Freaks out, recensione degli improbabili supereroi di Gabriele Mainetti

Freaks out, recensione degli improbabili supereroi di Gabriele Mainetti
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Sei anni fa uscì nelle sale Lo Chiamavano Jeeg Robot, film d’azione “impegnato” di Gabriele Mainetti, che cercava di dare un po’ di svolta al cinema italiano esplorando un genere diverso dal solito.

Il 28 ottobre dopo ben due slittamenti (uno dovuto ad una post-produzione più intensa di quanto previsto, e una riguardante la pandemia che ormai sembra sia presente in tutte le uscite recenti), è arrivato nelle sale il secondo lungometraggio firmato Mainetti, dal titolo Freaks out.

La pellicola è ambientata in Italia, durante la Seconda Guerra Mondiale e i protagonisti sono questo gruppo di circensi molto particolare. Abbiamo Fulvio, interpretato dal sempre fantastico Claudio Santamaria, una specie di uomo-lupo: si tratta di un umano ricoperto totalmente da lunghi peli (esteticamente sembra un po’ Chewbecca della saga di Star Wars) e dotato di una super forza; Cencio che porta il viso del figlio d’arte Pietro Castellitto, un ragazzo albino con il potere di controllare gli insetti; Mario, interpretato da Giancarlo Martini, un piccolo ometto con poteri magnetici; infine Matilde interpretata dalla giovanissima quanto promettente Aurora Giovinazzo, una ragazzina con poteri elettrici. A guidarli abbiamo Israel , un’irriconoscibile Giorgio Tirabassi, si tratta un anziano ebreo dal cuore buono.

Purtroppo la tragedia della guerra investe anche il Circo Mezza Piotta e i nostri protagonisti, trovandosi improvvisamente senza la loro casa, si convincono ad andare in America a cercare fortuna. Per fare ciò Israel va a Roma, per cercare di rimediare dei documenti per tutti, necessari per il viaggio. I quattro freaks però lo seguono in città, non fidandosi del tutto dell’anziano, e qui scopriranno uno scenario diverso da quello che speravano. La città è infatti invasa dai nazisti e uno in particolare, il responsabile del circo tedesco Franz (Franz Rogowski), è in realtà sulle loro tracce per i loro poteri unici.

Il regista opera una fusione fra cinema italiano e cinema della cultura pop americana, creando un ibrido rischioso, ma che se dosato correttamente ha un risultato esplosivo. Ed è proprio ciò che succede con Freaks out.

Nonostante non si calchi troppo la mano sulla diversità dei personaggi durante il film, essa emerge costantemente. Tuttavia  il film si concentra soprattutto sul personaggio più "normale" (almeno nell'aspetto esteriore) del gruppo, ovvero Matilde. Ma anche se all’occhio appare come la più semplice, è in realtà la più straordinaria. Il suo potere non le permette di avere alcun tipo di contatto fisico perché rischia di fulminare chiunque la sfiori, così lei cerca di reprimere i suoi poteri. Ma è quando li lascia fluire che ne acquisisce davvero il controllo regalandoci una scena meravigliosa a metà fra la Fenice degli X-men e la Madre dei Draghi di Games of Thrones.

I personaggi vivono costantemente in bilico tra il fiabesco, grazie ai loro poteri straordinari, e il crudo realismo, perché questi poteri li rendono dei diversi costringendoli a vivere una vita da emarginati sociali.

Stesso dilemma dei protagonisti la vive il villain Franz. In lui c’è un desiderio di grandezza, unito a quello di far parte di qualcosa. Anche lui è un freak a suo modo. E, malgrado ci siano dei momenti in cui la sua storia porta ed empatizzare col suo personaggio, riesce comunque a rimanere un cattivo fino in fondo senza avere  nessuna evoluzione in positivo. La bravura di Rogowski sta proprio nel fare in modo che l'umanità di Franz non faccia mai passare in secondo piano la sua crudeltà, e soprattutto che non la giustifichi.

Quasi ironicamente, l’unico che si pensa non possa avere problemi in una situazione del genere sembra essere proprio Israel, che è ebreo, in un periodo in cui su tutte le “razze”, quella ebrea era tra le più discriminate. Il tema del razzismo aleggia costantemente nel film, anche se sul momento non ci si fa quasi caso, perché il contesto storico della Seconda Guerra Mondiale aiuta a demonizzare nemico nazista.

Anche la messa in scena dei personaggi secondari, come il Gobbo, interpretato da Max Mazzotta  e il resto del gruppo dei partigiani, è egregia: infatti essi sono rappresentati sia realisticamente, perché quasi tutti presentano qualche disabilità, sia con un pizzico di orgoglio perché entrano in scena come un gruppo di corsari vendicativi.

Infine bisogna dare un merito anche alle location scelte. La Roma che ci viene mostrata è veramente bellissima e, anche se all’interno del film siamo sempre a Roma, le scene dei boschi sono state girate nella Sila Calabrese che regala un’ambientazione veramente impareggiabile, sempre vista però con uno sguardo più tetro, a sottolineare la guerra che, nonostante la storia raccontata, è sempre presente.

Ma soprattutto, a farla da padrone sono le diverse ambientazioni circensi. A partire da quello dei protagonisti, ma anche e soprattutto lo Zirkus Berlin di Franz, un vero e proprio tempio per gli artisti. L’atmosfera giocosa e allegra della ribalta viene alternata alle scene macabre e strazianti che accadono al di fuori, creando un equilibrio parecchio disturbante.

Anche se in alcuni punti il film risulta abbastanza didascalico, Freaks out si rivela un grande film, molto italiano ma dal profondo respiro internazionale e Mainetti si conferma un esperto della resa dei supereroi improbabili.

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