Gianluca Chiera, con passioni poliedriche per Light designer, canto lirico, attore e regista.

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Gianluca Chiera, nasce 40 anni fa in una famiglia numerosa: i suoi i genitori originari di Cardinale, un piccolo borgo delle pre-Serre calabre, hanno dato alla luce sette figli di cui una morta ad appena sei mesi di vita.

E’ il settimo ed ultimo figlio. Entrambi i suoi nonni, sia paterni che materni, suonavano strumenti tradizionali, suo padre fisarmonicista autodidatta.

Tutta la sua famiglia, ci ha raccontato, possiede un senso musicale innato, anche se gli unici ad aver intrapreso gli studi musicali sono stati lui ed il fratello maggiore: sotto la sua guida ha avuto la fortuna di far parte di importanti collettivi musicali con l’avvio alla musica d’insieme in età infantile.

In realtà  suo  fratello è stato, per lui,  un tutore della sua  istruzione, delegato alla sua educazione e formazione: fu sua l’idea di iscriverlo  al conservatorio F. Torre Franca di Vibo Valentia all’età di 12 anni, nella classe di corno sotto l’egida del Maestro Marco Evangelisti

Come nasce la sua passione gli abbiamo chiesto

La passione per la musica, non ricordo precisamente quando nacque dentro di me, continuo a considerarla un parte di me  fin da quando mi sono accorto di esistere, mentre quella per il teatro è ​nata da quando ho avuto 13 anni e frequentavo le scuole medie: durante  ad un laboratorio annuale mi sono reso conto di essere completamente rapito da questa forma d’arte e da allora non ho mai smesso di ricercare studiare, sperimentare  ed analizzare.

Non ho mai saputo rinunciare a tutto ciò che mi piace, per cui mentre studiavo   in Accademia, tra un corso di teatro e l’altro, sono riuscito a ritagliarmi del tempo per studiare anche gli strumenti tradizionali che, a mio parere, a differenza degli strumenti “colti” non seguono nessuna metodologia accademica.

Tali strumenti, si possono apprendere solo frequentando assiduamente i musicisti   della tradizione: costruttori, pastori artigiani per un tramandamento delle nozioni tecniche di tipo orale: anche grazie all’utilizzo di tali strumenti, ho potuto fare durante  una ventennale esperienza concertistica, ottime esperienze, con oltre 500 concerti nel decennio dal 2006 al2016, sui palcoscenici e nelle piazze di tutto il mondo, come cantante e musicista.

In quali concerti si è esebito?

Tra le piazze più importanti ricordo di certo il Columbus Center di Toronto, con il quale collaboro da regista tuttora, , ci è stata conferita la menzione, durante la ricorrenza del Columbus Day da parte della Giuria Internazionale, sulla quinta strada a New York, al Premio Parodi di Cagliari.

Ed a tutti i più importanti festival di Musica Word d’Italia: un’attività lunga e farcita, durante la quale io studiavo canto in conservatorio con il Maestro Francesco Anile, spinto  anche dalla passione per la regia dell’opera lirica.

Ci parli un attimo del  corno francese, suo strumento, credo sia poco conosciuto rispetto ad altri

Il corno francese è uno strumento particolarissimo, con un ampio registro, quasi cinque ottave, ricco di armonici, con una interessante varietà timbrica.

Uno strumento scomodo ed insidioso sotto alcune ottiche: i suoi suoni, sono molto simili tra loro, quindi lo stesso suono può’ essere ottenuto con diverse impostazioni: questa caratteristica lo rende uno tra gli strumenti musicali più difficili.

Quello che mi piace di più del corno è la funzione armonica.

All’interno delle opere che ho avuto l’onore di eseguire, i corni costituiscono l’armonia cioè il “tappeto”:i colori. La costante sovrapposizione di suoni creano l’impianto armonico di un brano, ed in tale funzione o ruolo, diventa di fondamentale importanza l’intonazione.

E’ stata una fortuna per me essere già dalla giovane età di 12 anni, immerso nei colori vagneriani del Tannhauser,a confronto con il timbro squillante dello strumento nella quinta sinfonia di Beethoven, i Pini di Roma di O. Respighi... e tanti altri.

I Maestri che mi hanno ascoltato hanno tutti apprezzato il mio suono ed anche la tecnica.

Ero un adolescente a quei tempi,  quando stavo imparando uno strumento difficile, ma con la fortuna e grazie alle bande da giro, ho potuto suonare gli spartiti delle opere più importanti del repertorio classico lirico e sinfonico.

Grazie al corno ho avuto la possibilità di immergermi nell’Opera attraverso lo spartito: oggi mi torna veramente molto utile.

Se non fosse stato per la mia inesorabile tendenza di spaziare con la mente ed il pensiero, ogni qual volta un suono mi stimola accendendo l’immaginazione, motivo per il quale non mi permetteva di rimanere concentrato sulla mia parte, probabilmente ora lo suonerei ancora: anche pur essendo molto difficile sa regalare grandi suggestioni e soddisfazioni

Suonavo e studiavo tanto in quel periodo, tuttavia mentre studiavo in conservatorio, frequentavo gli ambienti teatrali all’interno dei quali ho seguito una lunga formazione laboratoriale, quanto meno all’inizio.

Poi con il passare del tempo ho approfondito sempre più l’argomento dell’interpretazione scenica e musicale

Lo studio del corno si è interrotto quando ho capito che, nonostante   quel fantastico strumento mi avesse introdotto in nel magico mondo della musica classica e mi aveva fatto conoscere eccellenti direttori d'orchestra come Pino Natale, George Egea, Mario Ciervo, Vincenzo Cammarano ed altri.

Tuttavia non mi apparteneva completamente.

Uno strumento musicale diventa parte integrante del proprio modo di essere, si instaura un rapporto ben preciso con lui, però la mia mente non riusciva più a concentrarsi con lui mentre suonavo: era molto più bello seguire gli scenari come miraggi che la stessa musica suggeriva alla mia immaginazione-

Comunque la definirei la mia attività musicale più assidua e costante.

Scelsi di studiare canto classico poiché rappresentava la porta d'ingresso a me più vicina all’opera lirica.

Mi sono laureato in conservatorio O. Respighi di Latina il 9 Ottobre 2017 sotto la guida esperta del Maestro You Sun Lee

Nel frattempo all’età di 20 anni mi sono iscritto all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro alla facoltà di scenografia.

I miei studi sono poi proseguiti privatamente nell’ambito della recitazione, seguendo delle masterclass di alta formazione con illustri nomi del panorama nazionale.

L’ultima nel 2020 a Napoli all’Accademia di Mimodramma di Michele Monetta e Lina Salvatore.

Progetti per il futuro??

Ora sono sposato da 11 anni la nostra famiglia è anche arricchita dalla presenza di un figlio di 8  anni, un cane, e non manca molta voglia di lavorare.

Collaboro con le più importanti realtà artistiche regionali come attore, musicista, regista, cantante, light designer, organizzatore di eventi e promozione artistica.

Ho avuto la fortuna di collaborare con Flavio Bucci, in Diario di un Pazzo di Gogol in tournee in tutta Italia, come tecnico audio e luci, con Pino Michienzi in Crucifige in qualità di attore, Temponuovo, Spazio Scenico, Teatro del Carro, Teatro P .

Sto sperimentando un metodo analitico interpretativo basato sull’educazione all’ascolto e molti progetti “musico-teatrali” gran parte dei quali sono già in essere.

L’attività che attualmente mi impegna e maggiormente  da due anni  è il Light designer, attività che ho fortemente voluto intraprendere dopo le mie due ultime regie di opera lirica, Aida e Carmen, al Taranto Opera Festival 2021, durante le quali ho dovuto lavorare sulle luci di scena per sopperire alle necessità di una location all’aperto non facile da gestire.

Tale esperienza mi ha spinto ad intraprendere un percorso di formazione sul campo on the road per approfondire il magico mondo delle luci di scena.

Considero questa fase fondamentale per la mia carriera da regista, in quanto penso che sia importantissimo conoscere ogni aspetto di questa attività,  che richiede ,oggi più che mai, un continuo aggiornamento sulle tecniche sui materiali e gli stili di rappresentazione: a mio parere, l’opera lirica  non può restare incastonata nei clichè tradizionali per rannicchiarsi sempre di più,   bisognerebbe farla   sbarcare nel nuovo millennio, associandola alle nuove metodologie di linguaggio e di comunicazione che stanno subendo una notevole spinta evoluzionistica.

L’umanità ha ancora bisogno della morale civile e della protesta sociale, come di tutti i valori custoditi all’ interno delle opere liriche: Una tale sublime forma d’arte è destinata a sopravvivere ​per essere trasmessa alle future generazioni che continueranno ad imparare molto da questa altissima forma d’arte.

Mi auguro di riuscire a diventare insegnante di arte scenica nei corsi di alta formazione artistico musicale, per ora coltivo i miei contatti con i quali mi auguro di poter mettere in scena opere importanti riadattate in chiave scenica per essere rese più fruibili al nuovo pubblico adolescenziale.

Continuo a collaborare con le associazioni teatrali più importanti del panorama regionale sulla messa in scena di opere teatrali classiche e moderne

. Spero di riuscire ad ottenere buoni risultati nella ricerca di un linguaggio artistico fresco e giovane, capace di parlare alle nuove generazioni:

Mi auguro di concludere il libro che ho iniziato, dedicato al metodo analitico interpretativo da me ideato sperimentale, per il quale  manca solo altro materiale empirico da inserire tra i risultati ottenuti dalla ricerca.

Insomma prevedo un futuro prossimo colmo di lavoro e ricerca.

Gioia Logiri

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