Il 31 dicembre 2019 l’Oms comunica la comparsa di alcune polmoniti anomale nella città di Wuhan, in Cina. Da quel momento in poi l’ascesa del virus Codiv-19 e contemporaneamente la discesa dell’intera umanità non si sarebbero arrestate nemmeno un momento. Tante sono state le misure di contenimento della pandemia adottate dai diversi governi a livello mondale, tra cui vari lockdown, dispositivi di protezione, distanziamento sociale, ecc.
La nostra vita è stata sconvolta, messa in pausa. Tutte le nostre abitudini sono state cambiate nell’arco di ore, attimi. In Italia già il 23 febbraio 2020 erano state individuate e isolate le prime zone focolaio nel meridione, il 5 marzo 2020 tutte le scuole e le università della penisola chiuse, inizialmente fino al 15 marzo 2020, poi fino a data da destinarsi. Un evento però più di tutti ha accumunato i destini di tutti gli italiani.
Il Tg straordinario del 9 marzo 2020 rimarrà impresso nelle nostre menti per sempre: conferenza stampa a Palazzo Chigi annunciano i giornalisti, forse nuove misure più drastiche seguiranno le decisioni precedenti, dicono. Intanto, il presidente Giuseppe Conte iniziava il suo discorso con una premessa predittiva: “Come governo siamo ben consapevoli di quanto sia difficile cambiare tutte le nostre abitudini, io stesso lo sto sperimentando”. Questa frase, all’inizio forse poco calcolata, sarebbe stata la perfetta descrizione di ciò che di lì a poco sarebbe accaduto. C’è stata una certa fatica iniziale, in cui nessuno di noi sapeva bene come comportarsi, era difficile andare a far la spesa e non poter abbracciare l’amica di sempre incontrata lì per caso, sembrava quasi che ci stessimo facendo un torto a vicenda, era difficile entrare in farmacia e non sapere dove dover metter i piedi per evitare di esser troppo vicini agli altri, era difficile anche solo toccare la spalla di uno sconosciuto, perché le cose erano poco chiare e allora non si sa mai che il virus si trasmetta anche così, per un semplice “colpo” di spalla.
Proprio noi, italiani, popolo “too much”, troppo chiassosi, troppo mangioni, troppo affettuosi, troppo esagerati, proprio quel “troppo” che ci rende veri e unici ci era stato tolto e noi ci sentivamo persi e soli al mondo. Col tempo ce ne siamo fatti una ragione e abbiamo imparato a modificare le nostre abitudini per sopravvivenza.
Abbiamo imparato che ora “ti voglio bene” è meglio dirlo con gli occhi e che un bacio e un abbraccio in meno sono un gesto d’affetto, ma, in fondo, tutti noi non vediamo l’ora di poterci ammucchiare nelle piazze per festeggiare liberamente, senza mascherina o distanziamento che ce lo impedisca, perché siamo italiani e nessuno manderà mai via la nostra voglia di amare.
V.C.