Il Pnrr e il "destino degli italiani"

Il Pnrr e il "destino degli italiani"
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Citando Alcide De Gasperi, Mario Draghi ha presentato al Parlamento  il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).  Una cifra,  248 miliardi di euro (tra finanziamenti europei a fondo perduto, prestiti e il Fondo complementare da 30,6 mld), che secondo le stime dovrebbe far crescere il Pil di 16 punti in sei anni. "A noi onore e onere di preparare l'Italia di domani" disse lo statista democristiano riferendosi alla ricostruzione post-bellica. E ad una ricostruzione si riferisce anche Draghi in quanto il Recovery non sarà solo un elenco di riforme da attuare, ma sono soprattutto in gioco "le vite degli italiani, il destino del Paese, la sua credibilità"

Auspicandosi che l'onestà, l'intelligenza e il gusto del futuro prevalgano sulla corruzione e sugli interessi, nel suo discorso il Presidente del Consiglio ha citato maggiormente i giovani, gli anziani e le donne sottolineando che nel Pnrr, c’è "la misura di quello che sarà il suo ruolo dell’Italia" nella comunità internazionale.

Il nucleo del Recovery Plan è il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che si compone di sei missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura (50,2 miliardi; rivoluzione verde e transazione ecologica (69,96 mld); infrastrutture per una mobilità sostenibile (31,46 mld); istruzione e ricerca (33,81 mld); inclusione e coesione (29,62 mld) e salute (20,22 mld).

In più, sono previste importanti riforme, i cui ambiti principali sono: riforma della pubblica amministrazione, che comprende al suo interno trasformazione, accesso e competenze; riforma del sistema della proprietà industriale; riforma della formazione obbligatoria per la scuola; riforma delle politiche attive del lavoro; riforma della medicina territoriale.

La regia sarà di Palazzo Chigi e MEF, con il coinvolgimento dei ministeri e degli enti locali, anche se Draghi assicura che il ruolo e il lavoro del Parlamento saranno cruciali per l'attuazione del piano di ripresa.

Certo è che l'inizio non è stato proprio dei migliori visti i tempi strettissimi tra la presentazione del Recovery plan alle Camere e l'invio dello stesso a Bruxelles, come ha evidenziato Fratelli d'Italia, l'unico partito d'opposizione. E il timore è che il Parlamento, già continuamente condizionato negli ultimi anni da un patologico uso dei decreti-legge e maxi-emendamenti da parte del Governo, possa svolgere un lavoro puramente notarile, proprio adesso che si parla di una nuova ripartenza, di una nuova Italia.

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