IL VOTO AI SEDICENNI: PRO E CONTRO!

IL VOTO AI SEDICENNI: PRO E CONTRO!
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È entrata prepotentemente e nuovamente nel dibattito politico la proposta da parte del segretario del Pd Enrico Letta di estendere il diritto al voto a chi ha compiuto 16 anni. Una questione che nel corso degli anni è stata avanzata da forze partitiche di diverso orientamento politico, sollevando puntualmente argomentazioni a favore o contro a tale proposta. Cosa prevede il nostro ordinamento giuridico?


In Italia, dice la Costituzione, bisogna avere compiuto 18 anni per esprimere il proprio voto per la Camera, e 25 anni per il Senato. A seguito della conferma referendaria alla riduzione del numero dei parlamentari è stata poi presentata una proposta di legge di revisione costituzionale per consentire di eleggere i membri del Senato anche alle persone che hanno compiuto 18 anni al fine di rendere maggiormente omogenee le maggioranze all’interno delle Camere. Proposta la cui discussione per il momento sembra essersi bloccata.

La proposta, inoltre, sarebbe in linea con quanto attuato da alcuni Stati europei come Austria, Grecia e Malta che hanno abbassato il diritto al voto attivo e passivo a 18 anni.

Quali sono le argomentazioni contrarie alla proposta?


Una delle tesi principali è la convinzione che a quell’età i ragazzi non abbiano una sufficiente istruzione e non abbiano ancora una coscienza politica matura, divenendo facilmente influenzabili dalle opinioni e idee altrui, in primis da quelle dei genitori. Altri considerano il tema non di primaria importanza rispetto alla difficoltà per i giovani di accedere al mondo del lavoro a completamento degli studi scolastici o universitari.

Bisogna tener presente un’altra conseguenza, di non poco conto: concedere il voto ai sedicenni significherebbe anticipare la maggiore età, con conseguenze dirette sul piano penale, civile o amministrativo a meno che non si modifichi esclusivamente l’età necessaria per il voto e quindi la Costituzione.

Tuttavia, come afferma Mirabelli, ex-Presidente della Corte costituzionale, si verificherebbe una contraddizione in quanto <<ci potrebbe essere il rischio di una irragionevolezza per la maturità ordinaria per acquisire il potere di autodeterminarsi in qualsiasi altro settore>>. In altri termini per svolgere un atto giuridico come il voto, rilevante rispetto ad altri atti giuridici, basterebbe avere un’età inferiore rispetto a quella necessaria per esempio per sposarsi o guidare l’automobile. Sarebbe auspicabile, dunque, qualora si volesse procedere con tale riforma sarebbe auspicabile intervenire anche su alcuni articoli del Codice civile al fine di armonizzare l’intero sistema.

Quali sono le argomentazioni favorevoli alla proposta?

Sicuramente un fatto che rafforzerebbe la proposta di allargamento dell’elettorato a chi ha 16 anni è lo squilibrio demografico dell’Italia tra chi ha meno di 35 anni e chi ne ha più di 65.  La demografia determina la necessità di riequilibrare il problema del voto per i giovani, perché le decisioni di indirizzo del paese per lo più sono in mano a una generazione che ha meno futuro di quello che normalmente i giovani hanno. Sono i giovani a subire o a trarre beneficio dalle scelte politiche che vengono prese oggi, quindi andrebbe data loro la possibilità di votare: perché possano contribuire concretamente a decidere e per dare un maggior peso alle pressioni che possono esercitare sulla politica e sull’idea di futuro che proprio loro abiteranno più a lungo.

Inoltre, dal momento che negli ultimi anni molti giovani sono diventati più sensibili a certe tematiche e hanno ricominciato a manifestare per la tutela del clima, del lavoro, per il diritto allo studio e per una parità sostanziale tra uomini e donne, il voto potrebbe aiutare a rendere le persone più giovani partecipi alla vita politica del Paese; dare loro una maggiore opportunità di decisone.

Gli adolescenti maturano una propria visione del mondo attraverso i nuovi canali dell’informazione che spesso risultano essere più imparziali ed obiettivi nel dare notizie rispetto ai classici telegiornali a cui sono legati (per abitudine) i loro padri e nonni. Anzi, spesso gli strumenti culturali mancano soprattutto agli adulti. Forse parallelamente al dibattito sul diritto al voto ai sedicenni sarebbe necessario dare maggiore impulso all’educazione civica non soltanto nelle scuole (aumentandone le ore) ma anche nei programmi televisivi. Acquisire la conoscenza dei meccanismi che regolano lo Stato e i suoi rapporti con altri soggetti potrebbe rappresentare un patrimonio per il cittadino votante che entrerebbe nella cabina elettorale con maggiore consapevolezza dell’atto che sta per svolgere, indipendentemente dall’età.

Ferdinando Fabiano

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