretazioni alternative;
  • cercano di stabilire aspettative definite nel condividere e nell’usare dati di ricerca con altre persone o agenzie;
  • evitano rapporti a due che possano limitare l’obiettività sul piano politico-economico;
  • sono attenti alle situazioni o pressioni personali, sociali, organizzative, economiche o politiche che possano condurre al cattivo uso della loro influenza;
  • riconoscono il loro obbligo di aiutare gli altri ad acquisire conoscenze ed abilità;
  • sono attenti a ridurre le pressioni istituzionali che possano distorcere i risultati delle ricerche sociologiche o impedire il loro uso non corretto".

Vi sembra che questi obblighi professionali siano rispettati oppure buona parte di questi professionisti ne fa carta straccia? Parliamoci chiaramente: quanti psicologi e sociologi lavorano nei mass media, ovvero per il potere? Quanti danno consulenza ai partiti? Recalcati è venuto di recente allo scoperto con la sua scuola di partito (il partito era il Pd). Alcuni lo fanno per il vil metallo (così si diceva quando c'era l'oro), i più iniziano lavorando per il potere per la pagnotta, altri lo fanno per il nobile fine di mettere al servizio delle istituzioni le loro conoscenze. Il fatto è che questo loro sapere viene sempre strumentalizzato al fine di indottrinare o inebetire il pubblico, quello che i potenti hanno sempre definito popolino o popolo bue. A volte mi chiedo se certe dinamiche psicologiche e sociologiche prodotte dai mass media siano casuali o intenzionali. La verità è che una ristretta cerchia di potenti e dei loro consulenti guida le masse o quantomeno fa di tutto per guidarle.  È chiaro che questo piccolo gruppo elitario non può prevedere tutto, spesso naviga a vista, però state pur tranquilli che studia ogni processo comunicativo e nessuna cosa viene lasciata al caso. Certamente gli studiosi che lavorano per i mass media minimizzano sempre la grande influenza che lo showbusiness ha sulla popolazione, dicono che le cose sono più complesse, che Pasolini aveva torto sull'omologazione,  che il pubblico non è facilmente influenzabile né malleabile, che le persone riescono sempre a esercitare un sufficiente senso critico; ma dietro queste affermazioni faziose si può intuire le loro intenzioni di manipolare mentalmente la popolazione in modo scientifico.  Come dice il poeta molese Vittorio Orlando: "Quando parlo con gli italiani mi sembra di parlare con dei televisori". Molte persone invece di andare a divertirsi e uscire nel loro tempo libero stanno tutto il tempo a guardare la televisione, che è diventata il divertimento stesso, anzi addirittura una dipendenza: non a caso la teledipendenza è menzionata nel Dsm. In tutta onestà penso di poter scrivere che per alcuni anni c'erano tutte le premesse per cui Internet fosse un mezzo rivoluzionario o almeno di ribellione al sistema, una cassa di risonanza della protesta sociale. In realtà il potere ha preso le contromisure e scongiurato il pericolo sia di aggregazione spontanea che di rivolta di Internet, limitando questi effetti benefici con la diffusione esponenziale della pornografia gratuita e la bolla di filtraggio. I sociologi e gli psicologi asserviti al potere anche se non sono chiaramente legalmente perseguibili (perché le leggi le fanno i politici e gli imprenditori per cui lavorano) sono eticamente riprovevoli.  I massmediologi hanno tutta la mia disapprovazione. Il potere sfrutta l'arrivismo e l'avidità di molti studiosi. Alcuni studiosi servono il potere per avere una cattedra, altri che hanno già la cattedra lo servono perché sono ricattabili e per arricchirsi ulteriormente. Per ricordare quanto sia influente nella vita sociale di un popolo la TV rende bene l'idea di una frase, attribuita a McLuhan, sul da farsi durante una rivolta in Angola, ovvero: "Riempite la nazione di televisori".  Quanti psicologi e sociologi hanno lavorato per la televisione ai fini di influenzare i telespettatori? Si pensi soltanto che il sociologo Freccero è stato per anni consulente di Fininvest e di Berlusconi. Si pensi al fatto che dietro il programma  Grande Fratello c'erano psicologi, che per assicurare l'audience sceglievano come concorrenti persone fragili, per l'appunto psicologicamente.  Quanti portaborse e consulenti tra psicologi e sociologi hanno i politici? È davvero il caso di dire che il più pulito ha la rogna. È un bel guazzabuglio. La stessa identica cosa vale anche per Internet. Anche i social network si avvalgono di studiosi delle scienze umane. I fondatori dei social network hanno tutti studiato nelle migliori università americane e guarda caso hanno fatto studi umanistici, hanno nel loro curriculum di studi seguito corsi di scienze umane e delle nozioni apprese se ne sono avvalsi per le loro creazioni.  Certe cose chi ha una cattedra non può dirle né scriverle accuratamente per paura di ritorsioni; dovete perciò accontentarvi di chi come me può solo intuirle grossolanamente. La psicologia è sempre più importante. Ma l'uso inappropriato e scorretto, oserei dire truffaldino, della psicologia viene sempre più nascosto, occultato. La questione è complessa e articolata. Da un lato non si possono  precludere agli psicologi e ai sociologi delle opportunità lavorative a priori. Dall'altro è anche vero che questi ultimi dovrebbero dimostrare onestà intellettuale nel loro lavoro. I mass media e il potere dovrebbero fare buon uso degli studiosi di scienze umane, delle loro conoscenze: dovrebbe essere istituito un osservatorio in tal senso, forse più di uno e molto probabilmente non basterebbero. Lo so bene come ragionano certi professionisti: in fondo se mi hanno dato questa opportunità lavorativa perché dire di no quando devo pagare il mutuo o mantenere i figli? Diciamocelo ancora onestamente: le scienze umane sono le cenerentole delle scienze, i loro rappresentanti si attaccano come non mai alla loro scientificità e hanno bisogno di qualsiasi riconoscimento/legittimazione da parte del potere. Le stesse facoltà universitarie hanno sempre bisogno di finanziamenti.  È il gatto che si morde la coda. Non c'è via di scampo. Gli studiosi sono influenzati dal potere, che li usa a suo piacimento per influenzare la popolazione. I supervisori degli psicologi fanno molta attenzione alle dinamiche controtransferali, ma non si pongono mai delle riserve morali sul lavoro dietro le quinte degli psicologi nei mass media oppure sugli interventi sempre i costoro come opinionisti televisivi, come articolisti su quotidiani e riviste.  Gli psicologi italiani fanno la voce grossa contro counselor e coach che non hanno un'adeguata formazione, ma alcuni di loro sono  i primi a travisare il senso della loro professione lavorando per il potere. Lo stesso impiego dei test per orientamento o a fini diagnostici,  a ben vedere, non è mai del tutto neutrale. Soprattutto gli psicologi del lavoro, che si dicono spesso tra l'incudine e il martello, in realtà propendono sempre non dalla parte dei lavoratori ma dalla parte dei committenti, ovvero degli imprenditori.  Ma tutta questa grande pianificazione del rincoglionimento globale può sfuggire di mano. Ci può sempre essere qualche cosa che non hanno ponderato o che hanno sottovalutato. Ci può sempre essere qualche variabile impazzita, qualche mina vagante o semplicemente qualcuno che trova il modo, il coraggio, la dignità di dire di no, anche se nella stragrande maggioranza dei casi non influirà in alcun modo e non verrà in alcun modo ricompensato. La verità è  che psicologi e sociologi dovrebbero curare i pazienti dagli effetti nocivi dei mass media ed essere delle sentinelle per una corretta comunicazione dei mass media. Gli studiosi dovrebbero anche curare gli uomini di potere dagli effetti tossici del potere e della ricchezza, dovrebbero essere a favore della popolazione, acculturarla e non ingannarla. Gli psicologi dovrebbero essere intenti in un processo di democratizzazione bottom-up e non essere cortigiani adibiti a un processo di persuasione occulta top-down, come di fatto avviene. La psicologia viene di fatto rappresentata e usata in modo distorto dai mass media. Ci rimettono così la disciplina, il suo ruolo sociale, il suo mandato sociale, le migliaia di professionisti onesti. Il vero fine della psicologia è aiutare umanamente gli altri. Un altro obiettivo è quello di aiutarli a raggiungere il loro benessere interiore. Ma talvolta è tutta teoria. Occorre mettere dei freni e dei paletti a tutto ciò, ovvero all'impiego di certi studiosi nei mass media,  almeno per limitare il danno sia alla popolazione che alla disciplina stessa, diminuendone la credibilità sociale. Ma forse è troppo tardi.

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