L'Inter espugna il Tardini di Parma per 1-2 e vola a +6 sul Milan fermato in casa dall'Udinese.
Prima vera fuga per l'Inter che da decisamente una spallata importante al campionato.
Vittoria non facile quella dei nerazzurri contro un Parma tenace, ordinato ed orgoglioso. È bastato un buonissimo secondo tempo per portare a casa 3 punti importantissimi.
Sugli scudi un ritrovatissimo Alexis Sanchez. Il Nino Maravilla, segna una doppietta e sfoggia una prestazione maiuscola; bisogna dirlo, Antonio Conte dopo Eriksen e Perisic, ha recuperato almeno mentalmente anche il cileno che se continua di questo passo, diverrà una riserva di lusso. Benissimo ovviamente anche il solito Lukaku autore di due assist: la sua è stata una partita di sacrificio e altruismo.
Antonio da Lecce, ha il merito di aver creato una squadra perfetta nel suo dogma; senza mercato, senza ritocchi. Il Contismo: lavorare di testa e applicazione con gli uomini a disposizione con compattezza, solidità e cinismo. E nell'Inter scorre ormai il sangue del suo allenatore.
Conte e il suo Contismo scappano a +6 dal Milan. Sesta vittoria consecuvita in campionato, la strada è quella tracciata in un'unica retta via. Lunedì arriva l'Atalanta, in una partita chiave e decisiva per la consapevolezza nerazzurra, ma del resto lo possiamo dire: Ad oggi, lo scudetto, lo può perdere solo l'Inter.
Il Milan viene fermato da una buonissima Udinese a San Siro per 1-1 e fa un passo indietro deciso rispetto alla gara di Roma,
Una partitaccia quella dei rossoneri che non sono riusciti a scardinare l'egregia e ordinata fase difensiva dei friuliani. Alla squadra di Pioli è mancata soprattutto lucidità offensiva. Assenti Ibra (che è comunque rimasto in tribuna e non a Sanremo per star vicino alla squadra) e Calhanoglu, il Milan si affida a Rebic e Leao, ma entrambi deludono le aspettative; il croato non al meglio visto l'infortunio patito a Roma, mentre Leao continua ad essere un vero punto interrogativo di questa squadra. Il portoghese è discontinuo e saltuario, non è mai riuscito a fare il passo decisivo per diventare grande.
Il Milan crea pochissimo, l'Udinese ancor peggio ma nonostante ciò trova il vantaggio grazie ad una papera di Donnarumma sul colpo di testa di Rodrigo Becao (si, ancora lui) al minuto 68'. I rossoneri provano ad attaccare, ma lo fanno in modo caotico e informe. All'ultimo secondo, una follia (perché tale va chiamata) di Larsen che staccando in area la prende con la mano causando il calcio di rigore per il Milan (si, sono 16 in stagione, ma inutile farne un pianto, se i rigori ci stanno tutti) che il solito Kessie trasforma al 97'. Partita finita, amaro in bocca per entrambe, sia all'Udinese che ha la beffa di non aver fatto bottino pieno e sia per il Milan che si vede staccarsi di nuovo la vetta e deve nuovamente guardarsi alle spalle. Ora per il Milan arriverà un'altra settimana difficile: Verona, Manchester e Napoli. Pioli deve fare i conti con un diavolo sporadico, se si vuole continuare a guardare in alto, il Milan dev'essere quello di Roma.
Intanto i rossoneri ad ora dovranno tornare a guardarsi un pochino le spalle, in quanto dietro hanno vinto tutte.
La Juventus si sbarazza dello Spezia per 3-0, tutto nel secondo tempo, o meglio, tutto nell'ultima mezz'ora. E nel nome di Morata che al 60' entra e cambia la Juve. Lo spagnolo segna subito dopo un minuto dal suo ingresso e solleva i bianconeri da un nuovo guaio. Lo Spezia subisce il colpo e crolla tale che la Juve poi dilaga prima con Chiesa e poi con Ronaldo che raggiunge Pelè come miglior marcatore della storia a quota 767 reti, fissando il risultato sullo 3-0.
Che sia una boccata d'ossigeno per Pirlo, lo è sicuramente, ma ora viene il bello: Prima la Lazio e poi quella che sarà la partita più importante della stagione ossia il ritorno di Champions con il Porto. Diciamolo francamente, servirà tutt'altra Juve. Perché quella vista nei primi 60 minuti contro lo Spezia è stata una Juve brutta, imprecisa e confusa.
In queste due partite Pirlo si gioca la stagione, lo sa e spera soprattutto di recuperare uomini, ma prima deve recuperare la testa, perché oltre le gambe, ella fa sempre la differenza.
I bianconeri sono a 49 punti a vanno braccetto con l'Atalanta.
Una Dea straripante che demolisce il Crotone per 5-1. I Gaspa-boys sono in forma smagliante; quarta vittoria consecutiva in campionato e ben 12 gol segnati. Il merito passa soprattutto da due giocatori che stanno facendo la differenza: Muriel e Gosens.
Il colombiano ormai non è più una riserva, si è preso il posto fisso da titolare ed è salito a 14 gol in campionato, mentre il tedesco, benché sia un terzino offensivo è ormai diventato un cecchino infallibile con ben 8 reti in campionato, più di tanti centravanti di Serie A. E se Ilicic smettesse di fare la "nonna" e gioca a calcio, allora la bellezza è servita.
La Dea è al terzo posto (seppur alla pari della Juve che deve recuperare una gara) con merito, hanno ritrovato la giusta condizione e corrono tornando ad esprimere il suo calcio totale. Lunedì andrà a San Siro contro l'Inter per quel che sarà un vero test in ottica Real, ed io credo che se loro i ragazzi di Zingonia confermano tale forma, a Madrid faranno un figurone.
Non molla la Roma che vince in extremis a Firenze contro la Fiorentina per 1-2 e rialza la testa dopo la sconfitta subita contro il Milan domenica scorsa.
Ormai è un dato di fatto: i giallorossi contro le medio-piccole volano, sarà utile per la differenza, ma ciò non cambia che la Roma per diventare grande serve altro, anche se intanto sono lì a 2 punti dal quarto posto.
Si ferma nuovamente il Napoli che quest'anno il termine continuità è una parola sconosciuta.
Pareggia 3-3 in casa del Sassuolo al termine di una partita folle con errori folli. Il Sassuolo ha fatto la sua partita giocandosela con le sue armi e il suo palleggio. Del Napoli forse si può salvare la reazione dopo il 2-1 e l'esser riuscito a ribattarla sul 2-3 grazie a Lorenzo Insigne, migliore in campo indiscusso: corre, lotta, gli viene annullato un gol bellissimo, fa l'assist per il 2-2 di Di Lorenzo e trasforma il rigore del 2-3. Pensare che quel rigore sia arrivato al 91', si direbbe partita finita, e invece un errore di disimpegno di Bakayoko e un intervento scellerato di Manolas su Haraslin creano il rigore del 3-3 per i neroverdi trasformato da Ciccio Caputo al minuto 95.
Insigne sfoggia la sua rabbia nei cartelloni del Mapei, clima rovente negli spogliatoi, ma non ha torto, sono due punti buttati da polli; d'altronde il Napoli è una squadra che ama farsi del male da solo e fin quando hai in formazione titolare giocatori in scadenza come Maksimovic ed Hisaij, con Manolas che entra e crea solo danni. L'harakiri si espande.
Pensando al presente, il Napoli dopo il Bologna avrà il grande trittico (Milan, Juve, Roma) in 7 giorni, la Champions si allontana ulteriormente.. Ma non è del tutto perduto, basterà ripartire da quella reazione dopo il 2-1 emiliano e dalla voglia del suo capitano Lorenzo Insigne.