La cultura africana

La cultura africana
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In pochi si rendono conto di quanto sia fondamentale, a livello scolastico, lavorativo ma anche sociale, la figura del mediatore culturale. Quest'ultimo è possibile definirlo come un individuo il quale ha il ruolo di mediare, per l'appunto, tra varie culture, permettendo uno scambio diretto e sincero tra i partecipanti di una conversazione o di un approccio conoscitivo. Non solo, entrare a far parte di un mondo sociale diverso da quello di nascita, può spesso causare incomprensioni tra i diversi partecipanti al contesto. Un esempio concreto è dato dalla difficoltà che alcuni bambini, trasferitosi da altre nazioni, hanno di inserirsi in una classe di alunni della stessa età ma con radici culturali molto diverse. Ciò può infatti causare uno scompenso educativo che si distanza dalla semplice difficoltà legata al linguaggio. Il lavoro del mediatore può essere considerato scontato o di poca importanza ma non è così. La storia ci dimostra il contrario se pensiamo ad esempio al grande potere esercitato sui popoli dall'impero romano. Il loro segreto era infatti uno:il rispetto delle varie ideologie locali, senza pretendere ai popoli di modificare il loro pensiero o il loro credo, rimanendo fedeli a sé stessi. Solo così facendo l'impero ha avuto un saldo e duraturo potere.

Tutto questo sta ad evidenziare il fatto che è molto importante considerare l'altra persona come un individuo dotato di un pensiero nato in una determinata società e perciò soggetto ad interpretazioni del mondo proprie e soggettive.

Ora, vorrei focalizzarmi in particolar modo sulla cultura africana.

Sul sito di Amref Health Africa, organizzazione che offre supporto alle popolazioni africane, troviamo vari spunti interessanti. Mi ha colpito in particolar modo ciò che viene detto a proposito di come può essere vista l'Africa attraverso i social, la TV o i giornali; ricerca svolta dall'organizzazione in collaborazione con l'osservatorio di Pavia. Rispetto al 2019, ci sono state circa il - 55% di notizie di cui il 51% si occupa dell'Africa in Italia e il 34% hanno come tema il terrorismo o la guerra. Vi è, perciò, ogni 58 ore, un solo riferimento al continente africano. Nei post, su un campione di 8mila analizzati, il 28% riguarda la Libia. In TV solo 2 produzioni su 30 presentano una totale immersione culturale.

Nei giovani è stato visto, attraverso una simpatica intervista realizzata insieme ai ragazzi nelle scuole, come essi vedano l'africa. Alla domanda su cosa provassero quando sentivano nominare "Africa" , quest' ultimi rispondono "caldo", "povertà", "scarsità di risorse", "deserto", "malattia", "tristezza" e riferiscono come le deduzioni vengano indotte da film o dalle reti di informazione. L'accento viene messo sulle pubblicità, in grado di far provare pena, verso queste realtà, inducendo alla donazione di soldi per l'aiuto.

Per quanto concerne il mio vissuto personale, posso dire che spesso gli africani vengano vissuti come intrusi, sporchi, inferiori, andando ad alimentare il razzismo e le discriminazioni.

Le persone sono però molto più complesse di così. Parlando con numerose donne, ad esempio, dell'usanza da noi europei spesso criticata di portare il velo, loro non ci raccontano di angoscia o timore, ma ci fanno capire come per loro questo gesto sia importante. Esso ha un significato profondo, raccontano, '' è espressione del nostro credo e dell'amore che proviamo verso i nostri uomini, i quali sono gli unici a cui concediamo l'onore di ammirare una parte così bella di noi come i capelli''. Gli africani, in generale, hanno a cuore le loro usanze e sono persone estremamente spirituali. La loro cultura è inoltre caratterizzata da una cucina tipica, dagli aromi forti e sono inoltre considerati un popolo festoso. La loro vitalità è pertanto caratterizzata da una moltitudine di usi e costumi che perciò non possono essere stigmatizzati entro categorie chiuse o prive di ampia visione, non possiamo perciò dire '' tanto sono tutti uguali'' poiché umanamente e culturalmente non è affatto così.

Storicamente parlando è anche scorretto valutare gli altri popoli come "completamente altro" da noi, siccome la culla dell' umanità è stata l'Africa. Citando lo studioso Guido Barbujani "gli africani siamo noi". Allontanarci dal nostro sguardo spesso etnocentrico è d'aiuto nella valutazione più corretta e oggettiva dell'"altro". Purtroppo un'altra ragione che può indurre al razzismo sono le migrazioni, valutate come un pericolo alla nostra realtà culturale. Riprendendo a ciò che abbiamo accennato prima si può invece ricalcare l'idea che l'uomo da sempre si sposta ed è solo grazie a questi che è nata l'umanità come la conosciamo oggi.

Allontaniamoci dagli stereotipi, valutiamo i bisogni altrui come importanti e non giudichiamo a priori. Solo dallo scambio e dall'aiuto reciproci ne traiamo davvero qualcosa.

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