L’estate delle riforme.

L’estate delle riforme.
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E’ un’estate rovente per il Governo, infatti già dal mese di giugno si è partiti con i lavori per la riforma dell’ordinamento giuridico e processo civile. Tra pochi giorni sotto l’ombrellone vedremo prender vita il nuovo Fisco, dato che il parlamento sembra aver raggiunto un accordo sulla legge delega per la riforma fiscale.

L’argomento della riduzione della pressione fiscale dell’IRPEF (Imposta sui redditi su persone fisiche) sulle fasce di reddito medio-basse sembra mettere tutti d’accordo.

Si ipotizza uno spostamento di prelievo dalle imposte dirette (Irpef) a quelle indirette (Iva) passando cosi’ dalla imposta che colpisce i redditi di lavoro dipendente o pensioni alla tassazione sui consumi favorendo la crescita a parità di pressione fiscale.

Si rammenta che l’Iva non grava sulle esportazioni ma colpisce i beni ed i servizi importati in misura uguale rispetto a quelli prodotti sul territorio nazionale recuperando cosi una maggior competitività e crescita economica, tale da permettere una significante riduzione del prelievo Irpef nel range di reddito medio-basso.

Quello che è certo  è che presa in considerazione l’economia cosiddetta globalizzata , si stia valutando di tassare localmente i profitti delle multinazionali, intercettando le loro vendite /affari nei vari Paesi grazie anche all’adozione di strumenti  sempre piu’ sofisticati come  ad esempio l’utilizzo della fatturazione elettronica per tutte le imprese e professionisti cosi da risolvere definitivamente il problema dell’evasione fiscale.

E’ opinione condivisa abolire l’Irap (Imposta sui redditi delle attività produttive) che verrebbe assorbita con un’addizionale IRES/IRPEF,  rivedere l’aliquota dell’Iva ed introdurre  l’Iri (Imposta sul reddito di Impresa), su opzione per le imprese individuali e le società di persone in contabilità ordinaria.

Insomma sembrerebbe che ci sia la volontà e la voglia di semplificazione e trasparenza in materia tributaria, dando l’opportunità al contribuente di sapere quale percentuale del suo reddito prodotto debba versare al fisco senza adottare calcoli o formule complicate,  diversamente per la cosiddetta aliquota marginale che segue il modello tedesco, oppure ridurre da 5 a 3 il numero di aliquote relative agli scaglioni di reddito che sembrerebbe il metodo che il governo voglia adottare.

Bruno Carella

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