Avrei potuto intitolare questo articolo “I libri che passione”, oppure l’importanza della lettura” e così via, ma in qualsiasi modo lo avessi intitolato, sarebbe stato riduttivo nel cercare di spiegare l’importanza di questo strumento che possediamo e ci accompagna fin dalla più tenera età.
Da bambina aspettavo con ansia che i miei genitori mi leggessero la favola della buona notte e venivo letteralmente rapita non solo dalle parole che ascoltavo, ma anche dalle immagini che ne illustravano lo scritto e si trattava di principi azzurri. draghi, castelli incantati ed immaginifici.
Il testo scritto è il mezzo con cui gli autori comunicano il loro pensiero, il libro è la “voce” dello scrittore, la materializzazione di pensieri e riflessioni.
Ho avuto la possibilità di accedere a dei manoscritti antichi ed ogni volta con emozione ed un sentimento di sacralità perché hai la sensazione di dare ascolto e di fare tornare in vita antiche riflessioni, scoprendo che i sentimenti più profondi sono antichi ed attuali, non hanno tempo, anzi lo cavalcano imperterriti ed osservi l’antico inchiostro che ha segnato i fogli, mentre senti un odore dolciastro dato dalla carta e dalla pergamena. Quelli molto antichi ti trascinano in un mondo che fu fatto degli scriptorium, degli amanuensi, antichi monaci pazienti e colti trascrittori di una antica sapienza.
E ti immagini pensatori più vicini a noi come Kant, avvolto da sciarpe nelle rigide giornate invernali, il loro stato d’animo spesso tormentato perché non è semplice giungere ad una compiutezza espressiva di ciò che si agita dentro sé stessi e reclama una materializzazione fatta di parole. Lo stesso Tolstoi riscrisse, a mano si intende, il suo “Guerra e pace” ben sette volte.
Era un tempo in cui non ci si sentiva pressati da esso anzi spesso, come vissuto soggettivo, veniva come fermato per dare spazio alla riflessione. Ricordi recenti riguardano le mie frequentazioni ad un convento romano dove mi recavo per dare voce all’antico organo. Nel convento, oltre ad una lunga fila di libri sistemati in librerie antiche lungo corridoi luccicanti, c’è un vasto ambiente contiguo all’organo, stracolmo di libri accatastati in librerie improvvisate, libri che sono come abbandonati ed ospiti involontari di strati di polvere decennali.
I libri non sono oggetti di consumo materiale e nella loro materialità cartacea, parlano e chiedono ascolto ed alcuni di essi sono destinati a lasciare traccia dentro di sé. Entrando in una libreria capita più o meno spesso che un libro attiri l’attenzione con la sua copertina ed il suo titolo come se chiedesse di essere letto.
Mi viene spesso da dire che oggi i neonati che “precipitano” su questo pianeta, si presentino con un tablet fra le mani…è il mondo del digitale, dell’immateriale, del virtuale, distante anni luce dagli antichi amanuensi.
Il mondo digitale, virtuale ha delle potenzialità immense, è stato ed è una rivoluzione sempre in atto. Il problema è l’uso che se ne fa, per inciso penso a Platone che non era uno qualsiasi, che si era mostrato ostile alla scrittura sostenendo che essa avrebbe corrotto le menti, mentre senza la scrittura si sarebbe determinato nel corso dei millenni l’annientamento di un antico sapere, così il digitale è la scrittura moderna destinata a favorire le informazioni e la loro diffusione.
Ma in una civiltà che corre e che cavalca il tempo, vissuto come una saetta che sprofonda nel futuro, resta opportuna e necessaria la capacità di riflessione per non essere sommersi da un flusso di informazioni assorbite acriticamente.
Il tempo come vissuto psicologico, può tramutarsi in una sorta di mostro che impone ritmi veloci, incalzanti, dando l’illusione che il correre in quanto acquisizione di informazioni sia esaustiva, mentre resta fondamentale ieri come oggi, anche la capacità di stare fermi e talora di “fermare” il tempo per dare ascolto ai silenzi interiori, poiché le riflessioni più profonde, da sempre, richiedono la disponibilità all’ascolto di sé stessi, il sapere cogliere immagini ed intuizioni interiori che abitano gli spazi insondabili di dimensioni al di fuori di esso.