Il Cristo Deposto del Lazzaretto, è rientrato, con devozione dei golasecchesi, alla sua dimora nella Chiesetta nel bosco, dedicata ai Santi Simone e Giuda
La Popolazione gli ha dedicato celebrazioni, meditazioni, e processioni.
E’ stato anche esposto alla Mostra Tesori al Castello di Masnago.
Il restauro è stato curato da Laboratorio San Gregorio di Busto Arsizio, su indicazioni storica ed artistica di Federico Troletti, coadiuvati da alcuni componenti delle Associazioni golasecchesi, dal Centro di Studi Preistorici e Archeologici di Varese, e non per ultimi per importanza, dell’attuale Parroco di Golasecca.
Il Cristo del Lazzaretto, è stato scelto tra soggetti sacri, provenienti da diversi luoghi anche del Varesotto che, necessitavano di restauri a salvaguardia storica.
Al loro recupero hanno concorso importanti esperti di arte e restauratori.
Prima del restauro, la statua del Cristo si presentava in modo critico: un’ipotesi della causa, pare vada ricercata, alle varie movimentazioni nel corso dei secoli.
Evidenziava perdita di colore e mostrava in alcune parti, la sua componente di gesso e legno.
In corrispondenza della schiena e dei polpacci erano evidenti delle incavature, probabilmente per rendere agibili eventuali trasferimenti.
Dopo una attenta analisi degli esperti, la statua è stata riarmonizzata e riproposta in stile ottocentesco. La rifinitura è stata completata rivestendola totalmente di vernice protettiva trasparente.
La leggenda recita che una pergamena sia nascosta in un incavo della statua
Il Cristo, prende la denominazione del Lazzaretto, perché da secoli viene ritenuto miracooso per pandemie e siccità.
Proprio per il suo legame con le pandemie secolari, nel periodo più drammatico della prima ondata denominato covid è stato dislocato nella Chiesa Parrocchiale Santa Maria Assunta.
In questo periodo al Gesù’ del Lazzaretto, la comunità molto devota di Golasecca, aveva chiesto di intercedere con occhio benevolo per la loro protezione, di essere forti ed rassicurati nel loro credo, illuminati nella ricerca della via del bene, cercando l’unione fraterna fra loro nel superare questa prova pandemica.
La Chiesetta del bosco, purtroppo in anni precedenti, era stata anche vittima di atti vandalici: piccoli uomini inqualificabili e di poco spessore a livello spirituale ed umano.
Danneggiare una chiesa non merita commenti: piccoli e spregevoli uomini , senza nessun senso civico e senza nessun credo religioso di qualsiasi tipo.
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La statua risale a fine del sedicesimo secolo inizio del diciassettesimo.
Ed è dubbia l’origine dell’artista creatore: l’ipotesi verterebbe verso un intagliatore lombardo od anche piemontese.
La leggenda narra che la statua è stata trasportata da una barca in riva al Ticino e si è arenata proprio sotto la Chiesetta di San Pietro al Pescatore: la barca non si era mossa, come se il Cristo avesse deciso rimanere in quel luogo.
I barcaioli decisero di prendersene cura e fu collocata nella loro chiesa.
All’ epoca la chiesetta era la chiesa dei paroni del Ticino: edificata sopra la rapida della Miorina, prima rapida da affrontare nella discesa
E’ stata motivo di contesa con gli abitanti di Castelletto sopra Ticino e di Golasecca: Il Gesù’ del Lazzaretto era di entrambe le comunità.
I primi rivendicavano la proprietà e ne pretendevano la restituzione.
Golasecca e Castelletto s.t., per secoli hanno dominato la navigazione del fiume Ticino: ed erano unite dalla comune attività secolare: paroni/barcaioli. .
Fino a metà del 1700 le zone del Presualdo, la Melissa, compresa la costa lombarda, rimasero di dominio dei Castellettesi
Nel 1744, Castelletto perse il dominio della costa lombarda ed il Ticino divenne il confine dei due stati.
Rimasero zona franca fino al 1828, quando Presualdo è passato alla Parrocchia di Sesto Calende, la cascina Melissa ed il Lazzaretto, compresa la Chiesetta dei San Pietro e Giuda, alla Parrocchia di Golasecca.
Brevemente uno stralcio della storia di Golasecca che riproponeremo in altre occasioni.
La Civiltà di Golasecca è citata anche nelle principali enciclopedie, come la Treccani per i ritrovamenti nei secoli a.c., risulta come tra i più antichi Celti di Italia
Il nome Golasecca deriva dal celtico URSECA-
Si suppone che la sua popolazione sia stata composta maggiormente da guerrieri e artigiani professionisti.
La donna già aveva un ruolo molto importante nella società celtica, indipendente dalla famiglia, protagonista in ambiti diversi nella società, ed anche durante le guerre tra le prime linee, incitando i guerrieri.
Le Druidesse è quasi certo siano esistite.,
Golasecca già citata come cultura di Protogolasecca, dal dodicesimo al decimo a.c., è ricordata nell'epoca del bronzo come in quella del ferro.
Nonostante l’invasione dei Galli transalpini del 388 a.C. ha mantenuto una notevole continuità culturale
il commercio è stato facilitato dalla sua posizione geografica e quindi di facile transazione con greci e etruschi, ed anche con i Celti dell’Europa centrale
Il periodo Protourbano ha conferito a Golasecca un ruolo commerciale importante ed un primato culturale sul territorio circostante
Il commercio era improntato per olio e vino, oggetti di bronzo, ceramica, incenso e corallo, stagno ed ambra.
Oltre all'uso della scrittura, la cultura di Golasecca presentava anche caratteristiche delle prime società storiche evolute, come la conoscenza della ruota.
Nel 1824 l'Abate Giovan Battista Giani, al quale seguiranno progressive ricerche e studi di illustri paleontologi italiani ed europei, nelle sue ricerche ha ritrovato molte tombe con ceramiche ed oggetti metallici risalenti tra il 750 ed il 600 a.C.
Garibaldi, è partito da Castelletto Ticino Il 23 maggio 1859, ha attraversato il Ticino con i Cacciatori delle Alpi, sbarcando sulle rive di Golasecca ed alcuni suoi uomini hanno sbarcati sulla spiaggia Melissa.
Su queste rive del fiume è iniziata iniziò l'epopea risorgimentale.
Con l'attivazione nel 1865 della Stazione ferroviaria di Sesto Calende , di brevi tratti locali, Golasecca inizia a perdere di centralità.
Da internet è stato possibile trarre una preghiera scritta da Don Oliviero Bruscagin, Parroco in tempi ormai passati del paese .
Al Gesù del Lazzaretto
Parole e silenzi, preoccupazioni e speranze, lacrime e gioie, peccati e perdoni si confondono davanti a te, o Signore.
alla tua presenza inerme mi confidi il tuo amore di sempre, la tua misericordia senza limiti, il tuo ascolto operante, la tua morte vincente.
Mi inviti a vivere, rinnovato nello spirito, la certezza che, la tua sconfitta sulla croce, è Pasqua di resurrezione per tutti perchè finchè ci sarà un Corpo dato e un Sangue sparso, l’Uomo di ogni stagione potrà avere nel cuore la speranza di essere salvato. Amen .don Oliviero Bruscagin
Nel 2001 l'area archeologica è patrimonio archeologico dello stato italiano.
Gioia Logiri