Non basterebbero centinaia di vite vissute per poterla comprendere o un’enciclopedia per poterla definire. Amata, sofferta, odiata troppo spesso non capita o buttata via per pigrizia o peggio per evitare ulteriori angosce. Mi riferisco a tutto ciò che ci accade e che non riusciamo ad accettare, situazioni talvolta complesse che sembrano piombarci addosso come un macigno senza un perché e dalle quali non è facile uscirne. Malattie, problemi sul lavoro, in famiglia chi più ne ha più ne metta, fanno parte dell’esistenza umana quasi fossero un “gioco” crudele che non ha mai fine.
A volte più si cercano delle soluzioni più la matassa si ingarbuglia e, non trovandole, lo sconforto aumenta fino a diventare insopportabile. Chi non si è mai posto queste domande “avrei dovuto fare o avrei dovuto dire”, il rimpianto a mio giudizio non è mai d’aiuto, ciò che è stato fatto è ormai passato e non si può tornare indietro. Se si passa l’esistenza a fare bilanci si è già “morti” è come se fosse già tutto finito, senza speranza e quel minimo di entusiasmo che una persona poteva avere è stato travolto, preso a calci dal rimorso e credetemi non c’è cosa peggiore.
Trovo che nella vita esista una sottile “ironia” nel senso tragico del termine ma talmente “sottile” che pochi riescono a percepire. Quando pensiamo di aver risolto un problema, ecco che se ne presenta un altro più o meno simile al precedente che “bussa” con forza fino a buttar giù la porta del nostro piccolo mondo nel quale ci eravamo rifugiati. Ecco che la battaglia ha inizio e per evitare che si trasformi in una guerra siamo costretti, giorno dopo giorno, a cercare delle vie d’uscita che siano meno dolorose possibili. Troppe volte si arriva sfiniti al traguardo senza avere la forza di tenere in mano la bandiera della vittoria tanto agognata e infine meritata. Tutto questo per chi e per cosa? Non ho mai né pensato né preteso che la vita fosse un paradiso ma la ripetizione continua di innumerevoli difficoltà mi provoca una certa angoscia che il tempo non attenua.
E' facile essere ottimisti quando va tutto bene ma non sono tutte “rose e fiori” e anch’essi sono destinati ad appassire. Nel corso degli anni mi sono resa conto di quanto sia importante avere un atteggiamento mentale positivo, costante e duraturo nel tempo se non altro perché aiuta a mantenere una prospettiva più costruttiva ed incoraggiante. Cercare di avere dei buoni pensieri migliora l’umore, la fiducia in noi stessi e ci aiuta ad affrontare meglio le difficoltà. Anche in questo caso ci vuole impegno da parte nostra, non si cambia dall’oggi al domani è un’attitudine mentale che va coltivata e richiede volontà e disciplina. Siamo dunque noi gli artefici del nostro destino oppure è già stato scritto tutto in precedenza? Se quest’ultima ipotesi fosse vera allora siamo degli attori con delle battute già scritte da recitare.
Il problema consiste nel fatto che l’attore sa cosa sta recitando perché ha studiato il personaggio che deve interpretare, la parte che gli è stata data e prima di salire sul set sa perfettamente cosa deve fare, ma il personaggio tutto questo non lo sa perché è come se fosse un’altra persona sganciata dall’attore. Non conosce la storia della sua vita e come si evolverà, esiste perché qualcun altro lo sta “interpretando”. Mi chiedo quale parte ci sia stata data e cosa sia possibile cambiare. Non ho risposte a queste domande. Se anche le nostre scelte rientrassero in un ipotetico copione allora quello che ci manca è la libertà di vivere un’esistenza da protagonisti, compiendo azioni che fossero realmente nostre.
Ciò potrebbe dare un senso ai nostri affanni e a non sentirci più “intrappolati” in qualcosa o “manipolati” da qualcuno più grande di noi che regge le “fila” delle nostre vite.
Michela Buono