Il Falso Movente di Massimo Messa in scena con la compagnia WIP TEATRO

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La compagnia amatoriale WIP TEATRO, acronimo di Work in Progress, Lavori in corso ha  presentato a Cassina de’ Pecchi, presso il Piccolo Teatro della Martesana, la commedia   Falso movente: romanzo noir, psicologico a tinte fosche tratto dal  libro scritto da Massimo Messa.

Il giallo si svolge nell’ambiente della Milanobene, l’omicidio di una donna: la dinamica sembra chiara, solo il movente è falso e le indagini del commissario lo chiariranno svelando un gioco di intrighi.

Un noir surreale, non per l’analisi delle motivazioni del delitto, ma perché spinge lo spettatore ad immergersi negli stati d'animo dei protagonisti.

Un percorso analitico   delle emozioni che traspaiano  dai personaggi di ogni individuo,   positivi e  negativi.

ll pubblico ha accolto la rappresentazione in modo entusiasta, ha commentato il regista, Francesco Pesola: alcuni presenti, hanno chiesto di portare in scena alcuni loro scritti!

Uno dei compiti particolarmente impegnativi è' stato inserire nuovi protagonisti nella commedia, perché nel romanzo sono stati solo citati: mi è piaciuto dare voce anche a ruoli marginali: gli attori sono stati bravissimi nelle lore interpretazioni.

Nelle rappresentazioni teatrali, come è noto, è molto importante la disponibilità dei componenti, conoscere le loro inclinazioni: siamo tutti come una famiglia ed in ogni famiglia possono esserci discussioni  che devono essere  risolte, ma l’importante che rimanga principalmente l’affetto.

Abbiamo chiesto a Massimo Messa, autore del libro, come  gli è nata l’ ispirazione a scrivere   questo romanzo :

Scrivere un romanzo giallo significa confrontarsi col male, osservarlo, studiarlo per poterlo comprendere e descrivere.

"I fratelli hanno ucciso i fratelli: questa orrenda novella vi do".

Chi è andato a scuola, in anni ormai lontani ricorderà, forse, di essersi imbattuto in questo versetto del I° Coro del Conte di Carmagnola che,  inizia col famoso S’ode a destra uno squillo di tromba:

poche parole per esprimere l’orrore della lotta fratricida, agghiacciante risposta a chi chiede chi sia il vincitore e chi il vinto:

nella lotta fratricida non ci sono vincitori né vinti.

Ci sono soltanto vittime.

Se è vero che la grandezza dei classici si misura dal loro restare attuali, questo frammento manzoniano è un grande classico:

lo sentiamo ripetere ogni giorno in TV, ogni giorno lo leggiamo sui quotidiani, in tutte le sue varianti:

i fratelli hanno ucciso i fratelli, i mariti hanno ucciso le mogli, le madri hanno ucciso i figli, i figli hanno ucciso i genitori: l’orrenda novella è cronaca quotidiana, materia d’indagini giudiziarie e televisive i cui confini diventano sempre più incerti.

Qualcuno spara, qualcuno muore, qualcun altro resta a chiedersi perché.

E la ricerca del perché scava dentro, quanto e più della pallottola.

I colori sbiadiscono, i contorni sfumano, e a poco a poco l’immagine non c’è più, al punto da chiedersi se ci sia davvero mai stata o si sia solo voluto credere che ci fosse.

Non ci sono vincitori né vinti. Ci sono soltanto vittime

Gioia Logiri

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