La paura del bello.

La paura del bello.
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Molte volte nella vita ci si ritrova a doversi proteggere da ciò che di brutto ci succede o ci può accadere ma, molto più spesso di quanto crediamo, siamo costretti a difenderci dal bello.
Non avete capito male. Spesso noi umani, così come della felicità, abbiamo paura anche della bellezza. Ritrovarci a stretto contatto con una cosa per noi incredibilmente bella che sia un'opera d'arte, una piece teatrale, una canzone, o una persona, fa sì che in noi scatti un senso di autoprotezione atto a salvaguardare il nostro cuore e il nostro cervello da un'emozione troppo forte che potrebbero non reggere. Lo facciamo con il dolore, alcune volte rimuovendo il trauma o il ricordo di un evento doloroso e, ancora, con l'immaginazione quando arriva a toccare pensieri terribilmente astratti. A un certo punto dobbiamo fermarci; in pochi hanno la tempra di andare oltre senza impazzire. La sensazione è quella di quando ridi talmente tanto da scoppiare improvvisamente a piangere: ciò che è bello spesso sa essere insopportabile. Per fortuna però la bellezza, per quanto sia variegata e mai assoluta, è un bene collettivo e appartiene a tuttə, anche a chi non se ne cura.
"È bello qualcosa che, se fosse nostro, ci rallegrerebbe, ma che rimane tale anche se appartiene a qualcun altro", questo è ciò che dice Umberto Eco nella sua "Storia della bellezza" ( pubblicata in un meraviglioso grande volume da Bompiani per la collana "Bompiani Vintage", 2016). La bellezza è un bene comune e in quanto tale è quasi incontrollabile, alcune volte dimenticato o dato per scontato e altre, invece, portato alla ribalta per i più disparati motivi. Sono molte le riflessioni che scaturiscono dalla paura del bello. Ci basti pensare a quanto oggi siamo spaventatə dalla bellezza che ci viene propinata dai media sottoforma di modelli standard ai quali adattarsi fino, spesso, alla spersonalizzazione o addirittura alla morte o anche a quanto in questo momento i social si stiano proponendo come canale per proporre un'idea molto diversa e soggettiva di bellezza ( #bodypositivity).
Insomma, l'idea di fondo è che bellezza e bruttezza siano le due facce di una stessa medaglia, considerando quanto il limite tra le due sia sottile nonostante appaiano come due concetti completamente opposti. Sono davvero opposti o in una persona possono convivere sia bellezza che bruttezza? Siamo davvero, ognuno di noi, un Tutto nel quale il tutto è compreso? Siamo quindi esseri "perfetti", nel senso filosofico del termine? A voi le riflessioni.

*Se volete potete inviare riflessioni o pensieri in risposta o, ancora meglio, altri spunti critici al seguente indirizzo email noemi.stabile92@libero.it così da permettere la circolazione delle idee.*

Immagine: John Singer Sargent, Lady Agnew of Lochnaw (1892).

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