La langue de Stanley dans le vinaigre, di Alain Ulysse Tremblay

La langue de Stanley dans le vinaigre, di Alain Ulysse Tremblay
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La langue de Stanley dans le vinaigre, di Alain Ulysse Tremblay, è un romanzo ambientato nei quartieri poveri di Montreal.

Si contraddistingue per crudezza e disillusione e narra la vita di un lavoratore di strada, elemento di cerniera tra il dipartimento comunale della salute e le zone più difficili del conglomerato urbano.

Il protagonista soccorre quotidianamente gli invisibili, gli emarginati, i reietti e tutti coloro che gridano aiuto in un silenzio assordante d'indifferenza condivisa.

La sua è un’esistenza dura, raccontata volutamente dentro ai confini di un'alienazione vissuta come regola.

Viene ostracizzato sia dalle forze dell’ordine, che non vedono di buon occhio la sua attività di controllo e prevenzione e considerano il suo intervento, spesso, ai limiti dell'invasione di campo, sia dalla stessa criminalità organizzata, sempre in allerta e in continua osservazione di un personaggio che passa tutto il suo tempo vicino alle zone di spaccio o nei pressi dei punti di ritrovo della prostituzione cittadina.

Per amica e collega di lavoro, Jenny, l’unica in grado di comprenderlo sino in fondo grazie alla frequentazione dei medesimi ambienti.

Tutto a un tratto, inspiegabilmente, i due scompaiono e, contemporaneamente, viene ritrovato un cadavere.

Si tratta di Stanley Cockburn, uomo degli Hells Angels, forza criminale in costante espansione, soprattutto nella zona di Hochelaga-Maisonneuve, principale luogo d'azione dei due protagonisti e teatro di tutte le vicende.

Poi si scopre che i due travailleurs de rue avevano avuto a che fare con lo stesso balordo in differenti circostanze che finiscono per insospettire gli inquirenti.

Da qui parte l'indagine volta sia al ritrovamento degli operatori che a svelare tutti i retroscena della vicenda, oramai avvolta da una nebbia di mistero che pare inverosimile.

Il libro offre un bellissimo spaccato della vita dei quartieri più difficili di Montreal e dell’opera instancabile di questi lavoratori del sociale che agiscono con estremo impegno e senza sosta, malgrado tutte le difficoltà, per distribuire siringhe nuove e preservativi ai tossicodipendenti e alle prostitute.

Non c’è speranza in questo romanzo, non c’è illusione.

Quello che si respira tra le pagine è un profondo senso di solitudine e di angoscia.

Il ritmo narrativo è lento, costante, impastato, nella sua semplicità, così come il modo di sentire la strada del protagonista, e non ci sono svolte particolari.

Il continuo contrasto tra ricchezza e povertà, tra una vita normale e una fuori dalle righe, fanno da sfondo a uno stile narrativo sensibile e unico, pur nella triste parabola discendente della storia, e a un epilogo pregno di particolari e un po’ cruento ma decisamente inatteso.

Giorgio Monticolo

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